Con un omaggio alla canzone italiana, Giovanni Mirabassi e Sarah Lancman saranno in concerto il 26 ottobre alla Philharmonie du Luxembourg. Lui perugino, classe ‘70, è considerato uno dei pianisti più talentuosi della sua generazione. Lei, compositrice e interprete, ama e studia la lingua italiana. Con un repertorio che spazia da Bruno Martino a Lucio Battisti, passando per Lucio Dalla, l’Italia è protagonista
All’appuntamento lussemburghese sarai in coppia con la cantante parigina Sarah Lancman, con la quale già collabori da qualche anno. Come è nato questo sodalizio artistico?
Sarah l’ho incontrata per caso, grazie ad amici comuni. Lei è una musicista e interprete e aveva sentito parlare di me. Quando ci siamo conosciuti mi ha regalato il suo CD che ho trovato interessante. Poi abbiamo pensato di collaborare e Intermezzo è l’ultimo nostro lavoro. Insieme abbiamo anche un’etichetta discografica, la Jazz Eleven e ne abbiamo combinate di tutti i colori.
Intermezzo è composto da grandissimi classici della musica italiana. Come avete scelto il repertorio da interpretare e perché un progetto solo in italiano?
Intermezzo si chiama così perché è nato tra due progetti di Sarah, che ha studiato l’italiano ed è grande appassionata della nostra lingua. L’ho guidata nella selezione del repertorio e abbiamo scelto delle vere perle di musica italiana.
Questo vostro tour è iniziato nel leggendario scenario del Sunset Sunside di Parigi con un notevole successo. Come è stato riprendere l’attività dopo questi mesi di blocco totale degli eventi e come vedi il futuro per le attività concertistiche?
Apprezzo molto la passione del pubblico che è sempre “affama-to” di musica. Resto sempre molto impressionato dalla loro partecipazione. Oggi come oggi è abbastanza eroico andare ad un concerto: bisogna mettersi la mascherina, rispettare le distanze. Sembra un’ambiance da fin du monde. Ma nonostante questo il pubblico non si scoraggia e ci dà la voglia di dare il meglio! Per i musicisti questo periodo è veramente complicato, non si viaggia, si annullano concerti e intere turnè. Avevamo un’enorme turnè in aprile e in maggio in Asia, circa 50 date… ma è saltata. È vero che bisogna fare i conti con la realtà, ma nonostante tutto il pubblico ci viene a cercare e questo rappresenta una grande forza per tutti noi.
Hai recentemente inciso un lavoro dedicato alla eccezionale figura di Prokofiev, in quartetto insieme al sassofonista Stephane Spira. Che cosa apprezzi di più di questo lavoro?
Stéphane è un grande amico, uno dei primi musicisti che ho conosciuto quando sono arrivato a Parigi nel 1992, con il quale ho inciso Spirabassi. Ho suonato spesso con lui in Europa e pure a New York, dove si è trasferito per circa un decennio. Improkofiev, questo il titolo dell’album, è il Concerto per violino n. 1 di Sergei Prokofiev, completamente rivisto e reinterpretato. Le melodie di questo gigante della musica russa si prestano incredibilmente al jazz.
Paolo Travelli
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