L’autrice Agata Tomšič e il regista Davide Sacco fondatori della Compagnia di teatro di ricerca ErosAntEros di Ravenna, saranno al Théâtre national du Luxembourg nei prossimi 27 e 29 aprile (ore 20) con lo spettacolo Vogliamo tutto! (in italiano con sottotitoli francesi), lavoro dedicato al Sessantotto e ai movimenti contemporanei, prodotto con TPE – Teatro Piemonte Europa e Polo del ’900 di Torino nel 2018.

 PassaParola li ha intervistati

 

(Foto: Andrea Macchia)
(Foto: Andrea Macchia)

 

Perché dobbiamo ricordare il Sessantotto?

Per poter farne un altro domani! Con il nostro spettacolo, non abbiamo infatti voluto compiere un’operazione meramente commemorativa, ma cercare di portare alla luce rotture e analogie tra gli anni ‘67-’68-’69 e il nostro presente, con la speranza che gli spettatori escano dallo spettacolo con il desiderio di cambiare il proprio futuro, come hanno fatto i giovani di tutto il Mondo  cinquant’anni fa.

Quali sono stati gli obiettivi principali raggiunti dai movimenti dei vari Paesi e quali quelli che mancano ancora per rendere la società migliore (più giusta e uguale?)

Noi abbiamo studiato in dettaglio principalmente il Sessantotto italiano. Possiamo dire che sono stati raggiunti diversi obiettivi, sopratutto civili e sociali, come la legge sull’aborto, la riduzione del tempo di lavoro, l’accesso all’università… Ma negli ultimi anni si sta vivendo in particolare in Italia una preoccupante regressione.

Il Ministro per la Famiglia dell’attuale governo (antiabortista e promotore del Family day) ha approvato un decreto che mette in forte pericolo la sicurezza delle donne e dei bambini. Con l’istituzionalizzazione del lavoro precario (grazie anche alla modifica dell’art. 18 della Costituzione italiana ad opera del precedente governo!) e il lavoro libero professionista in molti abbiamo di gran lunga superato le 40 ore settimanali per le quali migliaia di studenti e operai hanno lottato di fronte alle fabbriche di tutta Europa.

Per quel che riguarda l’Università, almeno in Italia, sta tornando a essere un lusso per i figli di quelle famiglie che si possono permettere di mantenere i propri figli anche dopo la maggiore età, continuando a formare una classe dirigente che è espressione di un solo strato delle società che non riesce a comprendere le difficoltà di chi non può avere accesso alle sue stesse facilità.

Per non parlare della repressione violentissima che è stata attuata in quegli anni dal governo italiano, delle stragi di Stato e gli “anni di piombo” che sono seguiti. Ci sembra che c’è molto ancora da dissotterrare a riguardo e ancor più da fare per mantenere le libertà acquisite e non lasciarci annebbiare dalle false informazioni con cui i nuovi media appannano la nostra memoria.

(Foto: Andrea Macchia)
(Foto: Andrea Macchia)

Come avete lavorato sul testo e sui dialoghi e quanto vi ha cambiato questo spettacolo?

Per comporre il testo e la drammaturgia dello spettacolo, abbiamo passato diversi mesi a studiare il periodo prima sui libri e poi incontrando chi lo ha vissuto in prima persona. Abbiamo intervistato i protagonisti del movimento studentesco di diverse città italiane di cinquant’anni fa e abbiamo posto le stesse domande ai giovani militanti attivi nei collettivi di oggi. Facendolo ci è parso di capire che anche se il mondo e la società in questo mezzo secolo sono cambiati moltissimo, i ragazzi attivi nelle lotte di oggi sono mossi da ideali simili e spesso dalla stessa passione. Cambiano il contesto, i mezzi… e oggi predomina un grande senso di solitudine e di impossibilità, ma non è affatto vero che tutti i giovani sono  ignoranti, disinteressati alla politica e alla propria esistenza sulla Terra.

Cicerone diceva: “La memoria è tesoro e custode di tutte le cose”; cosa ne pensate? In un’epoca che tende alla velocità e all’effimero il teatro può aiutare a rendere la società più consapevole?

Ne siamo completamente convinti, anzi, potremmo dire che la memoria e l’utilizzo della storia per prendere coscienza del presente e modificare il futuro, è il perno attorno al quale ruota il teatro di ErosAntEros. Nel nostro caso amiamo citare Walter Benjamin e i suoi scritti sul concetto di storia.

In particolare ci piace far nostro il concetto di citazione, che rappresentava per il filosofo tedesco un’opportunità per dare al passato oppresso nuova possibilità di realizzarsi… Potremmo dire che a modo nostro, soprattutto con Vogliamo tutto!, ma anche con il nostro spettacolo musicale sui poeti che hanno cantato la rivoluzione d’Ottobre (1917) e la lettura-concerto da un saggio politico di Bertolt Brecht del 1934 (Sulla difficoltà di dire la verità), abbiamo cercato di trasporlo al nostro linguaggio teatrale.

(Foto: Andrea Macchia)
(Foto: Andrea Macchia)

Come è nata la collaborazione con il TNL di Lussemburgo?

Al TNL siamo arrivati grazie alla chief dramaturg Ruth Heynen. L’abbiamo conosciuta ormai un paio d’anni fa in Italia e subito ci siamo trovati in sintonia. Abbiamo condiviso con lei i nostri progetti, lo spettacolo Vogliamo tutto! e il nuovo progetto CONFINI, ed è proprio con quest’ultimo che quest’inverno è iniziata la nostra collaborazione con il TNL. Siamo stati ospiti del teatro con una lunga residenza sotto la cura di Ruth, grazie alla quale abbiamo potuto lavorare a questo nuovo progetto con lei, con l’autore Ian De Toffoli e l’attore Marco Lorenzini. Una squadra fantastica con la quale continueremo presto a lavorare.

Per informazioni sullo spettacolo:

Vogliamo tutto! 27/04/2019, clicca QUI

 Vogliamo tutto! 29/04/2019 , clicca QUI

Biglietti: https://www.luxembourg-ticket.lu/en/8/eid,18557/vogliamo-tutto%21.html; per prenotare: 26 44 12 70 1

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Le due date lussemburghesi di Vogliamo tutto! sono inserite nel quadro di un fine settimana dedicato al Maggio del ’68 che prevede anche gli spettacoli di Claude Frisoni Les Heros sont fatigants e  Mais sois sans tweet  (al TOL) oltre ad un dibattito sui cambiamenti della società dopo il ’68. Qui tutte le info: 68

Paola Cairo

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