Lui è davanti al pc. Lei, amorevole, si occupa del bambino e delle piante. La grafica della app di Immuni (per tracciare gli asintomatici), molto criticata e modificata nella sua versione grafica, con i ruoli invertiti, è l’ultimo tassello di una lunga storia di stereotipi. Ma che veste e peso hanno le donne nel contrasto al virus e nella ripartenza del Paese?
Giuseppe Conte ha sentito l’esigenza di integrare, solo in un secondo momento, i due comitati di esperti (quello tecnico-scientifico e quello socio-economico) con 11 donne in più: 5 nell’organismo guidato da Colao e 6 nel Comitato tecnico-scientifico coordinato da Borrelli, arrivate solo dopo un appello a firma di 16 senatrici e una richiesta al premier sottoscritta da varie personalità del mondo politico e culturale: #datecivoce “per la valorizzazione del talento femminile commisurato alla rappresentanza femminile di questo Paese”.
Se il Covid-19 e la crisi sanitaria che ne consegue colpiscono indipendentemente dal genere, in prima fila nella battaglia contro il virus ci sono in larga maggioranza donne. «L’impegno di infermiere, dottoresse, ricercatrici, farmaciste si è rivelato indispensabile in questi mesi per ridurre la sofferenza e per salvare vite umane, così come si sono rivelate determinanti per la tenuta sociale e per la vita quotidiana le insegnanti e le lavoratrici dei settori essenziali, dall’alimentare al commercio, all’informazione, ai servizi pubblici» commenta a PassaParola Magazine la sociologa Graziella Priulla. «Indispensabili – aggiunge – però non significa visibili. Competenti non significa apprezzate; ed essenziali alla vita non significa essenziali al potere. Perché potere, non cura, è la parola chiave. Se la Fase 3 significherà il ritorno alla cosiddetta normalità, la tragedia del Covid-19 non avrà insegnato niente».
Tra le “eredità” della pandemia, quella della conversione al telelavoro, un’opzione che per molte donne è diventata obbligata anche nella Fase 2, quando a rientrare al lavoro nel 72% dei casi sono stati gli uomini. Le donne sono rimaste in casa con i figli, essendo chiuse anche scuole, ludoteche e strutture per l’infanzia. «Lavoro agile? Forse agile deve essere la lavoratrice – sottolinea Priulla – nella quotidiana gimkana senza orari mentre cambia un pannolino o un pannolone, mentre imbocca un neonato o un genitore con l’Alzheimer, mentre ripete le tabelline con i bambini, mentre stira o taglia la verdura o lava i pavimenti».
Valentina Ersilia Matrascia
(sul numero di PassaParola Mag di luglio-agosto 2020 sono state pubblicate le interviste alle esperte: Paola Profeta e Rosa Maria Melillo, oltre quella a Lella Golfo, sempre a cura di Valentina Ersilia Matrascia)