gioconda

Intervista integrale allo storico dell’arte Andrea Del Carria* pubblicata parzialmente sul numero di PassaParola Mag, aprile 2019. (A cura di Paola Cairo)

Perché Leonardo è stato importante per la sua epoca? Quanto il suo genio ha influenzato le epoche successive? Perchè è ancora importante ai nostri giorni?

L’importanza di Leonardo per la sua epoca è proporzionale alla sua importanza ai giorni nostri. Ha votato la sua vita allo studio, alla curiosità, al metodo scientifico, a tutte le sfaccettature del sapere. Leonardo era interessato all’uomo sotto ogni aspetto per questo ha riunito nella sua mente l’inclinazione scientifica al pensiero umanistico, un modo di operare difficilissimo da compiersi ancora oggi. Leonardo è stato definito “genio” però solo da noi moderni. Precedentemente egli si inseriva in determinati filoni di studio, stili e canoni artistici nei quali comunque eccelleva per risultati e impegno.

Come ingegnere si calò perfettamente nella “cultura delle macchine”, un modo di intendere l’ingegneria rinascimentale che tra i suoi precedenti si vanta di aver avuto Francesco di Giorgio Martini, il Taccola e persino Brunelleschi. Scientificamente l’interesse e la curiosità per il mondo naturale lo rese insuperabile nella foga con la quale conduceva i suoi studi: il volo, l’acqua, l’aria e la terra vennero scandagliati con attenzione giungendo a risultati che vennero poi messi in pratica e teorizzati dalle grandi menti dei secoli successivi, penso a Galileo ad esempio. L’operato artistico si commenta da solo, ma va messo in relazione sia con l’interesse scientifico, penso allo sfumato leonardiano, tecnica che rende perfettamente l’idea della profondità e della consistenza dell’aria, che con l’apprendistato nella bottega di Andrea Del Verrocchio, caposaldo del Rinascimento.

Per tutti questi motivi, l’immagine di Leonardo è ancora oggi impressa nei nostri occhi e le nostri menti lo innalzano al ruolo di “genio”, perché è riuscito efficacemente a riunire scienza e arte sotto lo stesso tetto, creando un connubio che oggi a noi sembra lontano nel tempo ma che in realtà è fondamentale per scandagliare tutta la realtà che ci circonda.

Tra le sue opere più celebri la Gioconda. Puoi raccontarci qualcosa su quest’opera?

Purtroppo poco sappiamo sulla Gioconda. A dire il vero poche notizie certe, ma tante sono le leggende che circondano il dipinto. Sicuramente è stato realizzato nel secondo periodo fiorentino, intorno al 1501 ed è il ritratto di Monna Lisa Gherardini, nobildonna moglie di Francesco del Giocondo, per questo è chiamata la Gioconda.

Sicuramente Leonardo nutrì una vera e propria ossessione per il dipinto, ma non perché decise di ritrarsi sotto forme muliebri o perché quella donna rappresentasse sua madre: Leonardo voleva raggiungere un alto grado di verosimiglianza dell’effigiato, riuscendo a carpirne l’anima. Per questo la Gioconda si staglia su di un paesaggio “ontologico”, ossia che rispecchia l’animo della donna: un fiume scorre pacificamente in mezzo ad una natura incontaminata e benevola illuminata da un sole caldo ma non asfissiante. L’interesse di Leonardo proseguì per oltre dieci anni. Giunto in Francia, il ritratto fu donato (o venduto, assieme ad altre opere) al re di Francia Francesco I e inserito nelle collezioni reali.

Per questo motivo si trova oggi al Louvre e la deve rimanere. Personalmente conoscono molte persone che ritengono sia stata rubata da Napoleone e che debba tornare in Italia. Persone anche molto eminenti e illustri. In realtà, noi storici dell’arte, siamo a conoscenza che quel ritratto così piccolo e così famoso debba restare in Francia. Fu Giuseppe Poggi, l’allora direttore degli Uffizi, a denunciare Vincenzo Peruggia, l’immigrato italiano che nel 1911 rubò la Gioconda in un furore “patriottico” convinto che la Gioconda dovesse stare agli Uffizi. Forse siamo accecati dalle leggende sul ritratto che nascono dalla letteratura per non renderci conto che in realtà abbiamo poche notizie certe sul dipinto, ma una di queste è che fa parte delle collezioni reali francesi.

Quanti e quali sono i Musei dedicati a Leonardo in Italia?

Il proliferare di musei su Leonardo è sintomo della fama che ha raggiunto in noi e sino a noi, oggi. Purtroppo però è un proliferare che sfrutta molto spesso l’immagine di Leonardo per scopi di lucro e mette in secondo piano le esigenze culturali e i servizi alla città che un museo dovrebbe fornire in qualità di istituzione, sia pubblica che privata. Questo perché Leonardo, oltre che alle opere pittoriche e ai disegni, non ha lasciato niente di concretamente suo. Prendendo spunto dai disegni di congegni e meccanismi nascono dunque a iosa i musei di macchine, riprodotte in maniera più o meno fedele da ditte o artigiani.

Purtroppo è difficile censirli tutti perché sono magari realtà minori al di fuori dai circuiti ufficiali dei musei. In Toscana se ne contano almeno 8, di cui tre solamente a Vinci e a Firenze, tra cui il Museo Leonardo da Vinci della famiglia Niccolai, specializzata nel rendere Leonardo accessibile a bambini e famiglie.

In Italia, il fenomeno Leonardo si distribuisce da Venezia e Milano, con il Museo della Scienza e della Tecnica, a Roma, dove a Piazza del Popolo ha sede l’ennesimo museo di modelli, fino in Sicilia dove a Siracusa, città natale di Archimede, è possibile vedere le macchine di Leonardo di fianco a quelle dello scienziato siracusano. Ogni luogo sfiorato dal genio di Vinci vede comunque sorgere un museo a lui dedicato, ma attenzione: non esiste nessun museo ufficiale, bisogna sapersi districare in una fitta foresta di esposizioni per scegliere quale sia quello adatto alle nostre esigenze.

 

Film, libri, mostre sono serviti per svelare il genio italiano al mondo?

Forse più che svelare hanno contribuito a “mitizzarlo” o peggio idolatrarlo.

Leonardo da Vinci è una figura talmente complessa da studiare che è difficile riassumere la sua vita, i suoi interessi, i suoi pensieri in un film o un libro. Inoltre se per film e libri su Leonardo pensiamo a “Il Codice Da Vinci” notiamo come la distorsione della realtà storica arrivi all’apice.

Volente o nolente comunque, il libro di Dan Brown e il film di Ron Howard hanno contribuito ad aumentare la fama (anche se non era necessario) del genio di Vinci. Leonardo non ha bisogno di letteratura. Secondo il mio parere, basta avvicinarsi ad un suo codice, leggerne i contenuti, ammirarne i disegni per lasciarsi incantare dal suo ingegno e davvero “svelarlo”. Purtroppo anche le mostre ultimamente non hanno contribuito a studiarlo, approfondirne contenuti ma hanno piuttosto preso come pretesto il nome “Leonardo da Vinci” per aumentare vertiginosamente le vendite al botteghino e incrementare il catalogo di merchandising a marchio “Leonardo” nei propri bookshop.

Quando si allestisce una mostra su Leonardo non è possibile racchiuderne tutto il sapere. Il mio consiglio è di focalizzarsi su di un argomento e di esperirlo completamente. Le mostre blockbuster dai titoli evocativi e onnicomprensivi non contribuiscono sicuramente a svelarlo ma anzi ne incrementano l’alone di mistero e leggenda, che tanto fa bene al cinema quanto male alla storia e alla storia dell’arte.

Puoi raccontarci un aneddoto particolare sulla sua vita?

Ricordo sempre con piacere un fallimento di Leonardo, anche per togliere un po’ di quella patina idolatrica che lo circonda. Siamo a Firenze, intorno al 1506. Leonardo e i suoi compagni (non allievi, non fondò mai una scuola o una bottega vera e propria) erano occupati al difficoltoso cantiere della Battaglia d’Anghiari, la grande opera rimpianta e perduta che occupata una parete del Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. Tra gli aiutanti era tale Tommaso Masini detto Zoroastro da Peretola, chimico, negromante, meccanico e astrologo ma soprattutto primo pilota delle macchine volanti di Leonardo. Infatti, Tommaso chiese a Leonardo la possibilità di provare a spiccare il volo costruendo una macchina ispirata ai suoi progetti.

Leonardo acconsentì, propose a Tommaso la costruzione di un “grande uccello” e fece informare i cittadini di Firenze che il 17 aprile, Tommaso Masini avrebbe spiccato il volo dalla collina di Fiesole e sorvolato la città intera. Leonardo per l’occasione scrisse questo epitaffio, che si trova nella terza di coperta del Codice sul volo degli uccelli: “Piglierà il primo volo il grande uccello sopra il suo magno Cècero e empiendo l’universo di stupore, empiendo di sua fama tutte le scritture e gloria eterna al nido dove nacque”. Purtroppo conosciamo come si concluse l’esperimento: Tommaso Masini venne ritrovato intrecciato alle canne della macchina volante pochi metri più in basso.

Perchè Leonardo piace a tutti?

Perchè è impossibile non rimanere affascinati dalla sua personalità, interessati ai suoi studi, restare allibiti di fronte alla sua dedizione all’arte e alla scienza.

*Andrea Del Carria, nasce a Firenze dove vive e lavora. Lavora come storico dell’arte per numero45, azienda che si occupa di servizi culturali e museologici. Dal 2014, il Museo Leonardo da Vinci di Firenze lo incarica di produrre ricerche storico artistiche, finalizzate alla realizzazione di mostre itineranti in Italia e all’estero. Assieme ad un gruppo di storici dell’arte dell’Università di Firenze, nel gennaio 2015 fonda l’associazione culturale Caffè Michelangiolo, centro di studi e ricerche sulla pittura dei Macchiaioli e dell’Ottocento italiano. Un anno dopo è nominato direttore responsabile della rivista di arte e cultura “Noi Caffè Michelangiolo”. Su Leonardo ha presieduto inoltre tre conferenze per la presentazione de “I cento disegni più belli”, impresa editoriale di Giunti-Treccani, a Firenze, Sanremo e Roma.

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