Domenica Benedetto XVI si affaccerà da quella finestra per l’ultimo Angelus del suo pontificato. Spero trovi il coraggio di dire quello che gli è stato impedito di dire per tre volte.
Ricordare Emanuela e la necessità di far emergere la verità, questo sarebbe il vero segnale di trasparenza e voglia di cambiamento.
Domenica saro’ in piazza, per l’ennesima volta a testa in su, aspettando quelle parole.
(post: Pietro Orlandi)
Intervista a Pietro Orlandi
Lo abbiamo incontrato di persona durante a puntata di Chi l’ha visto del 19 dicembre scorso, la storica trasmissione di Rai 3 che si occupa di persone scomparse e misteri italiani. Ci hanno colpito molto la sua disponibilità all’ascolto e la sua forza interiore.
Ora il fratello di Emanuela Orlandi con tutta la famiglia, lancia la petizione “Verità per Emanuela Orlandi”, destinata al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato di Papa Benedetto XVI.
Per aderire: http://www.emanuelaorlandi.it/
La vicenda di Emanuela è da sempre un argomento tabù per il Vaticano che in tutto questo tempo ha sempre preferito mantenere il silenzio. Quanto credi sia importante la petizione che state promuovendo?
Se ha preferito mantenere il silenzio, non collaborare, tentare in tutti i modi di seppellire e far dimenticare questa storia è perché evidentemente la verità sulla scomparsa di Emanuela è così pesante per la Santa Sede da preferire lo sdegno dell’opinione pubblica nei confronti del loro comportamento, pur di non farla emergere. Comportamento assecondato nel tempo da uno Stato italiano sempre più succube al potere Vaticano.
Credo sia giunta l’ora di un segnale forte di cambiamento, implorato e sperato per troppo tempo. Se quel segnale non vogliono darlo loro, allora spetta a noi.Credo che l’adesione a questa petizione abbia un’importanza fondamentale, è un piccolo gesto che può cambiare le cose. Per questo sarebbe importante arrivare a 1.000.000 di firme. Un numero che può far paura, e porterebbe qualcuno alla necessità di una profonda riflessione.
Quanto è stato ed è importante il sostegno della gente per combattere la tua battaglia?
Enorme. Fino a qualche tempo fa mi sentivo una formica che cercava di gridare ma la mia voce non arrivava e se arrivava non era ascoltata. Ora mi sento parte di un grande formicaio in grado, lentamente, di abbattere qualsiasi muro. La prima petizione rivolta a Benedetto XVI, lo scorso anno, ha raccolto oltre 80 000 firme e ci ha permesso di fare dei passi avanti a cominciare da quello che fino a qualche anno fa sembrava impossibile: far togliere dalla Basilica di Sant’Apollinare il boss della banda della Magliana, Enrico de Pedis, incredibilmente sepolto con l’autorizzazione del Vaticano e del Ministero degli Interni italiano in una delle Basiliche più importanti di Roma. Grazie alla spinta e alla solidarietà ditanta gente si è arrivati all’apertura di quella tomba e all’analisi delle ossa trovate nella Basilica, i tuttora in corso.
A quella petizione sono seguite manifestazioni anche a Piazza S. Pietro e il sostegno dell’opinione pubblica è diventato sempre più grande e importante e non solo dall’Italia.
Secondo molti la soluzione all’enigma di Emanuela si trova nella tomba attribuita a Enrico De Pedis nella basilica di Sant’Apollinare mentre tu, non molto tempo fa, hai dichiarato di non essere d’accordo con questa ipotesi. Ci dici perché?
Io non ho mai pensato che Emanuela potesse trovarsi all’interno della tomba di De Pedis o all’interno dell’ossario di Sant’Apollinare. Vicenda nata da una telefonata anonima alla trasmissione Chi l’ha visto? che legava la vicenda di Emanuela a quella sepoltura, i magistrati stessi ad un certo punto la ritennero plausibile e ci fu prelevato il DNA. A quel punto non si poteva restare nel dubbio e credo sia stata fatta la cosa giusta. Le analisi sulle ossa,al momento, non hanno fornito nuovi indizi. Forse il senso di quella telefonata anonima andava ricercato nei rapporti tra la Chiesa (mons. Vergari, Card Poletti) lo Stato e la criminalità. Capire cosa può aver spinto il Vaticano e il Ministero degli interni ad autorizzare quella sepoltura nel 1991, potrebbe spiegare molte cose.
Il 14 gennaio è stato il compleanno di Emanuela. Quanto l’esperienza della scomparsa di tua sorella ha cambiato la tua vita e quella dei tuoi cari?
A volte penso che non siano passati veramente 29 anni. Per una parte di me quel fatto è successo ieri e lotterò fino a che non arriverò alla Verità anche per dare serenità a quella parte di me che cerca di condurre una vita normale, con sua moglie e i suoi figli, affrontando quei problemi quotidiani che fanno parte della vita di tutti noi.
Ha cambiato la mia visione della Giustizia: non vorrei fosse più considerate un’utopia ma dovrebbe tornare ad essere il principio fondamentale di ogni società civile.
Negli Anni ‘80 si viveva un’atmosfera d’intrighi a tutto campo, molti dei quali irrisolti. Molto spesso si intrecciavano relazioni tra mafia, massoneria, servizi segreti malavita e certe sfere vaticane. Secondo la tua opinione e per tua diretta esperienza, come spiegheresti quel periodo della nostra storia recente?
Purtroppo non credo faccia parte del passato ma è ben radicato. Per cambiare le cose credo sia necessario sradicare quel sistema formato da pezzi deviati tra Stato, Chiesa, mafie e massoneria che non solo ha occultato la verità sulla scomparsa di Emanuela ma che opprime e gestisce le nostre vite da troppo tempo, politicamente ed economicamente, e tornare ad essere persone libere in una società libera e civile.
Io credo che Emanuela sia, purtroppo, un tassello di un puzzle di ricatti. La morte di Papa Luciani, l’attentato a Giovanni Paolo II, la morte di Calvi e il sequestro di Emanuela siano legati da un unico filo gestito nel tempo da questo sistema.
Paolo Travelli
Gilda Luzzi
Paola Cairo
CHI E’ EMANUELA ORLANDI
Emanuela Orlandi, cittadina vaticana di 15 anni, figlia di un commesso pontificio, sparì il 22 giugno 1983, nel centro di Roma, mentre tornava a casa dopo una lezione di musica. Inghiottita da un intrigo internazionale senza precedenti, che è diventato uno dei più torbidi gialli del secondo novecento.Terrorismo turco, servizi segreti dell’Est, Cia, intelligence italiana, Vaticano, il crack del Banco Ambrosiano, lo Ior, la banda della magliana. Pietro considera il sequestro un ” proseguimento” dell’attentato a Giovanni Paolo II,avvenuto il 13 maggio 1981.