Ieri (martedì 6 febbraio 2018, ndr) è stata la Giornata Mondiale contro le mutilazioni femminili, istituita nel 2012 dall’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite, ndr) che vengono riconosciute come una gravissima violazione contro la salute e l’integrità fisica delle bambine e delle donne.
Nella cornice della Cinémathèque della città di Lussemburgo l’organizzazione non governativa Padem (Programmes d’Aide et de Développement destinés aux Enfants du Monde) ha presentato lo stato di un suo progetto in Senegal a cui è seguita la proiezione del film Mooladée (di Ousmane Sembène, 2004). Il film dona una chiara visione di uno spaccato di vita quotidiano di un villaggio senegalese, dove un gruppo ristretto di donne si ribella, con ferma decisione, per fermare “le mutilatrici” salvando cosi alcune bambine dall’imminente pericolo. Durante il breve discorso introduttivo, Pascal Hus, amministratore di Padem, ha spiegato come “questa tradizione puramente culturale e non legata ad esigenze di carattere medico, abbia già colpito 130 milioni di giovani donne ed adolescenti e 70 milioni ne sono minacciate. Questa tecnica di rimozione parziale o totale del genitale femminile è diffusa in 27 Paesi – essenzialmente tra l’Africa, l’Irak e lo Yemen – ed è legata ad usi e costumi di alcune popolazioni”.
Da qualche anno è attivo un progetto che Padem ha lanciato in Senegal per la difesa, la lotta e il sostegno delle giovani donne tramite un’attiva campagna di sensibilizzazione e diffusione dei rischi ai quali le ragazze vanno incontro. E’ opportuno cercare di cambiare le mentalità di questi popoli facendo loro capire che questa “rimozione chirurgica” – fatta spesso con arnesi di fortuna e senza anestesia – crea danni fisici non solo alle donne che vi si sottopongono (che spesso muoiono dissanguate) ma anche ai loro nascituri nel momento del parto per rischio di soffocamento.
Per chi volesse saperne di più su Padem e dare un proprio contributo può collegarsi al sito www.padem.org
Cinzia Regalbuto