Il MUDAM presenta l’esposizione Relegation di Catherine Lorent, mostra-evento nel Padiglione lussemburghese alla 55ima Esposizione Internazionale d’Arte – Biennale di Venezia.
L’opera intitolata Relegation è un’associazione tra pittura, disegno, scultura, performance, musica e teatro. Esposta alla Ca’ del Duca a Venezia, il nome di quest’istallazione fa riferimento alla proscrizione, ovvero al rifiuto del movimento barocco nella storia dell’arte e, in particolar modo a Venezia, dove lo sviluppo dell’architettura tardo barocca fu stroncato da una “polemica antibarocco”.
Catherine Lorent, artista lussemburghese, vive e lavora a Berlino. Ma contrariamente all’ambiente artistico berlinese, che respinge la corrente artistica barocca, la Lorent se ne ispira ampiamente utilizzando immagini “assurde, patetiche e pompose”, tipiche di questo movimento.
I temi espressi in Relegation sono quelli del sublime, del dominio e del potere, della decadenza e dell’antitesi, ma anche quelli più intemporali come ad es. la morte. L’esuberanza decorativa tipica del barocco si ripercuote nell’opera di Lorent dove i motivi si intrecciano tra di loro, diventando quasi indecifrabili. Nei dipinti si ritrovano molte figure emblematiche, come angeli, ma anche arcobaleni, teschi, armature, spade, navi, lampi. Questi ultimi in particolare sembrano trafiggere i dipinti, passarvi attraverso come perforandoli.
Ma il barocco non è l’unica fonte d’ispirazione: si ritrovano infatti anche riferimenti alla cultura classica e a quelle rock, pop e metal. Nei dipinti ad es. appaiono delle citazioni di testi di canzoni.
La mostra si articola all’interno di cinque stanze dove coabitano così dei disegni vibranti (realizzati spontaneamente dall’artista, senza schizzi preliminari) affissi alle pareti senza cornice né vetro, altri disegni di grandi formati che rivestono i soffitti, a mo’ di baldacchino, e numerosi strumenti musicali (tre pianoforti a coda e ben tredici chitarre elettriche). Le chitarre, appese al soffitto, sono collegate a degli amplificatori tramite dei cavi neri, reperibili sugli sfondi bianchi dei muri.
“Questi fili simboleggiano, spiega la Lorent, il legame e la comunicazione”. Il collegamento avviene anche tra i visitatori e l’opera, in quanto il passaggio delle persone nei vari ambienti del Palazzo provoca, attraverso l’uso di sensori, l’irruzione di suoni. Le visite fanno quindi scaturire degli arrangiamenti musicali astratti, ciascuno diverso, ciascuno unico.
L’artista multidisciplinare non ha esistato ad arricchire ulteriormente l’opera con delle performances musicali compiute da lei stessa, sola o accompagnata da altri musicisti, durante le prime fasi di inaugurazione e apertura della mostra.
L’aspetto aleatorio è molto rilevante nel montaggio quadridimensionale di Catherine, in cui, spiega, il tempo non è scandito rigidamente, ma è elastico. L’importante è dunque l’attimo, ciò che è istantaneo nonché inaspettato.
La giovane artista ci ha confidato essersi recata già più volte in Italia, in vacanza, sin dall’età di 12 anni. Dello stile di vita italiano ama il lato “anti-trash”, come lo definisce lei, che si differenzia per questo molto da quello tedesco, come ama anche il fatto che nello Stivale regni la “non-pianificazione” e quindi la libertà e l’improvvisazione.
Per concludere, la visibilità dei cavi neri, nelle sale e lungo i corridoi del Palazzo, richiama l’attenzione sulla trasparenza della struttura dell’opera, che è messa a nudo. Una semplicità nella complessità, dunque, come inteso da Catherine Lorent, secondo cui nella laboriosità di un’istallazione così ricca, carica di elementi sonori e visuali, lo spettatore può scorgere cose semplici.
Come sono forse semplici, in fin dei conti, i concetti base di quest’esposizione che, dixit il Mudam, “può essere intesa come apoteosi della vita e invito al carpe diem”.
L’esposizione sarà visibile fino al 24 novembre 2013
Elisabetta Fatichenti
Info/ http://www.relegation.lu/
Info/ www.mudam.lu