Da molti anni interpreta la tradizione di questa fantastica isola tenendo vivo l’interesse per uno dei patrimoni folkloristici più importanti del nostro Paese.
L’intervista completa la trovate sul numero di PassaParola Magazine attualmente in edicola.
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Nella tua carriera hai sempre cercato di differenziare la tua scelta stilistica facendoti accompagnare da tantissimi musicisti di spessore assoluto. Tra gli altri Andreas Vollenweider, Don Cherry, Enrico Rava, Richard Galliano e molti altri. Qual è la collaborazione che più di ogni altra ha inciso sul tuo percorso artistico?
Tutti questi grandi artisti che hai citato e tutti gli altri che ho conosciuto non mi hanno mai solo accompagnato. Direi molto di più: ci siamo incontrati, ci siamo piaciuti, abbiamo scambiato idee ed emozioni, ci siamo confrontati e abbiamo creato insieme. Tutti gli incontri sono fondamentali per il percorso di un artista, anche quelli che sul momento sembrano meno interessanti. Io sono partita dalle radici della mia famiglia contadina, ho appreso in casa la lingua sarda e le tradizioni, ho intrapreso lo studio della musica classica, mi sono accalorata nell’impegno politico, mai venuto meno. È proprio su questo terreno che è avvenuto l’incontro tra la mia cultura tradizionale, quella classica e quella metropolitana. La Sardegna ha rappresentato, e rappresenta tutt’ora, un luogo dove è possibile confrontare e scambiare grandi esperienze musicali; ricordo grandi jazzisti che chiedevano di partecipare ai festival in Sardegna, anche per poter suonare con i musicisti sardi la musica sarda. Sono orgogliosa di aver scelto una strada che potesse definire con precisione la mia identità, abbandonando una possibile carriera in ambito classico. Ho fatto una scelta di vita: dimostrare che la forza della nostra lingua, della nostra musica, della nostra cultura tutta, ci proietta nel mondo e ci permette un confronto alla pari con qualsiasi altra.
(continua….)
Paolo Travelli