Il 23 novembre scorso durante il Saarbrücken Jazzfestival 2014 abbiamo incontrato Giovanni Mirabassi, classe 1970, perugino di nascita e ora residente a Parigi, a 17 anni ha la possibilità di esibirsi con Chet Baker. Da allora ha calcato molti palchi mondiali.
Sei molto in giro per il mondo, e spesso in Giappone. Come è nato l’interesse?
L’espansione nel mercato giapponese è avvenuta quando avevo appena registrato il mio primo disco con una casa discografica che all’epoca era molto conosciuta ma ora non esiste più (Sketch, ndr).
Nel 1998 un signore giapponese sentì una mia canzone alla FIP (emittente radio del gruppo Radio France) e contattò la casa discografica chiedendo di poter comprare 250 dischi perché voleva fare un test. Dopo appena 3 settimane è tornato chiedendo, stavolta, ben 5.000 dischi e ripetendo il tutto per ancora due volte. Da quel giorno, in effetti, la mia vita è cambiata. Non so esattamente quante volte, da allora io sia stato in tournè in Giappone. Considerando che ci vado almeno due volte l’anno direi che ci sono stato almeno una ventina di volte.
Hai parlato di prime volte. Che ricordi hai dei tuoi primi concerti?
Mi ricordo ancora benissimo la prima volta che mi sono esibito in Giappone. Sono arrivato ad Osaka per esibirmi in uno studio radiofonico con una capienza di 800 persone. Quando sono salito sul palco mi sono reso conto che la gente mi conosceva perché aveva già ascoltato e/o comprato i miei dischi. All’epoca ero giovane, all’inizio e mi ricordo che rimasi molto colpito da questo. Dopo 11.000 chilometri in aereo, a 30 anni mi sono trovato ad entrare in una sala accolto da un applauso così forte da rendermi conto che erano davvero mesi che mi aspettavano.
Sono queste “prime volte” quelle che rimangono maggiormente nella memoria: quando ho fatto il mio primo brano di successo a Parigi, mi sono recato alla sala in cui dovevo suonare. Arrivato lì davanti ho visto una fila immensa e, non pensando che si trattasse delle persone che si erano messe in fila per il mio concerto, mi sono messo in fila anche io. A un certo punto mi sono reso conto che le persone in fila si giravano e mi guardavano additandomi. Solo in quel momento mi è venuto il dubbio che quelle persone fossero lì per ascoltarmi.
Mi ricordo che la situazione mi parve alquanto strana: tutti sognano delle propria ora di gloria, ma pochi si rendono conto che, ad un tratto, si ha una grande responsabilità sulle spalle. Ancor più strano mi sono sentito al sapere che quelli in fila, in realtà, erano quelli in lista d’attesa perché il concerto era già tutto esaurito. Essere un genio incompreso è facile; è difficile, invece, dover fare i conti con la grandezza che gli altri ti riconoscono. A quel punto nulla è più come prima: gli spettatori si aspettano di sentire un genio ed a quel punto non ci può permettere più un errore. Il tutto, all’inizio, è un po’ stressante. Poi, con gli anni, ci si calma.
Progetti futuri?
Ci sono diversi progetti in uscita. Ho già infatti, registrato i mie prossimi dischi: Un progetto con il Trio che verrà distribuito a Gennaio; un disco da solista sulle mie cantanti preferite (Mercedes Sousa, Edith Piaf ed Ella Fitzgerald) in uscita a fine 2015 e, infine un disco sulle musiche di Hayao Miyazaki (Vincitore dell’Orso d’Oro e del Premio Oscar per La città incantata, cartone animato giapponese) per Columbia in uscita a gennaio 2015 con successiva tournee a marzo 2015. La tournè non sarà, tuttavia, con il mio trio, bensì con un gruppo creato ad hoc per questo progetto specifico.
Elisa Cutullè