Dodici i minori arrivati stamattina all’aeroporto Luxembourg-Findel. Asselborn ha mantenuto la promessa con la Grecia.
Non è affatto scontato che in questo periodo di pandemia globale uno dei Paesi fondatori dell’Unione europea, il Lussemburgo, accolga dodici richiedenti asilo di nazionalità afgana e siriana, con un’età compresa tra gli 11 e i 15 anni. Sono arrivati proprio stamattina (15 aprile, 2020, ndr) dalle isole greche di Lesbo, Samo e Chio, nel quadro di un ricollocamento effettuato in risposta alla richiesta di solidarietà espressa dalla Repubblica ellenica alla fine del 2019. E che Asselborn, il Ministro degli Affari esteri ed europei, dell’immigrazione e dell’asilo, quello della querelle con Salvini, quello di merde alors, non ha voluto lasciare cadere.
Non è affatto scontato soprattutto se ascoltiamo le notizie provenienti dalla nostra Penisola dove le Ong che operano nel Mediterraneo continuano a ricevere richieste d’aiuto provenienti da imbarcazioni alla deriva. Dove il governo Conte, per decreto interministeriale, continua a tenere porti chiusi e ad impedire sbarchi (A questo proposito si rimanda all’articolo Porti chiusi alle Ong, per questo bastava Salvini, di Alessandro Puglia pubblicato su Vita (il 9/4/2020).
http://www.vita.it/it/article/2020/04/09/porti-chiusi-alle-ong-per-questo-bastava-salvini/154946/
Non lo è affatto se consideriamo che, in queste ultime settimane, i ministri degli Affari esteri europei sono stati impegnati a discutere dell’emergenza covid-19 o di chiusure delle frontiere.
Non è affatto scontato, se pensiamo che il Lussemburgo, nell’immaginario collettivo, è sempre considerato un paradiso fiscale dove vivono solo i ricchi e gli evasori.
Non è affatto scontato perché sappiamo che proprio quì, nell’autunno del 2014, la celebre inchiesta giornalistica LuxLeaks rivelò uno dei più grandi scandali legati all’elusione fiscale. Sappiamo anche che Jean-Claude Juncker, il Primo ministro di allora – sotto il quale furono progettate strutture finanziarie complesse e accordi segreti per far risparmiare alle società coinvolte miliardi di tasse sui profitti – ha poi ricoperto, per 5 anni, il ruolo di Presidente della Commissione europea….
Sappiamo anche che, l’attuale governo presieduto da Xavier Bettel ha respinto con garbo, qualche mese fa, la proposta della Commissione di una tassa europea sui giganti digitali (Leggi: https://www.alternatives-economiques.fr/luxembourg-lharmonisation-fiscale-reste-un-tabou/00089313), come scrive Christoph Bumb, cofondatore di Reporter.lu su Alternatives Economique. Una mossa poco europeistica ma molto protezionistica visto che proprio nella Capitale del Lussemburgo hanno la sede Amazon e Paypal, tra gli altri.
Non è affatto scontato se anche la Commissione europea, 3 anni fa, ha chiesto al Granducato di recuperare l’aiuto fiscale concesso illegalmente ad Amazon. https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/it/IP_17_3701
Qualcuno potrebbe superficialmente affermare che è facile accogliere 12 minori per un Paese con il PIL tra i più alti del mondo.
Ma il Lussemburgo, anche in passato, ha accolto i profughi cileni negli Anni ‘70, i disperati della guerra della Ex-Yugoslavia negli Anni ’90. Circa 2200 siriani fin dai primi anni della catastrofe umanitaria. Ed è sempre pronto a fare gesti generosi.
Non è un mondo perfetto. Piú volte su questo sito abbiamo denunciato le espulsioni (dal Centre de rétention) organizzate durante il periodo estivo, quando l’attenzione delle associazioni impegnate per i diritti dei piú deboli si abbassa.
https://www.passaparola.info/2012/09/10/estate-lussemburgo-espulsioni/
Anche quì bisogna ricordare a certi politici che la solidarietà è fondamentale, come ha fatto il Clae qualche giorno fa, osservando che le persone in situazioni estremamente vulnerabili, come i cittadini stranieri alla fine dei loro diritti o i richiedenti di protezione internazionale cui è stata rifiutata la richiesta, rischiano di non avere o non avere più accesso al sistema sanitario.
https://www.clae.lu/la-solidarite-doit-primer/
Ma diciamocelo pure. In un momento storico in cui gli Stati dell’Europa non stanno viaggiando tutti sulla stessa onda nei confronti dei migranti, il gesto di Asselborn esprime la credibilità di uno Stato che è ricco non solo di denaro. Uno Stato che nonostante i suoi macroscopici errori è pronto ad aiutare e onorare gli impegni europei sul ricollocamento. Attraverso un Ministero che decide, con la Caritas e l’Ufficio nazionale per l’infanzia, di supportare i nuovi arrivati nelle loro procedure di vita quotidiana e durante tutta la procedura della loro richiesta di protezione internazionale.
Con un politico che non si sottrae a un impegno. Che agisce. Un politico che crede che il ricollocamento europeo sia un modo adatto per salvare 12 giovani vite. Un uomo che sa indicare ai “ragazzi” la loro strada verso il futuro.
Di questi tempi, non è affatto scontato.
(Paola Cairo)