In attesa del concerto di domenica 22 marzo a Villa Vauban, organizzato dalla Dante Alighieri Comitato Lussemburgo, scambiamo quattro chiacchiere con l’arpista Rosellina Guzzo, che con Vincenzo e Matteo Mancuso si esibiranno con un repertorio  che, partendo dalle sponde del Mediterraneo ci porterà in Irlanda, con qualche fugace incursione nel Mississipi, patria del blues.

 Rosellina-Guzzo-arpa-viggianese

 

Nel tuo curriculum notiamo notevoli collaborazioni con grandi nomi della musica folk irlandese e britannica CHIEFTAINS, JACQUI MCSHEE dei PENTAGLE e molti altri. Cosa hai appreso suonando accanto a questi grandi musicisti?

Queste collaborazioni sono state bellissime esperienze, anche se non ha mai pensato di aver raggiunto alcun traguardo; piuttosto tutto ciò ha fatto da stimolo per continuare a crescere. Lo scambio di culture e tradizioni diverse ti fa capire come la musica riesca ad abbattere ogni barriera.

Riecheggia ancora nelle mie orecchie il tin whistle di Seàn Potts dei Chieftains quando ha intonato “Vitti ‘na crozza”. E’  stata un’ emozione immensa…

 L’arpa spesso e volentieri si identifica come lo strumento più difficile da suonare. Cosa spinge un artista ad avvicinarvisi ?

Penso che tutti gli strumenti siano difficili da suonare se lo fai professionalmente. Mi sono avvicinata all’ arpa studiando danza classica, ogni volta che la mia maestra inseriva il vinile di Čajkovskij  per ripassare le coreografie del “Lago dei Cigni”, il  “suono d’ acqua” dell’ arpa mi catturava ribaltandomi in un mondo onirico.

A Lussemburgo sarai con Vincenzo Mancuso e Matteo Mancuso due bravissimi chitarristi. Come nascono queste collaborazioni ?

Vincenzo Mancuso è uno dei maggiori chitarristi italiani; si è sempre dedicato al pop e al jazz e vanta delle collaborazioni che abbracciano la storia della musica italiana, da Francesco De Gregori a Renato Zero. La sua straordinaria poliedricità, ed anche la mia ricerca di un mondo alternativo a quello della musica classica,  ci ha portati, nel 2008, ad una  collaborazione e alla realizzazione di un cd.  Matteo (figlio di Vincenzo), nonostante abbia compiuto da poco 18 anni, è davvero un grande talento ed ha già ricevuto riconoscimenti prestigiosi, (uno insieme al sassofonista Francesco Cafiso). Ha, infatti, rielaborato una particolare tecnica che gli consente di suonare la chitarra elettrica senza plettro, come pochi al mondo. Sono certa abbia davanti a se una grande carriera artistica. E chissà, magari un giorno sarò io a dire di avere collaborato con lui!

 

Paolo Travelli

 

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