Nell’ambito delle Giornate del Libro e del diritto d’autore, organizzate a Lussemburgo dal 23 al 26 aprile sotto l’alto patronato dell’Ambasciata Italiana, l’Ass. Convivium con la Biblioteca del Circolo “E. Curiel” e il Centre de Documentation sur les Migrations Humaines, hanno organizzato una conferenza per ricordare la storia di Giosy Malano e Giorgio Elter, due eroi della Resistenza italiana di origini lussemburghesi, il cui destino è accomunato dalle tragiche vicende riguardanti la II Guerra mondiale.
Ad introdurre la storia, poco conosciuta ma esemplare, di questi due personaggi è stata Maria Luisa Caldognetto, curatrice del volume Biographies, Itinéraires, Migrations (Ed. CDMH, Convivium, CSP, 2013).
In particolare, la storia di Malano ed Elter è stata raccontata seguendo l’archivio fotografico degli stessi, conservato presso il Centre de Documentation sur les Migrations Humaines, conferendo, in tal modo, maggior enfasi e partecipazione alla vita dei due eroi.
Giosy Malano nasce nel 1920 ad Esch/Alzette da una famiglia lussemburghese che si trasferirà in Piemonte. I genitori di Giosy Malano, titolari di una caffetteria, educheranno il figlio ai valori della giustizia sociale che porteranno quest’ultimo a battersi per i suoi ideali sino a trovare la morte nel 1944. Oggi una targa in suo onore si trova nella Chiesa del Sacro Cuore, ad Esch/Alzette. Prima della tragica fine, Malano fu imprigionato già nel 1942 dalla Gestapo mentre si trovava in servizio in Lussemburgo e rimpatriato in Italia, dove cominciò a partecipare ad azioni di sabotaggio durante la Repubblica di Salò.
La seconda storia è quella di Giorgio Elter, nipote del geologo lussemburghese di fama internazionale e nato a Mamer nel 1924. Il destino vuole che anche Giorgio muoia nel 1944 in uno scontro a fuoco, durante un tentativo di disarmare un piccolo presidio fascista, collocato ad Aosta-Ponte Suaz per tenere sotto controllo gli operai che si recavano a lavorare alla “Cogne”. Giorgio, infatti, insieme ai fratelli, era stato educato ai valori di libertà e di giustizia sociale dai genitori e soprattutto dal padre Franz che dal Trentino si era trasferito in Val d’Aosta per assumere incarichi dirigenziale negli stabilimenti di “Cogne”. Dopo la morte del giovane, la famiglia non arrestò la propria lotta e formò un presidio antifascista con il nome di Giorgio, simbolo della Resistenza valdostana, italiana, nonché orgoglio lussemburghese.
Oltre all’evidente eroismo, la storia di questi due personaggi rappresenta uno spaccato sociale del periodo tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, quando l’Italia reincarnava una meta ideale per chi volesse intraprendere un’attività imprenditoriale. Ed è ciò che spinse, infatti, le famiglie Elter e Malano ad emigrare dal Lussemburgo all’Italia.
Infine, non si può non affermare come la storia di Giosy e Giorgio dimostri che le radici dell’Italia e del Lussemburgo siano inevitabilmente intrecciate sia dal punto di vista storico, sociale e culturale e che storie poco conosciute, come quelle dei due protagonisti, possano contribuire a ricostruire i rapporti tra due Paesi da diversi ed interessanti punti di vista.
Rita Marsico