Chi segue i concerti di Angelo Branduardi sa bene di trovarsi davanti a un qualcosa di unico rispetto a tutto il panorama musicale italiano e non solo. E se ne è accorto bene chi era all’Auditorium Parco della Musica di Roma mercoledì sera. Tre ore di concerto divise in due parti molto diverse tra loro, spiegate in un lungo prologo dall’artista. Una lunga passeggiata nella storia della musica.
Una prima parte con arrangiamenti più “elettrici” che, oltre alla riproposizione di tanti successi, iniziata con “Si può fare” e culminata con “La pulce d’acqua”, ha racchiuso un capitolo di tre brani da “l’Infinitamente piccolo“, la Lauda a S. Francesco, interamente tratta da fonti francescane, anch’essa introdotta da un racconto del maestro sull’opera che ha narrato aneddoti bellissimi sul fraticello di Assisi.
La seconda parte ha un atmosfera più acustica, suoni più eterei. Si parte con “Confessioni di un malandrino” tratta da una poesia del poeta russo Esenin, il suo primo successo e poi, altrove, agli ultimi lavori dell’artista, gli album “Il rivo e la rosa” e il live “Camminando camminando in tre”. Un percorso fatto di brani storici come “La luna”, “Il dono del cervo” fino alla finale “Lord Franklin”, traduzione della ballata dedicata al marinaio inglese scomparso a metà del IX secolo nella mitica ricerca del passaggio a nord-ovest.
Ma il concerto non poteva finire così, il pubblico della sala S.Cecilia aveva ancora voglia di ascoltare. E Branduardi è tornato sul palco con la sua band di musicisti di grandissimo spessore che meritano una menzione a parte, Davide Regazzoni alla batteria e percussioni, Stefano Olivato al basso, contrabasso e armonica, Leonardo Pieri al piano, tastiere e fisarmonica, Michele Ascolese (chi non lo ricorda in tanti concerti con Fabrizio De Andrè?) alle chitarre.
Parte “Cogli la prima mela” in un arrangiamento flamenco e dialoghi di assolo tra i musicisti e si chiude con “Cercando l’oro”, ripresa dopo che il pubblico ha continuato a cantarla spontaneamente in un clima di festa e gioia. Uno spettacolo degli Anni ’80 di Branduardi si chiamava “e festa si farà…” e anche per questa volta la magia, attraverso la sua musica, si è rinnovata.
Gilda Luzzi e Maurizio Trequattrini