Il 7 novembre scorso, si è svolta a Lussemburgo la tavola rotonda dal titolo “I bambini della recessione: impatto della crisi economica sul benessere dei bambini nei paesi ricchi”, basata sui risultati dell’ultima ricerca Unicef, condotta dall’Istituto Innocenti di Firenze.
I dati allarmanti dimostrano come anche nei paesi ricchi dell’Unione Europea e dell’OCSE, l’impatto della recessione abbia contribuito al declino del benessere dei bambini. In Paesi come Irlanda, Croazia, Lettonia, Grecia e Islanda il tetto di povertà infantile è aumentato del 50%. La recessione non risparmia nemmeno il ricco Lussemburgo che dal 2008 ha conosciuto un aumento di povertà infantile.
In Italia un bambino su tre vive in povertà e, rispetto al 2008, ci sono in più oltre 600.000 bambini poveri. Il dato che più preoccupa è quel 22,2% di ragazzi che vanno dai 15 ai 24 anni definiti NEET (acronimo inglese Not in Education, not in Employment or Training), ovvero adolescenti che non studiano, non lavorano e non frequentano alcun corso di formazione vivendo in un limbo ombrato da incertezza .
La recessione si traduce non solo in perdita del posto di lavoro da parte di entrambi o uno dei genitori, ma da un vero e proprio passo indietro da parte degli Stati che, a partire dal 2010, hanno tagliato i propri bilanci passando da politiche espansive e di sostegno, a risparmi e addirittura drastici tagli con conseguente impatto negativo su infanzia e adolescenza, soprattutto nella regione del Mediterraneo.
Durante il dibattito, gli interventi di alcune autorità politiche e di rappresentanti di alcune associazioni a scopo benefico, hanno messo in evidenza come anche in Lussemburgo, molte famiglie vittime della crisi hanno perso speranza e fiducia nelle istituzioni e di come il Paese (e non solo il Lussemburgo, ma anche tutti gli stati membri dell’UE) abbia bisogno di forti reti di sicurezza sociale per la protezione dei bamabini e di attuazione di politiche sociali, volte a controbilanciare la regressione, soprattutto durante periodi di congiunture negative.
Cinzia Regalbuto