Il tenore catalano, nato nel 1946 a Barcellona ed attivo in campo musicale dal 1970, ovvero già da 45 anni, ha deciso di creare un percorso musicale attraverso la sua musica. Ieri sera lo ha esplorato con noi.
A Life In Music (una vita in musica, ndr) che Carreras ha presentato durante il concerto del 10 luglio a Wiltz. Un programma a cui il tenore tiene in modo particolare perché rappresenta, da un lato i brani interpretati a cui è affezionato e, dall’altro anche quelli che lo hanno emozionato maggiormente ma che non erano fatti per le sue corde vocali maschili.
Ragion per cui ha deciso di mettere in scena il programma con l’aiuto di un gruppo di musicisti italiani Opera Petite Ensemble e Lorenzo Bavaj) e del soprano irlandese Celine Byrne.
In scena, come nella vita, non si rimane mai perennemente in primo piano. A volte, così vuole la vita, bisogna lasciare le luci della ribalta anche ad altri, per poterne gioire insieme e creare, magari, qualcosa di ancor molto più grande.
E così, dopo aver interpretato due arie di Francesco P. Tosti (Sogno e Segreto) Carreras ha lasciato il palco alla giovane Celine che già dalle prime note di Caro mio ben (uno dei cavalli di battaglia di Cecilia Bartoli) di Giuseppe Giordani, rivela la grande vocalità e risponde alla domanda di chi si era chiesto cosa ci facesse una cantante alquanto sconosciuta al grande pubblico in scena con un interprete del calibro di Carreras.
Celine, che ha iniziato la sua carriera professionale nel 2010. E’un’ospite fissa delle scene liriche londinesi dove si è esibita nel 2012 già al Covent Garden e dove tornerà in autunno per un ruolo nel Parsifal di Wagner. La soprano è molto impegnata in concerti internazionali che l’hanno portata fino a Pechino,
Con Carreras Celine interpreta ben due duetti: Je te veux di Erik Satie e una versione celestiale dell’Ave Maria di Schubert. Perfetta sintonia, gestuale e vocale per un’esperienza sonora che porta il pubblico a chiedere spontaneamente ed educatamente un bis che gli artisti non negano a concedere.
Infatti, dopo un momento di tensione e di apparente distacco iniziale, con l’avanzare del programma e l’interpretazione di classici come Terra e mare e Sole e amore di Giacomo Puccini, Vurria di Furio Rendine, arrivato all’ultimo brano in programma Core n’grato di Salvatore Cardillo tutta la tensione è scomparsa e ormai sul viso del tenore c’è solo gioia pura e soddisfazione.
Soddisfazione di essere riuscito a trasmettere al pubblico cosa significano per lui 45 anni in musica: la sua vera ragione di vita.
Elisa Cutullè