Analizzando qualche statistica sulle ricerche nel web, troviamo alcune parole spesso associate a “Natale”: “babbo natale”, “albero di natale”, “mercatini di natale”, “regali di natale”, gli immancabili “piatti di natale” e un simpatico quanto eloquente “bonus di natale”. In effetti non sorprende che ci sia qualcuno preoccupato di racimolare le risorse per far fronte a regali, mangiate e viaggi che a loro volta porteranno ad altri regali e altre mangiate. La lista di parole è lunga prima di trovare qualcosa che abbia un qualche riferimento all’aspetto religioso della festa più amata dell’anno.
A Natale oltre ad essere più buoni siamo anche tutti un po’ più consumatori. I centri studi e le associazioni di consumo sono d’accordo nel descrivere il panorama delle spese natalizie con alcuni settori di punta: cibo (compresi i regali eno-gastronomici), elettronica e giocattoli. Eppure da qualche anno, più o meno a partire dalla crisi finanziaria nel 2008, si comincia a rinunciare a qualcosa e il panorama delle scelte di consumo cambia.
Al di là di cosa compriamo a Natale, si sta trasformando il modo in cui compriamo. Le piattaforme di acquisto on-line registrano un enorme successo: sempre più italiani rinunciano a un po’ del romantico shopping natalizio per risparmiare comprando in rete. E il “riciclo” dei regali è una pratica sempre più diffusa. Secondo alcune stime (Confcooperative), lo scorso anno 18 milioni di Italiani sarebbero stati pronti a riciclare o rivendere un regalo non particolarmente gradito.
Enogastronomia, acquisti on-line, riciclo strategico, un’affettuosa pacca sulla spalla: vedremo quale sarà la novità di quest’anno… Che nessuno si offenda.
Andrea Gallelli