La musica brasiliana è una musica nella quale tristezza e ottimismo coesistono in maniera molto naturale. A questo grande patrimonio musicale ha attinto Stacey Kent nella sua prima esibizione a Roma, tenutasi venerdì 8 Maggio presso l’Auditorium Parco della Musica. Stacey Kent ha presentato in anteprima nazionale il suo nuovo disco The changing lights (Parlaphone Music France/Warner).
Con lei sul palco della sala Petrassi Jim Tomlinson (sax, flauti), Graham Harvey (piano e fender), Jeremy Brown (basso), Josh Morrison (batteria).
Il concerto – dopo un forte ritardo, dovuto ai postumi dell’incendio presso l’aeroporto di Fiumicino – è iniziato nel migliore dei modi. La cantante dopo essersi scusata di una attesa di più di una ora e mezza, ringraziando senza falsa cortesia chi l’avesse aspettata così a lungo, ha dato iniziato con un bel vagabondare nella tradizione brasiliana: tra standard del secolo scorso e nuove composizioni realizzate appositamente per il suo ultimo album.
Newyorkese trapiantata in Gran Bretagna, [checklist]Stacey Kent è uno degli astri nascenti del panorama jazz mondiale. Nella sua musica fonde swing delle e molte influenze stilistiche europee. Dopo “Raconte – moi”, album cantato interamente in francese, e “Dreamer in concert”, live registrato a La Cigale di Parigi, ha pubblicato “The Changing light”, con molti ospiti tra cui il leggendario chitarrista brasiliano Roberto Menescal, una piacevole miscela di Jazz, samba e bossa nova, nata dall’amore della cantante per la musica brasiliana. Con una decina di album al suo attivo, una nomination nel 2009 ai Grammy Awards ed una media di oltre 250 concerti l’anno, Stacey Kent è una delle cantanti jazz più in vista. Trasferitasi in Inghilterra, dopo la laurea in letteratura comparata, la sua vita ha preso una svolta imprevista. I primi passi in musica a Oxford nella cerchia degli studenti universitari, la portano ad approdare alla mitica CBS che la invita allo show televisivo Sunday Morning.
La sua fama si amplia sempre più a livello internazionale con alcune esibizioni in Giappone e Cina. La Kent vanta numerosi dischi di platino e d’oro, nonché premi discografici e della critica internazionale. Nel suo disco “Ao Vivo” ha collaborato anche con il compositore carioca Marcos Valle per cui dichiara una grande riconoscenza.
La voce di Stacey è una carezza sonora, nessun artifizio o virtuosismo è mai necessario per chi ha un controllo del mezzo così completo ed autentico; le parole del suo canto scorrono sulla musica lasciando svanire ogni inquietudine. Stacey Kent fa apparire il canto come una sua abilità ingenita ma è ben presente al contrario nella conquista di una “facilità” così preziosa, uno studio ed una perfezione tecnica davvero rara. Sicuramente raggiunta con grande amore per il suo lavoro di musicista. Ogni espressione nella sua interpretazione sensibile è piena di melanconia eppure mai toccata da alcuna drammaticità, ogni verso nelle sue canzoni score liscio con una naturalezza sincera ed incantevole.
Nonostante l’impossibilità di eseguire una prova dell’audio di palco inizia il live ben mezz’ora dopo le 22: dopo poche note di The Face i love il quintetto si è lasciato alle spalle già ogni apprensione dovuta a ritardi e disagi tecnici.
Stacey Kent solare ed incatevole senza aver vestito il suo bell’abito da sera rimasto nel bagagliaio, come lei stessa ci racconta, è salita sul palco dell’Auditorium nei suoi jeans e dentro un paio di scarpe comode da viaggio, ma con un gran desiderio di ripagarci di una attesa che è già stata largamente ben ripagata.
La sua voce leggera e mai banale trasporta il pubblico fino a tarda ora e si evidenzia per tutto il live una inaspettata capacità di tenere il palco senza forzature, proprio come fa una musicista di salda esperienza. Superata mezzanotte, e solo dopo essersi accertata che il suo pubblico non fosse eccessivamente stanco, ci regala anche un bis: una versione di “Jardin d’Hiver” piuttosto toccante.
Sperando di rivedere presto Stacey Kent in Italia, a luci spente viene voglia, andando via, di innamorasi una volta di più della bossanova. Di quella “quieta intensità ” che Stacey Kent ha raccontato proprio di recente, citando João Gilberto come sua grandissima fonte di ispirazione.
Valentina Pettinelli