Tra 19 settembre e il 22 settembre si è svolta a Carosino (Taranto) la rassegna di poesia e letteratura, realizzata con il contributo della Regione Puglia e di Puglia Promozione, che fa dei luoghi uno dei suoi punti di forza, già dal nome “Parlate di Luce. Rassegna di Poesia Abitata.”
“Abitata” perché l’iniziativa porta la poesia nei luoghi non convenzionalmente designati alla cultura, nei crocevia di strade, nei punti di incontro, nei “teatri spontanei” offerti dal piccolo comune di Carosino, dove la rassegna curata da Biagio Lieti si tiene per il secondo anno. Il viaggio comincia al mattino, con una breve visita ai laboratori per gli studenti della scuola elementare del paese, intenti a godersi la loro festa di storie e poesie e parole. Non molto distante c’è il centro storico, dove mi attende nel pomeriggio una passeggiata alla scoperta di azioni cittadine poetico-visive.
Le installazioni di Alessandra Guttagliere, Gianluca Marinelli, Gioia Perrone e Maira Marzioni fanno capolino dai balconi, si fruiscono attraverso le vetrate delle porte di case dall’intonaco scrostato, si trasformano in luce nelle botteghe di barbieri e si fanno voce nelle sedi abbandonate di vecchie associazioni. È davvero emozionante scoprire in questo modo la piccola Carosino, ritrovarsi nella piazza principale, visitare gli interni recuperati del Palazzo Ducale e scoprire le sue due facciate sovrapposte, alzare il mento al cielo e scoprire un comignolo con una stella a otto punte che testimonia la concretezza dell’Arberia Tarantina e che ha ispirato il logo della rassegna, ascoltare i racconti che parlano del vino che sgorga dalla fontana del ‘700, lo stesso che si sta producendo in questi giorni.
Con l’odore del mosto mi sveglio il 20 settembre, il giorno in cui la rassegna si sposta a Taranto. I rappresentanti dell’associazione LAB LIB, che organizza la manifestazione, ci tengono a mostrarmi Taranto, la città dei due mari, facendomi scoprire che il Borgo Antico è un’isola, incastonata tra il Mar Piccolo e il Mar Grande e retta da un ponte di pietra e un ponte di ferro, girevole. Sullo sfondo costantemente le acciaierie. Un gioiello Taranto, come quelli che ho la fortuna di ammirare nel MARTA, il Museo Nazionale Archeologico di Taranto. Avete mai sentito parlare degli “ori di Taranto”? Dei miracoli dell’oreficeria made in Magna Grecia.
In quest’atmosfera, si apre la rassegna abitata, oggi nel Cantiere Maggese e quest’anno dedicata ad Antonio Verri, in occasione del ventennale della sua scomparsa: di lui, poeta e animatore culturale, si parla nei libri degli autori Simone Giorgino e Rossano Astremo, del territorio e di come la poesia possa narrarlo e farsene promotrice si parla nella tavola rotonda. La giornata si conclude con una performance, nella quale la mano di Orodè Deoro si fa guidare dalla voce di Giorgino tra i tufi bianchi di queste case e l’odore pungente del mare.
L’ospitalità è impagabile e io mi sento parte di questa terra passando per le cantine vitivinicole del paese, e per i siti archeologici di antichi insediamenti e stazioni romane lungo la via Appia.
Le voci femminili aprono la prima serata della Rassegna. Gioia Perrone, Elisabetta Liguori, Rossella Tempesta. È molto emozionante vedere queste donne passarsi il microfono e la voce, su questo basso palco che le rende vicine e palpabili, mentre Azzurra Cecchini disegna ascoltando. Le voci che ci guidano fino alla musica e alle letture del cantautore Daniele Di Maglie.
Il Parco archeologico di Saturo, visitato nella mattinata del 22 settembre è un’altra sorpresa. Il mare della Puglia mi si staglia davanti cristallino, trasparente, luminosissimo.
Sarà che è domenica, ma è sul sagrato della Chiesa di San Francesco che appaiono sedie, poeti e paesani. La voce giovane di Marco Inguscio apre la serata al poeta maltese Antoine Cassar che riassume nella sua opera l’esperienza di questi quattro giorni nelle terre tarantine: un mosaico di lingue, oltre che di parole, che ci porta nell’orecchio racconti di migrazioni, intrecci di vite, esempi di accoglienza. Franco Arminio, invece, mi introduce alla paesologia con i reading dal suo ultimo libro “La punta del cuore”. E tra le sue parole e la musica intensa di Oh Petroleum mi abbandono alla riflessione sul patrimonio che un piccolo comune o una provincia all’apparenza povera può raccogliere e offrire.