IN ATTESA DEL CONCERTO DI STASERA – 7 MAGGIO 2013- ALL’ABBAZIA DI NEUMUENSTER (Lux), organizzato dal CCN e dall’Istituto italiano di Cultura RIPROPONIAMO L’INTERVISTA CHE ABBIAMO REALIZZATO A GIOVANNA MARINI NEL MAGGIO 2011 in Francia.
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Ospite del Festival Passages En Lorraine, la cantante italiana ha tenuto due concerti a Metz ed a Lunéville insieme alla Scuola di Musica popolare del Testaccio. Incontro a 360 gradi con la testimone più rappresentativa della musica popolare italiana.
Sei stata una dei fondatori della Scuola di Musica popolare del Testaccio di Roma le cui attività didattiche da sempre senza recinto hanno promosso l’apprendimento musicale accessibile a tutte le fasce della popolazione di uno dei quartieri più popolosi di Roma. A tanti anni di distanza puoi farci un bilancio e soprattutto raccontarci cosa sarà la Scuola in futuro ?
La scuola è in piena attività: 1350 allievi (di cui 350 bimbi, che sono la nostra speranza). Fa musica a 360 gradi perché è giusto includere tutte le musiche. Le fasce musicali sono jazz, popolare (che io chiamo di “tradizione orale”) e classica e tutte e tre sono da conoscere. Perché tutte nate con l’uomo. Non artificiali. Il bilancio positivo (eravamo 100 all’inizio!) ed il futuro è nei bambini. Per quanto rigurada soprattutto musica nuova e l’innovazione in generale. Perché è con loro che si sperimenta.
Che impatto ha avuto l’incontro con intellettuali come Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino sulla tua produzione musicale?
Con Pasolini ho avuto un contatto diretto, con altri indiretto. Tutti mi hanno cambiato la vita. Ero una musicista classica senza particolari orizzonti e grazie al loro incontro si è “svegliata in me” la voglia di vedere l’Italia e di conoscere questa musica che amo chiamare “contadina” e che mi ha fatto crescere dentro orizzonti più ampi.
Tra i tanti, hai collaborato con De Gregori per “Il fischio del vapore”. C’è qualche altro artista con cui ti piacerebbe collaborare?
Per ora dedico tutto il mio tempo ai miei allievi e non ne ho per collaborare con artisti, ma mi viene in mente Vinicio Capossela perché siamo sulla stessa onda ed abbiamo cantato una volta insieme
Cosa ti ha motivato a venire da queste parti e (forse) a cercare un dialogo con gli italiani all’estero?
Proprio gli italiani all’estero. L’Alsazia e i dintorni sono pieni di italiani. Penso alla tragedia di Marcinelle e per me (in ricordo di quel triste episodio e degli emigrati) è come entrare in un luogo sacro. Mi commuove pensare alla loro vita ed alla loro esperienza. Ho trasmesso ai miei allievi questo messaggio e veniamo qui proprio in senso di omaggio verso questi italiani all’estero di cui andare fieri. E difatti vengono tutti con me!
Da dove prendi l’energia per continuare a cercare la comunicazione con l’Italia in cerca di dignità?
Dai miei allievi.
Come è stato lavorare alle musiche di Woitzek di Buechner, opera sull’umanità dalle sfaccettature alquanto complicate?
Molto bello perché il regista (Giancarlo Cobelli) è un uomo e un regista straordinario.
Quali forme diverse ha preso nel corso degli anni quella motivazione che nel 1977 ti aveva fatto scrivere “Italia quanto sei lunga”?
E’ in continua evoluzione. Sono reduce dalla Basilicata e scoprire un territorio così florido e vario è spettacolare. Continua il mio viaggio alla scoperta di questo Paese che amo molto. Continua la ricerca e la scoperta… Prima cercavo le note, ora cerco la gente!
Da sempre ti occupi, contribuisci allo studio ..di musica della tradizione popolare italiana (nell’ottobre scorso abbiamo partecipato al seminario sui canti della tradizione italiana con Patrizia Rotonda al Curiel, ndr). Puoi farci un punto sull’importanza di tale musica nell’Italia di oggi ?
Bisognerebbe chiederlo ad altri. Io so che alcune cose scritte da me sono cantate ed amate alla gente e questo mi fa pensare che io faccia qualcosa che fa del bene. La musica deve passare emozioni e quindi finché succede ciò la mia musica va bene!
Monica Terzi, Elisa Cutullè, Paola Cairo