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Non ci poteva essere un inizio migliore per il nuovo tour recital di David Garrett e Julien Quentin.

Il violinista, conosciuto, tra l’altro, anche per essere riuscito a suonare Il volo del calabrone di Nikolaj Andreevič Rimskij-Korsakov in tempi record (tanto da valergli anche una menzione nel guinness dei primati di qualche anno fa), già l’anno scorso, assieme al suo fedele pianista Julien Quentin, aveva organizzato una serie di concerti sotto il tema del Recital, con in programma 3 sonate di Brahms.

L’approccio del 2016 è differente: il programma presenta una varietà di opere e di stili musicali dell’Ottocento. Un programma di alto livello che ha dimostrato, a tutti gli effetti, che David Garrett non è solo il violinista ribelle, conosciuto per il cross-over, ma anche un ottimo interprete di opere note della tradizione musicale classica.

Questa volta si tratta di un viaggio personale dell’artista, nel mondo delle singole composizioni e delle sue relazioni con le stesse. L’8 maggio scorso, nella Congresshalle di Saarbrücken gremita di pubblico (1.200 persone = sold out),  Garrett ha iniziato il nuovo tour, domando la scena con la sonata di Cesar Frank, scritta quattro anni prima della morte dello stesso compositore.

Si tratta, secondo Garrett, di una sonata molto affascinante nonché stilisticamente completa ed estremamente coinvolgente. Sarà forse, per questo motivo che David,  all’inizio appare estremamente concentrato, introspettivo nell’esecuzione di questo pezzo. Non è il solito Garrett dei concerti crossover. Niente bagni di pubblico, ma una serietà nell’esecuzione, tipica e congenita del violinista classico.

Nonostante la serietà dell’esecuzione e l’iniziale tensione percepita dal pubblico (probabilmente anche dovuta al continuo filmare e fotografare di cellulari, che, in un certo qual senso, disturba anche l’esecuzione di tale portata), Garrett pian piano si apre e trasforma la serietà in quella, tipica per lui, interiorizzazione della musica che fa splendere la sua persona a 360°C.

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Quando, infatti, prima della pausa esegue l’op 17 di Henryk Wieniawski, il musicista ha lasciato cadere tutte le proprie paure, tutte le  tensioni e diventa un tutt’uno con il violino per finire, quasi preoccupato, a controllare di non aver arrecato alcun danno al proprio strumento, travolto dalla foga dell’esecuzione.

Non un semplice concerto un’arida di brani bensì un viaggio attraverso la formazione musicale del giovane artista, nel corso della seconda parte scopriremo infatti quali sono stati i suoi idoli i suoi maestri le sue sfide. Ricorda infatti, come Zachar Bron, il suo maestro di violino russo, all’inizio lo facesse tanto esercitare nella tecnica esecutiva, mettendolo fortemente sotto pressione.

Ne vale davvero la pena quando si ascoltano le esecuzioni impeccabili della seconda parte dello spettacolo, tra cui Dvorak, Prokofjew, Vittorio Monti, Edward Elgar e Kreisler.

Ogni momento musicale è collegato al vissuto dell’artista, e presentato nel contesto e genera momenti di intimità e pathos musicale. Nonostante si tratti di momenti personali, David non fa il divo, ma divide il palco con Julien e lo rende partecipe della sua biografia musicale personale.

Che il messaggio sia arrivato al pubblico lo dimostra la standing ovation del pubblico e l’applauso più che fragoroso.

Di seguito le prossime date in programma:

12 Maggio           PMC- Strasburgo

13 maggio            Rosengarten Mozartsaal – Mannheim

15 maggio            Liederhalle Beethovensaal – Stoccarda

16 maggio            Philharmonie – Berlino

19 maggio            Laeiszhalle, Großer Saal- Amburgo

26 maggio            Philharmonie – Essen

27 maggio            Kuppelsaal im HCC- Hannover

30 maggio            Konzerthaus- Friburgo in Bresgovia

31 maggio            Beethovenhalle – Bonn

 

Elisa Cutullè

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