In occasione dell’incontro dello scorso 19 gennaio per celebrare il “contributo delle donne nella Resistenza. Guardare al futuro dell’antifascismo in Italia e in Europa”, organizzato dall’Anpi Lussemburgo, Culturando e PassaParola Magazine, presso Culturando, pubblichiamo la trascrizione dell’intervista alla neo presidente ANPI Carla Nespolo, intervenuta via skype.

nespolo

Lo scorso 3 novembre 2017 lei è stata eletta primo presidente ANPI donna (e non partigiana). Non lo trova un riconoscimento un po’ tardivo per tutto l’impegno delle donne (partigiane, armate o disarmate,  staffette, contadine, operaie, gappiste, giovani, meno giovani, settentrionali, meridionali, atifasciste per scelta o per tradizione familiare…) che hanno combattuto a fianco degli uomini e che sono state protagoniste della Resistenza e della lotta di Liberazione?

La mia elezione all’unanimità è un riconoscimento non tanto a Carla Nespolo, anche, ma soprattutto all’impegno delle donne.

Ora che sia tardivo per l’ANPI, questo non mi sentirei di riconoscerlo. Che ci sia stato un ritardo della storiografia italiana rispetto all’impegno delle donne nella Resistenza è vero. Se pensiamo che il primo libro sulla Resistenza – che parlava di 10 testimonianze di donne partigiane –  è del 1976, più di 30 anni dopo il 25 aprile 1943, quindi c’è stata una sottovalutazione dovuta al fatto che anche storiograficamente si è privilegiato la Resistenza militare (che hanno fatto  militarmente solo gli uomini) da quella civile che è stata fatto le popolazioni che proteggevano i partigiani dando loro cibo e ricovero; dalle staffette partigiane che rischiavano la loro vita come ben dimostra l’eroismo di Irma Bandiera, rischiavano come gli uomini.

Ma in tutte le guerre le donne patiscono un’offesa e una tortura in più che è quella sessuale.

Certo che c’è stato un ritardo ma adesso non conviene più soffermarci su quello, quanto piuttosto prenderne atto; non c’è partigiano vivente che non ti dica: se non ci fossero state le donne non ce l’avremmo fatta a vincere la guerra. Adesso si tratta di guardare avanti uomini e donne insieme contro il fascimo di ieri e di oggi.

Dopo oltre 70 anni dalla fine della seconda guerra mondiale il fascismo esiste e fa ancora paura. La scorsa estate abbiamo assistito, in Italia, a veri e propri atti di apologia di fascismo: la spiaggia di Chioggia, il saluto romano al cimitero di Milano, la foto di Anna Frank allo stadio, il tentativo di marcia su Roma da parte di Forza Nuova e recentemente la marcia di casaPound per commemorare Acca Larentia. Un cittadino comune, antifascista,  iscritto o non iscritto all’ANPI, come puo’ reagire per contrastare tutto ciò?

La Costituzione italiana è antifascista. Ma in Italia c’è un fenomeno italiano ma anche europeo che si chiama razzismo. Il razzismo è il brodo di cultura del fascismo. Ora Salvini potrà anche dire di non essere fascista, ma quando tu predichi il rifiuto di chi è più povero di te, di chi è diverso da te, alla fine cadi nel fascismo. Avrete sentito che uno dei candidati della Regione Lombardia ha parlato di razza bianca. Ma di razza parlava il ku klux klan: stiamo tornando a quello?

L’ANPI denuncia quotidianamente il razzismo, promuove la conoscenza e l’informazione.  Io più dei fascisti ho paura degli indifferenti. C’è una fascia troppo larga di popolazione d’indifferenti. Bisogna spiegare loro cosa è stato il fascismo. Anche tra donne della mia età alcune non sanno cosa sia. Molte non sanno che non si poteva votare prima del 1946; che non avevamo i diritti civili, i diritti essenziali…..

Di cose se ne fanno: sul versante della denuncia, della conoscenza e dell’informazione. Inoltre, chiediamo anche allo Stato che faccia la sua parte. Le due leggi, la Scelba e la Mancino sono datate, non sono più sufficienti.

Denuncia, coscienza e lotta. In questo c’è il nostro impegno contro il fascismo.

In una recente intervista lei ha sostenuto che bisogna insegnare la Storia agli alunni delle scuole per ricostruire una coscienza antifascista: quanto sono importanti la formazione e la conoscenza? Perchè la scuola pubblica italiana e la società italiana non hanno ancora gli anticorpi contro le derive antidemocratiche?

Non hanno tutti gli anticorpi necessari e tuttavia sono un baluardo fondamentale, guai se non ci fossero. Proprio recentemente abbiamo fatto una convenzione tra l’ANPI e il nostro  Ministero della Pubblica Istruzione, perchè sia l’ANPI ad andare nelle scuole a parlare di antifascismo e di Resistenza. Stiamo lavorando per poter inserirci anche nei corsi di formazione degli insegnanti. Molto è stato fatto, molto c’è da fare.

Il ruolo dell’ANPI è valorizzare la memoria e i valori della Resistenza. Quale sarà il suo apporto personale alla luce delle sue esperienze di vita?

Conservare e diffondere conoscenza di quel periodo non per mettere questa memoria in cornice ma per farla vivere nell’oggi; perchè chi non sa cosa successe 70 anni fa non capisce nemmeno l’oggi. E allora magari ne vede solo – e anche a ragione – gli aspetti brutti. Perchè quando tu sai che l’art. 1 della Costituzione recita:

 

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”

 

e poi sappiamo che in Italia sono tantissimi i disoccupati, è facile dire che anche la Costituzione non racconta le cose giuste. Invece non è cosi.

Non ci nascondiamo che è un momento difficile. Non solo per quello che abbiamo detto: per il fascismo che vuol tornare in Italia e in Europa, per un’Europa che è più dei mercati che dei popoli, per la diffusa mancanza di conoscenza dei nostri cardini democratici. Ma è un momento difficilissimo anche perchè, non è che gli altri stanno a guardare. Tanti governi europei (anche se non sono nell’UE) hanno al governo dei nazisti – e penso all’Ucraina; oppure anche ai 60 000 che sfilano in Polonia –  lì vuol dire che i padri e i loro nonni non hanno raccontato niente del nazismo!

Noi siamo molto impegnati e per me questo più che un impegno è un sogno: io non farò il presidente per tantissimo perchè ci sarà un turn-over, perchè non ci sono più i partigiani combattenti ma ci sono tanti bravi antifascisti che potrebbero sostituirmi, ma vorrei finire il mio incarico con un grande incontro europeo degli antifascisti. Perchè gli antifascisti ci sono, in ogni Paese, voi ne siete anche la dimostrazione questa sera. Noi siamo orgogliosissimi delle nostre sezioni Anpi all’estero.  Facciamolo!

 

Paola Cairo

Per aderire all’appello dell’ANPI contro i fascismi:

http://www.anpi.it/articoli/1908/mai-piu-fascismi

 

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