Abbiamo incontrato il cantautore siciliano in occasione della sua turné che il 23 gennaio ha toccato la cittadina di Heusweiler, a pochi chilometri da Saarbrücken.
Sei in giro con una turné che ti porta in grandi e importanti città tedesche come Lipsia, Dresda e Weimar, poi in Austria e, infine, in Italia. Come è strutturato lo spettacolo?
Ci saranno tre musicisti sul palco, privilegiando, quindi, un’atmosfera abbastanza intima. C’è il sassofonista e clarinettista Roberto Petroni, il chitarrista Max Kepperling e poi io che mi alterno al pianoforte e alla chitarra.
Cercherò di restituire una quintessenza del mio repertorio rispettando gli equilibri tra repertorio vecchio che, magari è più vicino alle aspettative del pubblico che vuole sentire le cose che conosce già e, magari, qualcosa di nuovo per andare avanti.
A cosa stai lavorando attualmente?
Non sto lavorando a nulla di nuovo. Sono molto assorbito dai preparativi per lo spettacolo del 22 agosto a Zurigo nello Hallenstadion, il “Grande Finale”. Se non erro, con i suoi 13.000 posti a sedere, è uno dei più grandi spettacoli fatti finora da me.
Sarà uno spettacolo di 4 ore con 35 canzoni che non farò da solo, ma con tanti artisti che mi hanno confermato la loro presenza, tra cui Finardi, Battiato, gli Intillimani. Sarà una bella festa per e con la mia musica.
Finora, quando ho collaborato con altri artisti, ho cercato sempre un linguaggio comune, un terreno comune tentando di carpire i piccoli segreti che l’artista può avere, il suo modo di comporre, di scrivere, di combinare il linguaggio musicale e verbale. Voglio scoprire la persona che c’è dietro quelle parole, quella musica per trovare una dimensione umana comune, perché solo questo tipo di empatia ci permetterà di trovare quella vicinanza che ci permetta di essere per essere armoniosi nella composizione e nell’esecuzione e riuscire a trasmetterlo alla gente.
A Zurigo ci saranno diversi momenti con diverse sfumature.
Progetti futuri?
Il concerto di Zurigo sarà l’ultimo prima di una pausa che durerà 2 anni, fino al 2017. Dopo 30 anni penso di meritarmi una pausa per fare, dopo tanto tempo, un viaggio dentro di me e non fuori di me. Mi piace l’idea dell’immobilità l’idea di stare a casa, l’idea di svegliarmi la mattina senza avere impegni ed essere libero di decidere la mia giornata. Avrò tempo così per improvvisare, fare l’abbonamento a teatro ed andare a vedere uno spettacolo quando ne ho voglia e non trovarmi nella situazione di dover rinunciare ad un concerto che avrei voluto vedere perché anche io quella sera sono impegnato. In altri termini per avere il tempo di fare quelle cose che non sono riuscito a fare negli ultimi 30 anni.
Elisa Cutullè