Lo scorso 6 giugno etika et ATTAC Luxembourg hanno invitato Jean-François Gayraud, commissario divisionale e criminologo francese, a presentare il suo ultimo libro Le nouveau Capitalisme Criminel. Resoconto.

GAYRAUD

Con toni riflessivi e pacati Gayraud ha illustrato la sua ultima opera dove ripercorre la storia e analizza la struttura dell’odierno capitalismo finanziario che detta i ritmi dell’odierna società. Un capitalismo che attraverso le sue modificazioni e trasformazioni – soprattutto quelle avvenute negli ultimi trenta anni – ha assunto un aspetto sinistramente criminale. Mentre nel XVIII e XIX secolo furono posti in atto tentativi per associare l’idea del “commercio” a quella della “pacificazione”,ciò che si può facilmente notare è che negli ultimi tre decenni si è assistito, invece, al ritorno di pratiche fraudolente che sono state in qualche modo accettate dall’intera società.

A partire dagli Anni ’80, infatti, il capitalismo classico ha profondamente mutato la sua forma diventando di fatto deregolamentato, mondializzato e soprattutto finanziarizzato all’eccesso.

L’assenza di regole, la globalizzazione e l’eccessivo ricorso alla finanza hanno incentivato e promosso possibilità criminali fraudolente in passato del tutto inedite e senza alcun precedente. Siamo quindi di fronte ad un capitalismo che presenta un aspetto fortemente criminogeno, una connotazione che però nelle analisi degli economisti non viene quasi mai menzionata.Questo aspetto criminale del capitalismo sembra infatti essere del tutto incompreso, ignorato o persino accettato dagli esperti e dagli studiosi, come se si trattasse di un aspetto intrinseco e strutturale al fenomeno stesso. Da questa assunzione di principi deriva ovviamente l’impunibilità penale e la mancata criminalizzazione dei mercati finanziari dediti ad attività speculative i cui effetti nefasti ricadono sull’intera popolazione mondiale.

Bisogna puntualizzare, precisa Jean-François Gayraud, che l’attuale crisi finanziaria che sta attraversando l’intera Europa non è affatto identica ad alcuna altra crisi finanziaria che si è verificata nel passato, non si tratta, infatti, di una crisi localizzata ma è una crisi che presenta carattere mondializzato“. Le crisi interne al capitalismo che si sono fino ad oggi prodotte presentano anche la comune caratteristica di essere ricorrenti ed estremamente brutali per quanto riguarda gli aspetti e le ricadute sociali, esse infatti minano profondamente l’assetto dello stato e si ripercuotono a livello globale. Inoltre, presentano sempre e in maniera costante una dimensione fortemente criminale, ma in particolare la crisi odierna costituisce il naturale effetto generato dal modello di business finanziario attualmente adottato: l’illegalità è oggi diventata parte integrante della finanza.

Ma come si è arrivati a questo punto?

Finché l’attività finanziaria è stata sottoposta ad una forte regolamentazione le crisi sono state del tutto scongiurate, grazie anche all’applicazione delle politiche Keynesiane messe in atto a partire dal 1945 che hanno garantito per circa trenta anni un grande sviluppo. E’ a partire dagli Anni ’80 e soprattutto negli Anni ’90 che, in concomitanza al processo di deregolamentazione avviato dalle istituzioni politiche colpevoli di aver ceduto alle pressioni dei poteri finanziari, hanno incominciato a verificarsi gravi crisi come ad esempio quelle dei mercati asiatici.

La crisi che imperversa in occidente da ormai quasi sette anni è di fatto connotata da eccessi di privatizzazioni, creazione di bolle immobiliari e finanziarie ed ha avuto origine da una ripetizione di frodi, prima fra tutte, per importanza, la crisi della bolla dei mutui sub-prime in USA.

Ciò che stupisce maggiormente oggi è che questa criminalità finanziaria sia di fatto parte integrante del sistema, un aspetto criminoso che è ormai inglobato nel funzionamento della finanza internazionale.

Aspetto che si presenta anche strettamente connesso alle istituzioni politiche: in una conferenza sul “capitalismo inclusivo”, tenuta a Londra, Christine Lagarde, direttrice del FMI, ha infatti affermato che “il capitalismo è stato “sfregiato” da eccessi che hanno condotto a una massiva distruzione di valori, ad una disoccupazione molto alta e a crescenti tensioni sociali accompagnate da disillusione politica.” La Lagarde si è anche chiesta quale fosse il fine effettivo di questa finanza ed ha concluso che: “Evidentemente non è la ricchezza il bene che inseguiamo; perché questa è utile solamente per qualcosa d’altro.”

Ad una più attenta analisi Jean-François Gayraud nota come questo discorso dai toni etici ed elevati abbia comunque per oggetto quello stesso capitalismo che si vuole presentare come “inclusivo”, cioè un capitalismo che parla di eticità e solidarietà dei mercati finanziari, che sono però quegli stessi mercati che, con i loro eccessi, hanno creato una crisi di dimensioni globali e criminali del tutto estranee alle ragioni della morale.

L’autore procede poi ad analizzare il fenomeno in base a più livelli:

–        un primo livello giudiziario e penale caratterizzato da frodi criminali che proprio grazie al loro carattere di ripetitività assumono una natura intrinseca al sistema.

–        un secondo livello che l’autore definisce macro-economico e macro-criminale. Occorre innanzitutto comprendere come il sistema finanziario stesso sia in grado di auto organizzarsi e quali siano i suoi effettivi scopi. E’ interessante notare come l’intero apparato sia ormai caratterizzato da un assetto predatorio che conduce concretamente ad atti criminali continuamente ripetuti. La criminalità organizzata interna ai mercati è, inoltre, avvantaggiata dalle nuove tecnologie che permettono di fare trading ad alta velocità: la totalità delle transazioni finanziarie si basa infatti su algoritmi matematici molto complessi e di difficile comprensione, i cui calcoli vengono eseguiti ad altissima velocità (si parla di circa 2000 transazioni per nanosecondo). Complessità di calcolo e ipervelocità generano quindi un substrato operazionale talmente opaco e poco trasparente da rendere materialmente impossibile qualsiasi operazione di controllo e rendendo la situazione stabilizzata e sistematicamente favorevole alla frode. Un sistema che ormai appare completamente legalizzato, grazie anche alla liberalizzazione e alla deregolamentazione dei mercati finanziari che ha favorito le potenzialità criminogene dell’attività di iperspeculazione. Non è, infatti, attualmente possibile comprendere il senso e la direzione dei mercati, quali siano gli attori coinvolti e il grado di rischio assunto, da dove provenga una determinata strategia e quale origine abbiano i capitali oggetto delle transazioni stesse. E’ un’invisibilità di carattere intellettuale, materiale e giuridica che genera un universo talmente opaco dove i tentativi di analisi e di chiarezza si scontrano quotidianamente con la manipolazione dell’informazione. Viviamo in un mondo dove le regole del buon trading scompaiono sui cavi di un trading ad alta frequenza, il cui unico scopo perseguito è il profitto.

La questione della velocità e dell’etica rimanda ad alcune posizioni filosofiche dell’antica Grecia: l’essere umano è motivato ad agire in modo etico e morale in base a norme universalmente condivise unicamente perché le sue azioni sono costantemente sottoposte al vaglio del giudizio sociale della comunità a cui appartiene. Gli attori del mercato finanziario pongono invece in atto strategie fraudolente che sfuggono al controllo sociale delle istituzioni i cui atti hanno conseguenze devastanti sulla società; queste azioni criminali avvengono in maniera così rapida e opaca da risultare del tutto invisibili. Ovviamente mercati finanziari di questo tipo non sono di alcuna utilità all’economia reale, siamo realmente di fronte ad un’attività occulta che, secondo Jean François Gayraud, dovrebbe essere soppressa.

–        un terzo livello micro-economico e micro-criminale riguarda le infrazioni penali commesse all’interno di queste pratiche e l’identificazione stessa della frode. Gayraud fornisce come esempio la crisi dei sub-prime scoppiata alla fine del 2006 negli Stati Uniti che ha avuto gravi conseguenze sull’intera economia mondiale e soprattutto nei Paesi del mondo occidentale. E’ proprio da questa crisi che ha avuto origine l’attuale gravissima crisi economica. I sub-prime sono prestiti ad alto rischio finanziario concessi da istituti di credito in favore di clienti giudicati ad alto rischio debitorio. Banche concessionarie di questi mutui hanno provveduto a tutelarsi dalle possibili insolvenze attraverso meccanismi di cartolarizzazione del debito.

Si tratta di una vera e propria operazione di ingegneria finanziaria dove i mutui sono stati trasformati in titoli finanziari successivamente ceduti ad altri investitori istituzionali. In genere l’elevato rischio connesso a questi prodotti è compensato da rendimenti molto superiori alla media, rimane però il pericolo di un default che successivamente si ripercuota dalle famiglie, alle banche per arrivare infine al mercato. L’operazione di cartolarizzazione regala però alle banche l’innegabile vantaggio di sbarazzarsi della propria responsabilità giudiziaria e finanziaria. Le banche quindi si sono rese colpevoli di aver distribuito prestiti in maniera quantitativa e massiva piuttosto che in maniera qualitativa, senza eseguire le dovute indagini in merito alla capacità di solvibilità dei soggetti a cui venivano concessi i prestiti.

 crimine

Concludendo Jean François Gayraud osserva che i mercati finanziari si avvalgono quotidianamente di tre dispositivi che concorrono ad occultarne la responsabilità penale:

–        la transazione finanziaria che rende di fatto impossibile l’attività degli organi preposti al controllo e alla regolamentazione, poiché è ormai impossibile identificare i soggetti protagonisti delle negoziazioni finanziarie. Transazioni che hanno ormai raggiunto uno statuto istituzionale, un modus operandi diventato pratica comune dal momento che l’azione fraudolenta è praticata quotidianamente da banche e istituti finanziari. Le istituzioni bancarie, inoltre, a seguito di innumerevoli fusioni si presentano ormai concentrate in formazioni che vengono definite “too big to fail”: l’eventuale default di anche uno solo di questi colossi viene scongiurato dalla politica a qualsiasi prezzo (anche e soprattutto sociale) poiché l’intero sistema finanziario ne sarebbe trascinato e causerebbe una crisi sistemica economica di enormi proporzioni. Forti di questa consapevolezza banche e istituti finanziari hanno acquistato un’immunità di fatto grazie alla quale non sono più penalmente perseguibili. La stabilità del sistema viene garantita attraverso il sacrificio del welfare e dei diritti della popolazione, continuamente chiamata ad intervenire tramite un sistema di tassazione sempre più pesante che ha come unico scopo il risanamento dei disastrati bilanci bancari.

Ma se il diritto non viene più applicato in maniera equa, possiamo ancora affermare di vivere in uno Stato dove la legge è uguale per tutti?

–        la compenetrazione delle organizzazioni istituzionali da parte delle organizzazioni finanziarie. Il settore pubblico diventa privato in un moto di appropriazione che ingloba ciò che è da sempre appartenuto alla collettività all’interno di istituzioni private. I poteri politici rappresentano e garantiscono banche e istituti finanziari con l’estrema conseguenza di operare una distorsione della visione del mondo e della prospettiva di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, di ciò che è etico e di ciò che invece non lo è.

–        l’opacità dei meccanismi finanziari che gioca un ruolo fondamentale al fine di sostenere l’attuale sistema fraudolento.

E’ di fatto evidente l’incapacità degli Stati di porre in atto una concreta lotta contro questa illegalità.

Il problema della regolamentazione dei mercati finanziari è oggetto di quotidiana discussione ma in realtà l’impotenza degli organi di controllo e di regolamentazione è del tutto evidente: la tecnologia e la finanza impongono la loro presenza criminosa in maniera subdola e silenziosa, esse permangono sempre ai margini del dibattito politico e democratico. Si sono infatti generati rapporti di forza completamente disequilibrati che hanno disarmato il potere politico: la lotta degli Stati contro questi crimini è qualcosa che appare completamente inutile e patetico, afferma Jean François Gayraud, è costellata da leggi, dibattiti ed enormi castelli di carta che offrono solo l’illusione dell’efficacia e della riuscita.

Il mercato finanziario si presenta, dunque, fortemente manipolato da trader appartenenti a grandi banche internazionali che si sono tutte prestate alla manipolazione dei tassi di interesse, con lo scopo di guadagnare ingenti somme di denaro, attività favorita anche grazie all’esistenza dei paradisi fiscali.

Come porre fine quindi al predominio degli interessi finanziari sull’interesse generale e collettivo?

Se davvero si vuole lottare contro questa opacità malavitosa bisogna arrivare a sopprimere l’offerta dei servizi offerta da questo tipo di finanza. Si tratta di una strada molto lunga e difficoltosa dal momento che non esiste una vera volontà politica di azione.

Secondo Gyraud è fondamentale accrescere il grado di consapevolezza nei popoli. E’ necessario descrivere i fatti con le giuste parole per evitare il ristagno delle coscienze, è importante anche rendere noti i nomi degli istituti bancari dediti alle pratiche disoneste e sensibilizzare investitori e risparmiatori affinché affidino i loro capitali ad operatori più onesti ed etici. Alla coscienza sociale viene dunque demandato quell’onere dell’azione a cui gli Stati hanno del tutto rinunciato.

Jean François Gayraud è ben cosciente di come, oggi, la cattiva reputazione degli istituti bancari venga invece considerata nell’ambiente finanziario una “buona” reputazione. La distorsione della percezione di questo intero sistema criminoso si concretizza nel fatto che l’aspetto predatorio e l’eccessiva competitività ed aggressività nelle politiche finanziarie vengono ormai considerate qualità d’eccellenza sia dagli operatori del settore che dalla società civile stessa. Infatti, gli operatori fraudolenti in un sistema finanziario completamente deregolato hanno nel tempo sostituito pratiche criminali alle buone pratiche degli operatori onesti, innescando così un ribaltamento dei valori sociali dove viene unicamente esaltato il perseguimento di obiettivi predatori. Questa trasformazione si è effettivamente completata nel momento in cui il profitto è diventato il solo e unico scopo perseguito. Finché permarrà questo stato di cose rimarrà immutata la pervasività dell’illegalità nella legalità, con la conseguente formazione di una vera e propria classe borghese dedita al malaffare i cui rappresentanti non esitano a relazionarsi con gli esponenti della criminalità organizzata.

La completa distruzione di tutte le barriere morali costituisce un problema che, secondo Gayraud, pone le sue radici direttamente nel sistema educativo. Fondamentale, quindi, intervenire presso le scuole di economia e di management che hanno il compito di formare e istruire gli attori e gli operatori della futura scena economica internazionale, è esattamente in questo dominio che si gioca la chiave del nostro avvenire. Non si deve più commettere l’errore di confondere la virtù con il vizio e il compito di una creazione di valore sano e di un’ideologia onesta che lo rispecchi è ormai vitale.

Ritornando al presente Jean François Gayraud si interroga sulla nostra democrazia.

Si tratta di un sistema ancora valido oppure è solo un meccanismo di salvaguardia delle apparenze, uno status democratico che maschera il regime plutocratico imposto dagli attori della scena finanziaria?

L’attuale democrazia risulta essere minata da forze oligarchiche che reggono i fili dei mercati finanziari, ma è difficile stabilire fino a che punto questi poteri forti, opachi, ambigui e sconosciuti siano connessi alla politica. Ciò costituisce senza ombra di dubbio l’ostacolo principale per eliminare il crimine.

Viviamo già di fatto, secondo l’autore, in un regime plutocratico dettato dal profitto ma ciò che dovrebbe maggiormente preoccupare è il fatto che questi fenomeni si stiano ormai sviluppando a livello globale, siano tra loro correlati e facciano parte della criminalità e del sistema politico dei mercati finanziari. Più che correlazione si tratta di un vero e proprio rapporto di causalità.

Prendere atto della deregolamentazione promossa dagli economisti, della decisione politica di abolire territori e confini e delle nuove tecnologie di comunicazione e di informazione che favoriscono l’opacità delle transazioni, costituisce il primo passo verso la consapevolezza necessaria per poter cambiare questo sistema.

L’attuale sistema finanziario, quindi, non è solamente un sistema di produzione di ricchezza ma è anche un’organizzazione sociale ed un sistema di valori che si fonda sulla mercificazione e sul profitto.

Nella sua ultima metamorfosi questo capitalismo contiene il male che si esplicita in quella banalità più assoluta descritta da Hanna Arendt: è la contabilità della distruzione fredda, inumana e anaffettiva che sta colpendo duramente e mortalmente popoli e nazioni nella completa indifferenza di quelle istituzioni che dovrebbero, invece, proteggere e garantire la dignità della vita degli uomini. Se questo capitalismo proseguirà nella sua folle corsa distruggerà non solo sé stesso (così come previsto da Karl Marx) ma anche e soprattutto la nostra vita e la nostra società civile.

Barbara Brambillasca

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