In occasione dell’uscita del quadruplo cd SEMI NEL VENTO, che include tutta la storia della band con i loro grandi successi in versione live, abbiamo intervistato Luca Lanzi membro storico della formazione toscana.
Vi piace la definizione combat folk e la trovate appropriata al vostro modo di intendere la musica?
Sì e no. Talvolta ci suona un poco riduttiva, soprattutto quando ci sforziamo di essere più poetici nei testi. A volte siamo tutt’altro che folk, ultimamente siamo tutto e il contrario di tutto. Siamo rock, siamo dei songwriter, siamo molte cose.
Da tempo siete legati a una terra bellissima, quella del Casentino (Toscana), che rimane uno dei pochi territori ancora parzialmente incontaminati che abbiamo nella nostra penisola. Questo ambiente ha ispirato la vostra musica? In che modo?
In realtà l’unico “casentinese” è Andreas Petermann, ma solo perchè vi risiede essendo lui di Berlino. Però è vero che è un luogo magico e che proprio casa di Andreas, a Doccione in Vallesanta, ha rappresentato e rappresenta una sorta di “buen retiro” per tutta la band. E’ quello un luogo magico, appartato, lontano dai ritmi caotici, dove noi ci riappropriamo delle relazioni umane e vere. E’ stato così anche quando abbiamo portato lassù Patti Smith, con la quale, proprio in quel lembo di terra, abbiamo condiviso una simbiosi artistica che ha portato la Casa del Vento alla registrazione di due brani nell’ultimo album della sacerdotessa del rock, Banga, uscito nel 2012. Il Casentino, inoltre, è stato luogo di eventi legati alla Resistenza nel periodo 1943-’44; fatti che hanno ispirato alcune canzoni del nostro lavoro “Sessant’anni di Resistenza”, quali “I partigiani Santi e Salvatore” e “Alberi, rami e foglie”. Quest’ultima racconta una delle tante ed efferate stragi nazi-fasciste, quella del 13 aprile 1944 avvenuta a Vallucciole, un paesino vicino a Stia, dove furono massacrati 104 civili tra cui diversi bambini e bambine.
25 anni di carriera celebrati con un maestoso box denominato SEMI NEL VENTO composto da 4 cd e 1 dvd. Come vi sentite alla luce di questo importante traguardo?
Ci sentiamo davvero orgogliosi, perchè resistere a tutte le difficoltà e per tutto questo tempo, non è da tutti. In questo lungo percorso c’è raccontata la nostra vita, le nostre paure, le nostre idee, le nostre lotte, il nostro essere pacifisti e controcorrente, le gioie e i dolori, i sogni e le sconfitte. E tanti, tantissimi incontri con gente bellissima, che hanno arricchito la nostra esistenza. E tutto questo grazie a ciò che abbiamo scritto e suonato, per noi è un grande privilegio.
State lavorando a qualcosa di nuovo? A quale tematica sociale, politica o etica vi piacerebbe indirizzare il vostro nuovo disco?
Si stiamo pensando a nuove canzoni, sviluppando ulteriormente lo stile di “Giorni dell’Eden”, il nostro ultimo lavoro in studio. Sarà sicuramente l’attualità, la crisi economica e quindi esistenziale a darci l’ispirazione. Perchè chi non ha certezza di un lavoro non ha neanche modo di sognare e di immaginare un futuro per sè e i propri figli. Anzi, molti rinunciano al proprio futuro. Ma attenzione, lavoreremo sulle metafore, sull’energia di brani di impatto e sulla poesia. Proprio perchè stilisticamente non vogliamo essere etichettati. Del resto una band solo tipicamente folk non collabora con Patti Smith, Elisa, Ginevra Di Marco, Violante Placido. Segno evidente che i nostri orizzonti sono ben più ampi.
Tra le vostre innumerevoli amicizie artistiche ce n’è una che è davvero fondamentale: quella con i Modena City Ramblers, ai quali abbiamo dedicato un’intervista pubblicata sul numero di PassaParola di aprile. Esistono ancora a tutt’oggi punti d’incontro tra le vostre due band?
Al momento direi pochissimi. Se si ascolta “Giorni dell’Eden”, il nostro ultimo album in studio e gli ultimi lavori dei Modena, vi sono differenze abissali, nello stile e nell’approccio alle liriche. Per noi i riferimenti sono ultimamente stati Patti Smith, Damien Rice, Glen Hansard, Lisa Hannigan, U2, Pearl Jam & Eddie Vedder, Munford and Sons, The Lumineers, insomma rock, new folk e songwriter che ci illuminano moltissimo. I Modena, sono molto legati al loro stile solito, noi tentiamo di esplorare altri territori. E’ vero che in passato vi fossero più similarità, ma ai tempi entrambe le band sono state influenzate dalla musica irlandese ascoltando band cone Pogues, Dubliners, Chieftains e altre.
Paolo Travelli