L’esposizione delle opere degli artisti Gavino Ganau, Vincenzo Pattusi, Pietrina Atzori, Barbara Pala si estende su due sale del Centro Culturale “Giovanni Lilliu” di Barumini (provincia del Medio Campidano, Sardegna). Si tratta in parte di opere pittoriche di piccolo formato, alcune delle quali molto significative per l’evidente aderenza alla tematica sul quale ruota la mostra VERSO ORIENTE – ITINERARI FEMMINILI, a cura di Anna Rita Punzo, con consulenza scientifica Franca Ermini. Il percorso decide la lettura da occidente a oriente dove in primo piano si incontrano le icone femminili pop della cultura occidentale. Successivamente si apre un rapporto più intimo con le opere in fiber-art pregne di incursioni locali in riferimento alla tradizione tessile e iconica isolana giustapposte a tessuti di recupero al quale viene data un’impronta antropologica più neutra che procede verso altri significati più universali.
Proseguendo lungo l’itinerario tracciato, la leggerezza degli origami predisposti in una installazione aerea determinano il passaggio ad Oriente dove la grazia e l’eleganza si esprime pienamente nei ritratti intimi delle geishe.
Le pitture di piccolo formato, se rapportate allo spazio espositivo un po’ scompaiono ma le installazioni dei tre kimoni con gli origami appesi riequilibrano lo spazio. La scelta degli artisti è da considerarsi valida per il taglio trasversale che essi offrono poiché sono sguardi maschili e femminili. Dalla scelta dei materiali e dall’impatto più o meno iconico è possibile capire quale lo sguardo femminile e quale lo sguardo maschile, senza nulla togliere al valore universale dell’arte.
In continuità sicuramente con la mostra Bushido al Museo del territorio “Sa Corona Arrubia” di Lunamatrona (provincia del Medio Campidano, Sardegna), si percepisce l’esigenza di mettere a confronto culture lontane accomunate dall’insularità (Sardegna, Giappone), ma anche dal dualismo Occidente-Oriente (America, Giappone), ciò per quanto concerne la cornice più ampia delle scelte espositive per il territorio.
La mostra con un tale slancio e tensione “a oriente” avrebbe potuto esprimersi con maggior ricchezza, ma trattandosi di un esposizione di soli 4 artisti forse sarebbe bastato uno spazio più intimo, più raccolto che facesse vivere le opere come oggetti preziosi da osservare e accarezzare con lo sguardo.
Ilaria Marongiu