Enrico Capuano e la Tammuriata rock al Festival des Migrations, Cultures et Citoyenneté 2013.

In attesa del concerto di sabato 16 marzo a LuxExpo il musicista romano  – che lo scorso anno ha fatto gli onori di casa sul palco di Piazza San Giovanni per il concertone del 1 maggio – si racconta a PassaParola Magazine.

Evento PassaParola asbl e Clae.

 

 


Tammurriata Rock é un concetto basato sulla capacità di unire alla musica popolare l’energia del rock. Qual é stato il momento in cui avete capito che sarebbe stato un binomio musicalmente vincente?

I primi tentativi avvenivano tra il 1981 e l’82 immaturi ma importanti; tra una canzone pop e l’altra, ero un giovane di 18 anni …. nessuno pensava che in Italia questo potesse diventare un vero genere. La consapevolezza che il folk rock fosse un binomio vincente onestamente in me c’è sempre stata… Da quando seguivo i concerti di musica popolare dei miei fratelli e mia sorella che avevano una band di folk progressivo e passavo ore ed ore ad ascoltare la musica di quella splendida generazione rock e pregressive …sono nato folk- rock!

Il live è senza dubbio il palcoscenico migliore per la vostra musica. Come risponde il pubblico alle vostre esibizioni?

Molto bene perché intuisce la lealtà dell’esibizione. Non c’è la costruzione di un personaggio ma un dialogo diretto che diventa coinvolgente, osando anche suoni a volte non facili …La mia forza è stata anche quella di avere al mio fianco musicisti molto bravi.  Tra questi Stefano Ribeca, flautista di fama internazionale e amante come me del buon rock e musicisti giovani che hanno dato nuova energia e modernità al mio sound senza dimenticare la vocalist Dunia Molina, vera rocchettara “investita” dalla cultura di rottura della tarantella e del saltarello. Il pubblico ama l’improvvisazione è stufa di spettacoli ingessati; le mie scalette non sono mai le stesse e lo spettacolo deve diventare comunicazione.

Negli ultimi anni si è assistito a un progressivo aumento dell’interesse verso la musica tradizionale italiana anche all’estero. Secondo te a cosa si deve questa ritrovata passione?

E’ un fenomeno mondiale: avviene per la musica popolare italiana ma anche per quella di altre culture. Forse perché nella musica popolare molto è stato detto ma poco si conosce. Quando ci si imbatte in una pizzica pugliese o in una tarantella o in un coro sardo si capisce che dietro quei suoni c’è tradizione ma anche radicalità, passione. E per chi sa ascoltare in modo creativo anche tanta innovazione perché si ritorna all’essenza dell’ essere umano… La musica italiana popolare è poco conosciuta e anche quando uno straniero la ascolta avverte la potenza del ritmo ossessivo e la magia quasi mistica di liberazione.

Nel vostro repertorio, immortalato di recente anche nel vostro ultimo cd live, ci sono anche dei traditional che sono completamente rivisitati in chiave rock. Mi vengono in mente “Funicoli funicola” o “Tu vo fa l’americano”. Non avete avuto timore di tradire le origini di questi brani?

Questa pratica in altri paesi è molto diffusa anche nel rock. Basti pensare a band mitiche come i Beatles che riprendevano i classici del rock ‘n roll o come i Guns n’ Roses che fecero conoscere ai più giovani Bob Dylan, con una loro versione di knockin on heaven’s door. Mi piace giocare anche su questa formula. Ovviamente prendere una tarantella tradizionale e metterla su un sound rock è un atto di trasformazione, è parte di un genere … La cosa bella è che, per tutti gli Anni ’80 c’è stato una sorta di isolamento della mia e nostra proposta musicale. Solo nei primi Anni ‘90 sono nate in Italia nuovi gruppi, ottime band…..A volte mi sento un po’ il numero unodel fumetto dei TNT mitica serie degli Anni ‘70… il vecchio pieno di energia un po’ testardo ma che ha sposato la musica e l’amerà per sempre.

Sei un rocker impegnato. Quanto conta il contesto politico-sociale italiano nella tua scrittura?

Il contesto italiano in questo momento rischia di morire se non si apre seriamente ad una multiculturalità seria. Perché l’Italia è sempre stato un Paese multiculturale nonostante nazionalismi stupidi che tradiscono il marchio di fabbrica del nostro Paese Adoro il vino italiano l’aria e il sole del nostro Paese, per questo sono dalla parte di quegli italiani che sanno che tutto questo resisterà se saremo un popolo ccogliente e capace di gestire il flusso di novità che arriva da un mondo in movimento.

Ci racconti il tuo nuovo gruppo?

In 31 anni di «Enrico capuano e la tammurriata rock» ho suonato con molti musicisti. Ora è arrivata un’ultima generazione di giovani talenti che si è affiancata a me e Stefano Ribeca, i veterani della band.  Tra questi Andrea Jannicola,  bravissimo chitarrista, il violinista Claudio Merico, tarantino con i suoi terzinati popolari, Roberto Lo Monaco uno dei migliori bassisti della Capitale e un turnista di grande calibro più vicino alla mia generazione, che è Daniele Iacono. Dunia Molina, unica donna che ha cantato persino con la mitica PFM ha una grande presenza scenica ed è una brava cantante. Insieme a lei ho scritto 2 brani dei 12 presenti nell ultimo cd dal titolo «live in usa canada europa», cantato in tre lingue (spagnolo, inglese e italiano) che si trova su itunes ma anche sul sitowww.enricocapuano.it, distrubuito Cni Music di Roma. E poi ci sono io, un uomo slla soglia dei 50 anni, che ha ancoratanta voglia di imparare dalla cultura dei popoli e sognare un mondo dove lo slogan di pace amore e libertà dei ragazzi degli Anni ‘70 ha ancora senso e una prospettiva.

Paolo Travelli (ha collaborato Paola Cairo)

 

Biglietto: 10 eur. In vendita al Festival e allo stand di PassaParola

Info: http://www.clae.lu/html/m2sm1ssm1_2013/m2sm1ssm1_samedi2013.html

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