alexis_tsipras

 

Alexis Tsipras, leader del partito di estrema sinistra Syriza, è il primo ministro della Grecia dopo aver vinto le elezioni legislative tenutesi  lo scorso gennaio. Tsipras, 40 anni e premier più giovane della storia greca, ha al tempo stesso entusiasmato e spaventato l’Europa, fondando il suo successo su un punto politico preciso: la fine dell´austerità finanziaria imposta dal 2010 alla Grecia dalla Troika (insieme dei creditori della Grecia: Commissione Europea, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale), attraverso una rinegoziazione del debito contratto.

Le tappe della crisi greca si possono racchiudere in quattro momenti. Fine 2009: le casse statali elleniche hanno presentano un´esposizione debitoria catastrofica ed insostenibile. Inizio 2010: le crisi greca assume carattere internazionale. Primo sostegno finanziario alla Grecia per 110 miliardi di Euro, con contestuale cura shock di risanamento dei conti in Grecia. Marzo 2012: la crisi aumenta, la Grecia riceve un secondo finanziamento per circa 130 miliardi di Euro. La politica di austerità è rafforzata. Gennaio 2015: il tasso di disoccupazione in Grecia è al 25% circa, quello giovanile ha sforato il 50%. Tsipras vince le elezioni promettendo la rinegoziazione del debito e la fine dell´austerita.

La Grecia ha dunque ricevuto un finanziamento totale di circa 240 miliardi di Euro dalla Troika per far fronte ad una situazione dei conti pubblici disastrosa. Di questo totale, attraverso prestiti bilaterali l´Italia ha versato circa 10 miliardi di Euro (solo Francia e Germania hanno un´esposizione maggiore), mentre il Lussemburgo “solo” 140 milioni di Euro. L´esposizione totale dell´Italia verso la Grecia ammonta a circa 40 miliardi di Euro (oltre al prestito bilaterale sopramenzionato, ne vanno aggiunti altri erogati per il tramite di istituzioni di cui l´Italia e´ parte). Per effetto di tali finanziamenti, attualmente il debito pubblico greco e´ per il 60% nelle mani dei governi europei ed organismi internazionali (quali il Fondo Monetario Internazionale). In questo contesto, la Grecia si è obbligata ad attuare un rigoroso piano di austerità aumentando tasse, congelando stipendi pubblici, attuando riforme strutturali e privatizzando beni pubblici.

Grexit

 

Con la vittoria di Tsipras e le sue intenzioni di dare fine alla politica di austerità imposta dalla Troika, la Grecia e l’Europa sono oggi dinanzi a un bivio: Grexit (acronimo per indicare l´uscita della Grecia dall´Euro) o rinegoziazione del debito.

Grexit implicherebbe per la Grecia l´emissione di una nuova moneta fortemente svalutata nei mercati internazionali, conseguente recessione economica e la probabile caduta del governo Tsipras (con l´incombente pericolo di Alba Dorata, partito greco filonazista, gia oggi in Parlamento grazie al 6% ottenuto allo scrutinio elettorale dello scorso gennaio), mentre i Paesi dell´Eurozona rischierebbero di perdere il credito prestato alla Grecia e, alcuni di essi (Italia, Spagna e Portogallo in primis) essere esposti ad un pericoloso effetto domino in casa propria. Grexit, infatti, determinerebbe una carenza di fiducia nei confronti del “sistema Europa” in generale, seminando il panico tra le piazze finanziarie ed inficiando – forse irrimediabilmente – l´Euro. “Grexit is not an option” è stato ripetuto piu volte dall’Eurogruppo (organo consultivo composto dai ministri dell’Economia degli Stati dell’area Euro). Nelle ultime settimane, questa frase ha sempre più il sapore di chi vuole allontanare lo spauracchio concreto della Grexit.

La rinegoziazione del debito, invece, costituirebbe la scelta piu saggia ed auspicabile, sebbene difficilmente perseguibile. La Grecia ha chiesto un “prestito ponte” di 6 mesi all´Europa per dare immediato respiro alle casse statali e nell´attesa di rinegoziare il debito contratto. L´Eurogruppo, al momento, sembra disposta a concedere un “prestito ponte” per 4 mesi ed a condizioni restrittive di perseguimento di attuazione delle riforme e del pagamento nelle scadenze stabilite dei debiti pregressi da parte della Grecia. Sul piano politico, un alleggerimento del debito greco è visto con preoccupazione dall´Eurogruppo: potrebbe, infatti, dare respiro ad alcune compagini politiche sparse in Europa (Podemos in Spagna, Front National in Francia, M5S e Lega Nord in Italia) che – aldilà del colore politico di appartenenza – fondano le proprie politiche sul malcontento popolare di matrice politica o economico/sociale, puntando il dito contro l´Europa e l´Euro.

Nel frattempo, in un contesto mondiale sempre più destabilizzato, la Russia di Putin non ha fatto mancare la sua solidarietà al governo greco dinanzi alla drammatica situazione in atto. Le casse russe sono in una situazione altrettanto disastrata, ma Putin resta comunque a guardare affacciato alla finestra l´evolversi della situazione, forte della sua potenza geografica e militare e pronto a capitalizzare, sul piano politico e diplomatico, il fallimento del negoziato tra Tsipras e l´Eurogruppo.

La difficile situazione attuale può, tuttavia, costituire una grande opportunità per una definitiva trasformazione dell´Europa da animale economico a creatura politica. La storia può aiutare in questo senso.

Hermann Josef Abs firma l'accordo di Londra il 27 febbraio 1953 sul debito della Germania.
Hermann Josef Abs firma l’accordo di Londra il 27 febbraio 1953 sul debito della Germania.

Nel 1953 con la Conferenza di Londra, ventuno Paesi (tra cui Italia, Lussemburgo e Grecia) condonarono alla Germania i debiti di due guerre mondiali, dimezzandoli del 50% e dilazionandoli in 30 anni. Senza quell’accordo, la Germania avrebbe dovuto ripagare i debiti di guerra per altri 50 anni. Questo precedente non deve costituire un ricatto morale verso la Germania di oggi, ma può servire da spunto di riflessione per trovare soluzioni condivise; con il sacrificio di tutti, ma per il bene di tutti.

La crisi del debito greco ed lo spettro della fine del sogno europeo devono costituire da stimolo per dare vita, o semplicemente riattivare, in seno alle istituzioni europee quel principio di solidarietà che è alla base di ogni tipo di unione.

Gaetano Vittoria

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