In occasione della conferenza sulle cause della morte di Enrico VII intitolata: “L’imperatore Enrico VII è morto d’arsenico nel 1313? Una nuova analisi scientifica delle ossa del primo imperatore della maison de Luxembourg nel Medioevo”, organizzata dall’ Ambasciata d’Italia in partenariato con il Naturmusée e la collaborazione di : Amis de l’Histoire, Convivium, Université du Luxembourg, che si terrà venerdì 20 marzo (ore 18) presso il Musée National d’Histoire Naturelle (Lussemburgo) abbiamo rivolto qualche domanda al relatore, professor Giandonato Tartarelli (PhD in Scienze Naturali, Scuola Normale Superiore di Pisa) che si è occupato delle ricerche.
L’Imperatore Enrico VII è certamente morto avvelenato?
Questa è la nostra ipotesi!
Il nostro lavoro consiste nel formulare un’ipotesi che tenga conto contemporaneamente delle evidenze emerse dalle analisi biologiche e chimico fisiche con le informazioni riportate dalle fonti storiche. Da questo punto di vista, le informazioni relative alla descrizione dei sintomi accusati dal sovrano durante i suoi ultimi mesi di vita sono di estremo interesse e rappresentano la cornice in cui inserire i risultati della nostra indagine. Il tentativo è quello di disegnare un quadro degli eventi il più possibile completo.
Una delle evidenze più limpide della nostra indagine è quella di aver ritrovato concentrazioni estremamente elevate di arsenico nelle ossa del sovrano. Come da attendersi le maggiori concentrazioni sono state rilevate nel cranio sia perché questo elemento si accumula particolarmente nei capelli e nelle unghie e sia perché il cranio è il distretto anatomico meglio conservato. A tal proposito è opportuno ricordare i trattamenti effettuati sul cadavere di Arrigo dopo la sua morte: il cranio prima della sepoltura fu sottoposto a bollitura (probabilmente in un recipiente piccolo adatto al suo volume per scarnificarlo ma preservarlo integro) ma non a bruciatura su un rogo come, invece, è avvenuto per le altre ossa.
In ogni caso le concentrazioni di veleno rilevate sono giustificabili solo con un accumulo di piccole quantità avvenuto lentamente nel tempo come avviene, per esempio, nelle popolazioni esposte a fonti idriche (più raramente alimentari) contaminate, agli operai che operano senza protezioni in alcuni processi industriali o che avveniva quando l’arsenico (in varie forme e concentrazioni) era utilizzato per lunghi periodi come medicamento per uso topico o parenterale per curare diverse patologie. L’arsenico, infatti, ha una lunga tradizione in farmacopea che sembra risalire a circa 2500 anni fa.
Le informazioni sullo stato di salute del sovrano negli ultimi mesi di vita evidenziatisi dalle analisi biologiche, quelle ricostruite dalle cronache dell’epoca, sembrano secondo noi compatibili con l’ipotesi di uno stato di debilitazione progressivo indotto da una terapia a base di arsenico per curare alcune malattie di cui il sovrano era affetto.
Quali sono le tecniche utilizzate per rilevarne la sua morte?
Le tecniche utilizzate sono state una approfondita analisi morfoscopica delle ossa coadiuvate da numerose analisi chimico-fisiche atte a valutare la composizione della componente inorganica, lo stato di conservazione del reperto e i processi tafonomici innescati per esempio dai processi di bollitura e bruciatura delle ossa. Fra queste:
· spettrometria ad emissione atomica
· Diffrattometria a raggi X
· Microscopio a Scansione Elettronica (SEM), equipaggiato di una sorgente ad effetto di campo (FE-SEM) e rivelatore di fotoni X
· Microscopio elettronica a Trasmissione
· Spettrofotometro Infrarosso in Trasformata di Fourier (FT-IR) per valutare lo stato di diagenesi della componente inorganica
Perchè è così importante conoscere i motivi del suo decesso?
Per sciogliere i dubbi sulla morte del sovrano: se è un delitto allora c’è stata una congiura (dei guelfi? del Papa? di tutti e due?). Se è non lo è, come sosteniamo, la morte è naturale e, anzi, evidenziamo dei tentativi prolungati di terapia.
Paola Cairo