Una grandissima affluenza è quella che si è registrata giovedì sera 27 ottobre al Circolo Culturale Eugenio Curiel. Ed è stato giusto così! Perché la conferenza organizzata da Fabio Pappalardo e lo staff del Circolo per spiegare le ragioni del sì e del no in vista del prossimo referendum costituzionale italiano del 4.12.2016 è risultata davvero utile ed interessante. Utile per chiarirci meglio le idee in attesa di votare anche noi, già a novembre, in quanto italiani residenti all’estero. E interessante grazie all’intervento dei due professori invitati per l’occasione. Primo a parlare Giulio Enea Vigevani, per le ragioni del sì, (docente di diritto costituzionale all’Università degli studi di Milano-Bicocca), che ha spiegato come questa riforma sarà, se approvata, la più importante dal 1946, oltre che la tappa di un lungo processo di ripensamento di politici, giuristi e società della Costituzione stessa: esito di una discussione che si porta avanti fin dagli Anni Ottanta. Vigevani ha proseguito spiegando che questa riforma tocca 47 articoli in tutto, sostanzialmente 30 e in maniera significativa 10/12. Incidendo, quindi, comunque su una piccola parte della Costituzione. Non tocca, per esempio, assolutamente i principi fondamentali né la prima parte (quella relativa ai diritti e ai doveri). Non sfiora la parte sull’indipendenza della Magistratura. Non viene considerato il rapporto Primo Ministro/Ministri. Mentre la Corte Costituzionale avrà un nuovo ruolo. Ma cosa fa esattamente, nello specifico, questa riforma? Cambierà quelle parti della Costituzione che permetteranno di superare i limiti di oggi, ovvero il sistema bicamerale con stessi poteri e l’assenza di una struttura nel Parlamento che rappresenti le Regioni. Secondo Vigevani, infatti, l’instabilità politica dei governi italiani dipende da questa forma di bicameralismo che in passato ha fatto crollare molte legislature anticipatamente. Inoltre, un ente preposto a gestire le questioni relative alle Regioni permetterà, sempre secondo il professore, di evitare gli inutili conflitti e rallentamenti dei processi decisionali avuti finora. Vigevani è persuaso che questa riforma, se approvata, porterà a soluzioni della gestione politica italiana più pratiche ed efficaci. Importante da sottolineare che, se vince il sì, non ci sarà una nuova Costituzione, ma una Costituzione con meno complicazioni e rallentamenti nello svolgimento dell’attività politica e legislativa. Col vantaggio di aumentare il contrappeso fra maggioranza e minoranza (garantendo meglio i diritti delle minoranze).
Esempio: ci vorrà il 60% di preferenze per eleggere il Presidente della Repubblica e si abbassa la percentuale di quorum per rendere valido un referendum. Inoltre, sempre se vince il sì, il governo non potrà più deliberare decreti-legge se non davvero urgenti. E, solo in casi eccezionali, chiederà al Parlamento di legiferare (se proprio necessario l’urgenza) entro 85 giorni.
Di parere contrario, non per niente intervenuto a sostenere la tesi del no, è il professor Giuseppe D’Elia (docente di diritto pubblico dell’Università degli Studi Insubria), convinto che questa riforma, se passerà, sarà la peggiore che si potrà fare. D’Elia ha aggiunto che l’instabilità dei governi italiani non è “colpa” del sistema bicamerale attuale, ma del sistema dei partiti. Sempre D’Elia sostiene che anche con la riforma non esisterà sostanzialmente una struttura preposta alle questioni regionali poiché i senatori potranno comunque votare indipendentemente da chi li elegge. Secondo quest’ultimo non serve riformare, ma governare bene. Facendo bene le leggi. Sempre se vince il sì, il rischio per D’Elia è che non si potrà più assicurare la sovranità popolare in quanto i cittadini non potranno più votare al Senato, mentre la maggioranza del 60% per eleggere il Presidente della Repubblica non è, poi, a suo avviso, così tanto più cospicua dell’attuale 51%. Il professore ha inoltre sottolineato come sia stato scorretto il modo di porre il quesito referendario, che giudica poco chiaro e fuorviante.
Un esempio: la riforma sul rapporto Parlamento/Regioni non coinvolgerà le 5 a statuto speciale (dove è spiegato questo?…). Ancora, la domanda sul contenimento dei costi della politica: in cosa consiste questo “contenimento”?… E aggiunge che, con la vittoria del sì, non cambierà il sistema bicamerale attuale (come si vuol far credere), ma esso sarà solo revisionato. D’Elia ha detto che non sono state chiarite agli elettori tante peculiarità di questa riforma ed ha concluso in maniera lapidaria: il referendum stesso, così come è stato presentato/formulato ai cittadini italiani, è sleale e alla slealtà gli italiani devono dire NO. Alla conferenza è seguito il dibattito col pubblico presente. Un ringraziamento speciale anche al mediatore della conferenza Ezio Perillo, giudice del Tribunale dell’Unione Europea.
Maria Grazia Galati