Durante il mio soggiorno in Toscana, la curiosità che da anni mi punzecchiava la mente, mia ha portato a scoprire una storia che parte dal Cimitero delle Porte Sante a Firenze.
Il cimitero – situato in un angolo della Abbazia di San Miniato a Monte sui colli Fiorentini – ha una stupenda scalinata che porta alla bianca facciata della basilica, la cui vista mozzafiato si scatena a 180 gradi su una Firenze meravigliosa. Camminando tra i sentieri sapevo di trovare molte tombe di famosi personaggi come Giovanni Spadolini o quella dell’ammiraglio Amerigo Vespucci, o ancora quella di Enrico Coveri, noto al mondo per la casa di moda.
Ma il mio interessere si è concentrato su una tomba in particolare: quella di Carlo Lorenzini. Per molti forse il nome non significa nulla, eppure è conosciuto da tutti per aver scritto il secondo libro più letto al mondo (dopo la Bibbia): Le avventure di Pinocchio. Sto parlando di Carlo Collodi.
Sapevo che da tempo Collodi apparteneva alla massoneria fiorentina e il sospetto che nella favola di Pinocchio ci fossero chiari segni e messaggi riferiti alla massoneria mi era chiaro, ma quello che ho scoperto dopo, mi ha lasciato con la curiosità vorace di un bambino voglioso di sapere.
Come è nata quella favola del burattino più famoso al mondo? È tutto frutto della fantasia di Lorenzini, in arte Collodi? Oppure si basa su qualcosa che Collodi aveva letto o sapeva riguardo ad un uomo che si chiamava Pinocchio Sanchez? Quest’uomo è realmente esistito e le sue tracce sono state ritrovate durante gli scavi che, alcuni archeolgi americani, effettuarono proprio a pochi metri dalla tomba di Collodi, nel cimitero di San Miniato al Monte.
Gli archeologi trovarono i resti di un corpo di un uomo con le gambe di legno e il naso di legno. Chi era? Andiamo per ordine.
La favola di Pinocchio è nota a tutti ed ha ispirato poeti, registi, cantanti, cartoni animati. La trasformazione una pezzo di legno alla vita è senza dubbio affascinate e stimola la fantasia di molti; che gli alberi abbiamo un’anima, che la vita arida si possa trasformare in qualcosa di magico. La lettura esoterica e massonica è leggermente diversa.
Chi conosce un po’ la massoneria riconosce che nel percorso dal legno alla vita e, quindi, all’intelligenza si nasconde proprio il rito massonico dell’inizializzazione di una persona che vuole diventare massone. Per i massoni, una persona non illuminata è come un pezzo di legno da scolpire, limare, da stimolare verso la sapienza. Proprio come succede al nostro Pinocchio nella favola. Altro simbolo massonico che ritroviamo è la volta celeste che dalla bocca della balena Geppetto e Pinocchio-bambino vedono come ultima visione della saggezza. In tutte le logge massoniche il soffitto è proprio una volta celeste. Quando Pinocchio diventa un bambino? Quando incontra la Fata turchina che molti identificano con la massoneria; che porta la materia da plasmare ad essere superiore, appunto da legno a vita.
Questo non deve stupire, Collodi era massone ed è tipico per gli adepti lasciare dei segnali nelle proprie opere, come hanno fatto Leonardo da Vinci o Michelangelo, massoni entrambi.
Più mi immergo tra le trame del libro più la storia si fa più fitta e vengo intrappolato nei misteri, storie e leggende che rendono il libro ancora più affascinante.
Se ci pensiamo bene quali sono i personaggi per bambini più famosi al mondo? Pinocchio e Topolino, della Walt Disney o meglio dire del grande genio e massone il signor Walt Disney. Eppure sono proprio loro che abbracciamo nei primi anni della nostra vita come per indirizzarci sul cammino dell’illuminazione. Lasciamo Topolino e ritorniamo al nostro Pinocchio. Collodi era amico del fiorentino Ferdinando Martini, scrittore e professore della Normale di Pisa che era anche un politico italiano. Martini era direttore, tra le altre cose, della rivista per bambini Il Fanfulla, per la quale chiese all’amico Collodi di scrivere una fiaba di un certo spessore.
E così Collodi anche se non era molto convinto inziò a pubbicare le prime pagine di quello che sarebbe stato il libro delle Avventure di Pinocchio.
Il personaggio realmente esistito di Pinocchio Sanchez
Nonostante l’insistenza di Martini Collodi non era convinto della storia, ma con il tempo si fece prendere la mano e si cimentò “di petto” a scrivere una storia che forse tanto di fantasia non lo era….
A questo punto la favola si scontra con la scienza, i ritrovamenti archeologici e i documenti storici su note famiglie fiorentine. Gli scavi realizzati dagli archeologi americani nel Cimitero delle Porte Sante portarono alla luce un corpo di un uomo molto basso, senza gambe, senza naso, senza mani, che aveva al posto degli arti e del naso delle protesi di legno. La lapide recava il nome di Pinocchio Sanchez, nato nel 1760. Apparteneva alla famiglia Sanchez e all’età di 18 anni entrò nell’esercito per combattere la guerra per l’indipendenza dell’Italia. Era affetto da sindrome da nanismo e per 15 anni rimase comunque nelle retrovie.
Fu in quei 15 anni che a causa delle ferite di guerra ebbe gambe, mani e una parte il suo naso ricostruiti con il legno. Su una di queste protesi c’era un nome -Carlo Bestucci- Bestucci era un medico considerato l’ “aggiusta tutto” e proprio come nelle favole Carlo Bestucci ricostruì le protesi di legno del povero Pinocchio Sanchez che gli permisero di vivere ancora, finendo poi la sua vita in un circo. Quando morì fu sepolto a Firenze, nel cimitero da dove è iniziato il mio viaggio, proprio vicino alla tomba attuale di Carlo Lorenzini, Collodi appunto.
Coincidenze? Carlo Collodi era a conoscenza della stori di Pinoccho Sanchez? Probabilmente sì anche se il condizionale è d’obbligo.
Quello che è certo eè che entrambi il Pinocchio di Collodi e Pinocchio Sanchez hanno avuto una possibilità: quella di diventare umani ed essere salvati dall’amore e dal desiderio per la vita.
Ho lasciato alle spalle il cancello chiuso del cimitero e con esso tanti misteri. Ho cercato tracce della tomba di Pinocchio Sanchez nei dintorni, senza trovarne. Ho chiesto ma nessuno mi ha dato risposte. Non perchè non sapessero ma perchè hanno evitato tali discorsi. E forse questo vale più di mille parole.
Alla fine quello che rimane è una favola, di un burattino che in un certo senso ci impersonifica tutti quanti, segna la nostra infanzia, ci è vicino quando facciamo delle “pinocchiate”, o quando siamo in cerca del nostro Paese dei balocchi, lottando con gatti e volpi che incontriamo sulla nostra strada. O quando abbiamo qualche grillo per la testa, in cerca della nostra fata turchina che ci venga a salvare.
Philip Baglini
(per gentile concessione dell’Italoeuropeo Magazine di Londra)