Voglio cominciare il racconto di questa serata dalla fine. Il concerto si conclude con la cantante Angelique Kidjo, il direttore d’orchestra Gast Waltzing, il chitarrista David Laborier e il violinista Philippe Koch che si abbracciano felici.
In questo abbraccio sta tutto il significato di una serata straordinaria per molti motivi.
Da un lato per motivi musicali, con l’incontro tra Gast Waltzing, primo e unico musicista lussemburghese ad aver vinto un Grammy Award nel 2016 e Angelique Kidjo, cantante beninese dalla voce e dal carisma magnetici.
Dall’altro per il significato sociale e politico che l’incontro tra culture cosi distanti può in questo preciso momento nel quale il problema dei migranti africani è così sentito, darci speranza che il futuro del mondo continui ad andare verso l’integrazione e il multiculturalismo.
Parlando dell’aspetto tecnico e strettamente concertistico, la vera regina della serata è stata la cantante africana che ha, con il suo humour e la sua verve, letteralmente trascinato il pubblico della Philharmonie lungo l’arco di tutta la serata raggiungendo il culmine quando, invitando tutti a intonare con lei il ritornello del brano MAMA AFRICA, ha percorso tutta la sala cantando e tutto il pubblico si è alzato cantando a sua volta e battendo le mani.
Fin dall’inizio abbiamo ascoltato brani bellissimi come Malaika, Kelele, Bahia, una bellissima versione di Samba Pa Ti cantata nella lingua della Kidjo fino a Loloye. Molte di queste canzoni parlano di temi sociali come la libertà e l’uguaglianza e sono stati accompagnati dalla magistrale esecuzione della OPL, l’Orchestra della Philharmonie diretta da Waltzing.
Un trionfo totale per tutti.
Paolo Travelli