Mercoledì 19 novembre scorso si è svolto all’ Università di Lussemburgo (Campus Kirchberg), il primo Women’s Entrepreneurship Day. Il discorso di benvenuto da parte di Marjut Santoni, a capo del Fondo Investimento Europei della Banca degli Investimenti Europei, ha illustrato positivamente come sarebbe proseguito il meeting: in maniera cordiale e diretta, senza sottintesi. Sul palco insieme alla mediatrice Amy Rose, ci sono sei donne: alcune si definiscono imprenditrici, altre semplicemente affermano di amare il proprio lavoro. Ognuna proviene da un ambito diverso ed è questo che rende interessante la conferenza.
Rana Hein-Hartmann, per esempio, ha fondato la sua società di risorse umane nonostante nessuno appoggiasse la sua idea, mentre Patricia Caire è un esempio di successo femminile in ambito scientifico.
La neozelandese Genna Elvin invece, dopo varie esperienze lavorative fonda la sua startup Tadaweb dove mette a disposizione le sue esperienze per le aziende che vogliono analizzare i differenti dati nel loro mercato: dai Social Network all’indicizzazione dei siti.
Feyrouz Ashoura la quarta protagonista della comferenza, è una giovane stilista che realizza sculture, mentre Aude Lemogne ha fondato la sua società di consulenza per investimeti nel settore dell’arte. Infine, Dorthea Bekker fondatrice dell’organizzazione femminile The Network. La conferenza comincia con la questione di quanto sia importate il Lussemburgo per le donne e come chi è lussemburghese possa trarne vantaggio. Aude e Feyrouz, entrambe lussemburghesi, confermano questa marcia in più data dalla conoscenza delle 4 lingue parlate nel Granducato; sapere l’inglese, il francese e il tedesco ti permette di viaggiare e soprattutto vivere e lavorare all’estero evitando le problematiche della lingua straniera. Un punto di vantaggio, che invidiamo tutti a chi nasce qui.
Si parla anche del fatto che le donne con posizioni senior o executive sono sempre una minoranza. Rana afferma che questo non deve fermare nessuna donna; bisogna, anzi, essere in grado di saper sfruttare questo elemento a proprio vantaggio. Il punto caldo della conferenza arriva con la discussione riguardante la scelta o meno di avere figli: c’è chi ha scelto di non averne, per seguire la propria carriera e chi invece ha deciso che non sarebbe stato un figlio a fermarla. Ognuna di loro ha fatto una scelta, di cui è contenta, ma il vero messaggio che trasmettono è che oggi come oggi, con la tecnologia che abbiamo a disposizione, possiamo fare tutto. Vent’anni fa una donna che voleva fare carriera doveva ancora scegliere tra avere una famiglia o proseguire la sua via professionale. “Oggi invece – ci racconta Genna – i nostri figli hanno Skype, lo sanno usare e possono rimanere in contatto con noi, anche se siamo lontane da casa”. Tutto è possibile, quando vuoi ottenerlo.
La famiglia è importante anche per il supporto come ci racconta Aude che afferma quanto sia importante il sostegno del proprio compagno. “Alla fine ognuna di noi ha una situazione diversa ma siamo noi che la viviamo con il nostro compagno e siamo noi che possiamo capire cosa o meno poter fare”.
Ognuna di loro ci ha lasciato un consiglio o una frase, raccolta e vissuta nella loro esperienza: siate sempre postive, mai pigre, credeteci sempre e cercate di capire cosa volete davvero.
Piccoli consigli come delle sorelle maggiori possono dare: incoraggiandoci, facendoci capire quanto sia dura raggiungere gli obiettivi, ma quanto la ricompensa ne faccia valere la pena. Ed è proprio quello di cui noi donne abbiamo bisogno.
Valentina Agostini