WELCOME CALABRIA
QUANDO L’ENOGASTRONOMIA …
Welcome Calabria, l’evento enogastronomico che si è tenuto ieri, 27 febbraio, presso il LagoStore di Bereldange, è nato dalla passione di Sergio Turano, calabrese fierissimo e dalla collaborazione speciale del club Scuderia Ferrari di Lussemburgo, in particolare del suo presidente Gianni Manzella e di Eugenio Parisi, patron del LagoStore, luogo dove è facile lasciare a briglie sciolte i sensi.
Sembra che al riuscitissimo viaggio sensoriale calabrese di ieri, seguirà una lunga serie di manifestazioni proprio qui in Lussemburgo, città scelta da Sergio Turano per la moltitudine di culture ed etnie che la caratterizzano e che convivono meravigliosamente. In una breve ma piacevolissima conversazione è proprio lui, appassionato di enogastronomia, ma soprattutto della “sua” Calabria, a spiegare: “Welcome Calabria non vuole essere “solo” enogastronomia, ma anche cultura, arte, antichi mestieri…mi piacerebbe far conoscere al popolo del Granducato del Lussemburgo le nostre coste dalla sabbia dorata e il mare cristallino, le grotte marine e i borghi antichi, fino a raggiungere i celeberrimi Bronzi di Riace…” ed entusiasta aggiunge: “Il mio sogno…” – ma non troppo, perché in realtà sembra essere un concreto progetto sul quale sta lavorando – è quello che Welcome Calabria, con i diversi appuntamenti, diventi il centro propulsore per la scoperta e valorizzazione della mia regione, a molti sconosciuta.”
La degustazione ha visto protagonisti i prodotti tipici della provincia di Crotone, “che pur essendo una delle provincie più povere d’Italia “, racconta Turano, “concentra oltre il 70% della produzione vitivinicola calabrese ed è anche patria indiscussa del famoso pecorino, detto appunto Pecorino Crotonese”.
La Calabria è una terra in cui da millenni la viticoltura è radicata nella sua stessa storia, celebre per la qualità delle sue uve autoctone, i suoi vini venivano offerti come premio ai vincitori delle Olimpiadi nell’antica Grecia.
Tornando al colorato Lagostore, la cantina proposta è stata “La Pizzuta del Principe”, azienda nata dall’intuizione del dott. Albino Bianchi, quarta generazione di un’apprezzata famiglia di farmacisti e di sua moglie Clara Ranieri, che 10 anni fa decise di affiancare al meraviglioso uliveto di circa 15.000 piante, un fazzoletto di terra dove crescono antichi vitigni autoctoni come il Gaglioppo, il Greco Nero, il Magliocco, il Pecorello bianco e ancora il Montonico e il Greco.
La degustazione dei vini non ha tradito le aspettative degli ospiti e nemmeno quelle di Bacco, infatti sono stati apprezzatissimi sia lo Zingamaro (rosso 100% Greco Nero 14,5 grado alcolico) che il Molarella (un bianco 100% Pecorello e 13,50 grado alcolico).
Tra i prodotti caseari, particolarmente interessante è stato il formaggio pecorino, che rimane uno dei formaggi più noti della regione, oltre alle ottime ricotte stagionate e leggermente affumicate.
Non poteva mancare il caviale calabrese, ovvero la sardella, degustata sia con le linguine che con il pane. Si tratta di un’antica ricetta, una salsa piccante tipica di Crotone e provincia, nella quale l’ingrediente principale sono i pesci azzurri pescati quando la lisca è ancora tenerissima, detti neonata. L’impasto di pesce, pepe rosso e finocchio selvatico viene messo a macerare in un barile e pressato, fino a diventare una crema piccante e gustosissima diluita con olio extravergine di oliva.
“Caratteristica comune a tutta la Calabria è l’abbondanza sulla tavola, tipica delle zone povere, sembra un controsenso ma non lo è…” impossibile non ascoltare Turano quando parla della sua regione, “nessuno voleva mostrare di essere povero, e allora quando c’era un ospite, anche a costo di non mangiare durante la settimana successiva , si portava in tavola tutto quello che, con grandi sacrifici, si era messo da parte. Gli anziani raccontano che, negli anni quaranta e nel primo dopoguerra, nella città vecchia, dove si concentrava la popolazione più povera, la domenica mentre si cucinava si gridava per farsi sentire dai vicini, frasi come “attenta al pollo che si rovina!!!” in effetti avevano trovato qualche osso e con il profumo che emanavano ingannavano i vicini!”
Cosa aggiungere a questa serata, a questo viaggio sensoriale, a questa terra dall’affascinante tradizione? Che aspettiamo impazienti la prossima degustazione, e speriamo davvero che i progetti costruttivi possano sempre essere realizzati.
Ma vi metto in guardia! Non chiedete a Turano di parlarvi del rito del maiale, perché potrebbe sequestrarvi per ore!
Daniela Fusillo