Dal Corriere dei piccoli, all’importanza dei fumetti al giallo che avrebbe voluto scrivere. Chiacchierata con Carlo Lucarelli. Il giallista più popolare e più amato tra i seguaci del noir italiano.

 

 CARLO LUCARELLI

In questa stagione di caos politico e crisi economica, alla luce delle tue letture e della tua esperienza, pensi sia possibile una rinascita di qualche deriva terroristica in Italia?

Bhè sì, ovviamente non vorremmo che accadesse però dobbiamo stare molto attenti perchè proprio in questi momenti a qualcuno possono venire cattive idee; soprattutto ci potrebbe essere chi voglia sfruttare in qualche maniera la rabbia e la paura della gente.

Come è cambiato, se è cambiato, l’approccio investigativo da quando sui grandi casi giudiziari è deflagrata prorompente la televisione?

L’approccio investigativo in realtà non dovrebbe essere cambiato perchè la TV non aggiunge niente Qualche volta cambia perchè ci sono delle pressioni maggiori da parte dell’opinione pubblica  che portano gli investigatori a guardare un po’ meglio e a trovare qualcosa di nuovo. E’ vero che i processi mediatici molte volte vengono anche sfruttati. A volte l’accusa o la difesa fanno uscire notizie sullo stato delle indagini per vedere cosa succederà dopo. In qualche maniera il processo mediatico è entrato dentro la dinamica dell’investigazione. Non avrebbe dovuto, naturalmente. I media dovrebbero essee usati soprattutto, come avviene negli Stati Uniti, per aiutare gli investigatori. Per far vedere delle facce per richiedere delle informazioni, per richiedere l’appoggio del pubblico. Soltanto a questo dovrebbero servire.

Parliamo di veri casi di “noir” italiani, da Rita Fort a via Poma, passando per Cogne e Sara Scazzi (tanto per citarne alcuni). Quale dei tanti ti ha colpito maggiormente e perché?

Gli ultimi, devo dire, non li ho seguiti più di tanto, perchè ce ne sono tanti. Non perchè la società italiana sia particolarmente malata ma perchè ce ne sono sempre stati tanti di fatti di cronaca nera che spesso, aihmè, avvengono.  Questa esposizione mediatica che c’è sui casi di cronaca, la velocità per cui dobbiamo avere subito il nome dell’assassino come se leggessimo un giallo…Questa cosa qui mi imbarazza molto.  Accade che non segua i delitti  nell’immediatezza; aspetto e poi mi metto a leggere cos’è successo quando ci sono dei dati certi. Se devo scegliere un caso è quello di Rita Fort perchè è un caso antico ed è un caso di una enorme ferocia, che ci fa capire la natura dell’uomo Non è la società che è cambiata: sì, adesso ci sono le mamme che uccidono o dei delitti più feroci. Però ce n’erano anche una volta. Ci sono sempre stati cosi. Significa che dobbiamo lavorare ancora su come siamo noi, sugli esseri umani.

Un noir che avresti voluto scrivere?

Ce ne sono tanti ma uno proprio vorrei avere la bacchetta magica per poterlo scrivere io. Sono i delitti di Alleghe (Belluno), una serie di omicidi avvenuti tra gli Anni ’30 e gli Anni ’50 ad Alleghe, dove la trama di questi delitti è talmente intricata e soprattutto la soluzione ad opera di un maresciallo dei Carabinieri – che si traveste, vive nel paesino e arriva addidittura a fidanzarsi in casa con un apersona pur di avere delle informazioni – è talmente particolare che questo è un libro che avrei voluto scrivere io.

Hai fornito il soggetto per un’avventura di Dylan Dog, hai creato un personaggio, quello di Cornelio, per StarComics: si può parlare di un genere letterario del fumetto?

cornelio

Assolutamente sì. Se si chiede agli scrittori della mia generazione o anche un poco più giovani e un poco più anziani di me, da dove viene il proprio immaginario, noi cominciamo a citare altri libri che abbiamo letto, poi citiamo il cinema e se vogliamo essere ancora più intellettuali anche un po’ di teatro. Ma ci dobbiamo ricordare sempre di citare anche la televisione e tutti gli sceneggiati che hanno formato il nostro immaginario. E poi, da quando avevamo 4 anni, è il fumetto che ha creato la nostra immaginazione, i nostri sfondi, che ha dato dei colori alle nostre storie e soprattutto tanti testi. Molto del mio immaginario viene dal Corriere dei piccoli o il Corriere dei ragazzi che leggevo quando ero piccolo. Mi ricordo di aver letto delle storie straordinare che ricordo ancora. Il fumetto è una forma fondamentale di letteratura. Adesso ancora di più: soprattutto la graphic novel sta mettendo in scena degli interi romanzi che raccontano storie, saghe familiari. Cose molto importanti. Io ho capito un po’ di più su quello che succedeva in Iran quando ho letto Persepolis di  Marjane Satrapi. Ho capito un po’ più della guerra in  Libano quando ho letto Valzer con Bashir di Ari Folman.

Come è stato cooperare con Dario Argento per il film “Non ho sonno”?

Bellissimo. Veramente straordinario. E’ una persona fantastica, un uomo molto alla mano, molto affabile. Anche lui è un altro degli artefici del mio immaginario. Io ho visto “Profondo rosso” quando ero un ragazzino, non ho dormito per settimane ma poi ho cominciato a scrivere certe cose anche perchè ho visto quel film. Ragionare insieme a lui su cosa poteva accadere ai suoi personaggi è stato fantastico.

dariocarlo2

Che percezione c’è del noir all’italiana nel resto del mondo? I poliziotti nordici vanno di moda da diversi anni. Nessun personaggio italiano si impone all’estero, ad eccezione del commissario Montalbano. Come si spiega, secondo te, questo fatto?

Il giallo italiano pur non avendo niente da invidiare come personaggi, trame e scrittori viene percepito come un racconto molto provinciale. Raccontiamo di un Paese che è l’Italia che viene considerato molto pittoresco, per es. negli stati Uniti o in Inghilterra. Purtroppo questo è un problema. Raccontiamo di storie che sono molto nostre, difficilmente comprensibili da qualche altra parte. Poi credo che ci sia un altro limite; una sorte di arroganza e supponsenza da parte del mercato americano o anglossassone dove si considerano solo loro gli inventori di questo genere; gli altri sono degli outsiders che stanno solo imitando.  A parte alcune cose d’autore e classiche che vengono esportate all’estero – come avviene anche nel cinema –  è proprio il nostro sistema (editoriale, ndr)  che non riesce ad imporsi, altrimenti credo che molti di noi (autori, ndr) piacerebbero molto anche ai lettori stranieri.

Redazione

 

Carlo Lucarelli sarà ospite dell’Istituto italiano di cultura martedì 14 maggio, ore 19 all’aula Tavanas dell’Université du Luxembourg (av. Pasteur)

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