Difficile riassumere i tanti interventi che si sono succeduti nel corso della giornata, tutti interessantissimi ed attuali : ripercorrere l’epopea dell’emigrazione italiana dal 1860 fino alla fine del XX secolo, aiuta a comprendere come i problemi di ieri siano gli stessi di oggi, come i movimenti migratori siano sempre condizionati da contesti sociali, economici e politici complessi e quanto siano difficili da sconfiggere paure e pregiudizi.
Dopo i saluti di rito Marie Claud Blanc- Chaleard, professore dell’università di Parigi, presenta il primo periodo dell’emigrazione italiana dal 1860 fino alle crisi economica degli anni trenta. Segue poi, l’intervento di Laure Teulieres – professore all’università J. Jaurés di Tolosa e cofondatrice della rivista RADICI – che riprende il racconto dalla II Guerra mondiale, momento di grande conflittualità tra la popolazione francese e gli immigrati italiani, fino agli Anni ‘50-‘60 che segnano una distensione dei rapporti tra le due comunità e la fine momentanea dell’immigrazione italiana.
Grazie al preciso timing imposto da Rocco Femia, direttore di RADICI, organizzatore e regista della manifestazione, c’è stato tempo per ascoltare il discorso semi-serio di Patrick Noviello, giornalista , sugli stereotipi e pregiudizi sugli italiani; ed alcuni brani del libro RITALS di Francois Cavanna, letti da Bruno Putzulu.
Una mattinata trascorsa tra ricordi dolorosi, a volte violenti (il massacro d’ Aigues Morte del 1893), ma anche divertenti e poetici, a riprova di come gli italiani siano il modello perfetto dell’integrazione alla francese che si riassume nel sapersi rendere invisibile e limitare gli aspetti identitari alla sfera privata.
Il pomeriggio si riprende con la rappresentazione dell’emigrazione nel cinema, a cura di Jean Antoine Gili, fondatore del Festival del cinema italiano d’Annecy e nella musica a cura di Gualtiero Bertelli.
Momento forte è stato il dibattito sull’ Italia di oggi, terra d’emigrazione e d’immigrazione, moderato da Eric Valmir di France-Inter, con gli interventi di Marc Lazar, storico e Domenico Lucano, sindaco di Riace. Giusi Nicolini, sindaca di Lampedusa assente suo malgrado per far fronte all’ennesimo naufragio in mare, ha tenuto comunque a testimoniare con una lettera la sua indignazione nei confronti dell’Europa, sempre lontana dalle sofferenze di Lampedusa e dall’immane tragedia che si sta consumando nel Mediterraneo.
Un messaggio di speranza è invece l’esperienza di Domenico Lucano e di Riace “Un Paese di Calabria” (il docu-film di Shu Aiello, ndr) che ha fatto di un’utopia la realtà. Riace, il paese con il fazzoletto in mano, grazie ad un progetto di accoglienza condiviso da tutti i suoi cittadini, conta oggi 1800 abitanti di cui ben 600 di 20 nazionalità diverse. Per continuare a parlare di numeri: 1100 spettatori hanno partecipato al colloquio e 1200 allo spettacolo serale. Un successo meritato per una giornata della memoria, dell’intelligenza e del buonumore.
Ornella Piccirillo