Alessio Spataro, classe 1977, è un fumettista e disegnatore satirico italiano. Collabora dal 1999 con riviste del settore e testate giornalistiche, nel 2015 è uscito con Bao Publishing il suo primo libro a fumetti come autore unico, basato sulla storia del biliardino e dell’inventore Alejandro Finisterre, recentemente pubblicato in Spagna da Debolsillo. Lo abbiamo intervistato prima della presentazione in esclusiva in Lussemburgo del libro Biliardino. Biliardino è il tuo primo libro come autore unico, dopo molte opere satiriche. C’è della satira anche in questo fumetto? Da dove nasce l’idea, da un incontro fortuito con il biliardino? Sì, anche su Biliardino mi sono divertito a riprendere e giocare con alcuni difetti e contraddizioni di personaggi noti. Non più figure politiche in questo caso, ma personaggi storici che, direttamente o meno, hanno avuto a che fare con il protagonista del libro, l’inventore Alejandro Finisterre. Penso soprattutto a personaggi che sento idealmente vicini anche se storicamente lontani, ad esempio i litigi tra Sartre e Camus che ho voluto ritrarre in modo eccessivo e grottesco. Oppure ai contrasti sentimentali tra un giovanissimo Ernesto Guevara e la sua futura moglie Hilda Gadea quando frequentavano in Guatemala nel 1953 gli stessi ambienti antifascisti in cui Finisterre si era radicato come fabbricante di biliardini e giochi vari. Racconti trasversalmente anche la storia del ‘900, utilizzando due colori, quelli del biliardino: il rosso e il blu. Ci spieghi meglio? Con il rosso e il blu sovrapposti ho voluto ottenere una resa cromatica molto scura violacea che sostituisse il nero della china originale. Dosando in postproduzione i due colori e le rispettive percentuali al computer ho voluto rappresentare graficamente anche le fazioni che si sono scontrate per tutto il secolo scorso, partendo ovviamente dalla prima fase storica in cui è ambientata la prima invenzione della versione del “futbolìn” di Finisterre, la guerra civile spagnola, in cui i “rossi” inte[/dropcap]si come fronte antifranchista in generale combattevano contro i “blu” delle classiche camicie blu dei falangisti, come in una simbolica e cruenta partita. Nel libro incontriamo Léon Felipe, Jean-Paul Sartre, Neruda, Frida Kahlo, Che Guevara. Cosa c’entrano con il biliardino? Alcuni personaggi storici hanno incrociato per caso la vita di Finisterre, come ad esempio Sartre e Camus che frequentavano gli stessi ambienti antifascisti nella Parigi di fine anni ’40 o Guevara e Gadea che pare abbiano giocato a biliardino con lui in Guatemala all’inizio del decennio successivo. Altri mi sono serviti come pretesto per arricchire l’affresco del secolo scorso solo perché simbolici del periodo e del contesto, come Frida Kahlo e il compagno Diego Rivera o anche personaggi politici e dittatori noti. Certamente un caso a parte è Léon Felipe, che Finisterre conobbe sin da giovanissimo nel pieno delle vicende tumultuose della Spagna prima della guerra civile e che condivise con lui gran parte del periodo messicano (Finisterre fu sia editore di Felipe che esecutore testamentario alla sua morte). Appuntamento a domani, martedì 27 novembre, presso il Centre Català de Luxembourg, 88 Rue de La Semois, 2533 Luxembourg.
Stella Emolo