Al Cercle Cité, nel centro della città di Lussemburgo, si è svolta la sera dello scorso 5 febbraio la conferenza dal titolo Le patrimoine industriel: objet de nostalgie ou sujet de recherche? (Il patrimonio industriale: un oggetto di nostalgia o un soggetto di ricerca?, ndr)
Questo evento fa parte di un più ampio programma di conferenze intitolato Les rendez-vous de l’Unesco, organizzato dalla Commission luxembourgeoise pour la coopération avec l’UNESCO e che continuerà fino a giugno. Un ciclo nato nel quadro del 2018 Anno europeo del Patrimonio, che ha tutte le carte per attirare un pubblico interessato a conoscere il patrimonio storico-culturale lussemburghese attraverso riflessioni di taglio tecnico.
Il tema del patrimonio industriale è stato affrontato da Denis Scuto, assistente professore di Storia contemporanea presso l’Università di Lussemburgo. Scuto ha esposto, a favore della ricostruzione storica, il lungo percorso della nozione di patrimonio industriale in Lussemburgo. Un percorso che se oggi appare quasi scontato – basti pensare alla forza della candidatura di Esch 2022 a Capitale europea della cultura – ha in realtà faticato ad affermarsi. In Lussemburgo, terra di rapidi cambiamenti, le terre rosse e la siderurgia sono rimaste per anni ai margini dello sviluppo del Paese e della sua identità culturale, come un passato ormai dimenticato. Mentre sono solo pochi i decenni che separano la piazza finanziaria dall’epoca dell’ARBED. Al centro della narrazione, quindi, il graduale (ri)conoscimento del patrimonio industriale e le sue sfaccettature: le piccole industrie del centro e del nord del Paese, il mondo della mine (miniera, ndr) e la siderurgia al sud.
In ultimo l’analisi si è centrata sull’attualità e in particolar modo sulla necessità di affrontare il tema della fragilità del patrimonio industriale di fronte all’avanzata della speculazione immobiliare. Da qui l’appello a leggi più coerenti e incisive. E’ stato citato, ad esempio virtuoso, il modello italiano dove, per legge, gli immobili di proprietà pubblica accedono automaticamente ad un primo livello di tutela dopo settanta anni dalla loro costruzione.
Nel corso della sua presentazione Denis Scuto ha richiamato alcuni versi di Anne Blanchot-Philippi, poetessa francese che con le sue parole ha raccontato il bacino delle terre rosse.
Alberto Manzini