L’ass. Dante Alighieri Comitato Lussemburgo ha organizzato, nel quadro delle sue attività culturali, due seminari su Pirandello, entrambi a cura del professore Claudio Cicotti, insegnante di italianistica all’Université du Luxembourg.
Nel secondo appuntamento, tenutosi il 28 novembre scorso, il professor Cicotti ha portato avanti l’analisi delle opere di Pirandello interessandosi alle rappresentazioni “Così è (se vi pare)” (1917) e “Sei personaggi in cerca d’autore” (1921).
Attraverso lo studio di questi due drammi Cicotti spiega come Pirandello ci mostri più aspetti di uno stesso filo conduttore. Prendendo spunto da ciò che il critico Giovanni Macchia aveva detto a proposito dei lavori di Pirandello, si può dire che essi sono paragonabili ad un uomo che cammina con una valigia in mano, che ogni tanto si ferma, apre la valigia, ci mostra delle cose contenute in detta valigia, poi richiude il tutto e continua la sua strada, compiendo questi gesti ripetutamente. Pirandello ci presenta quindi ogni volta un diverso aspetto della sua stessa opera, offrendoci la visione di un armamentario filosofico (…), dice il professore.
In “Così è (se vi pare)” il tema è quello dell’impossibilità di conoscere la verità, che resta invece un concetto soggettivo, personale, individuale. La verità è colei che si crede, ma per sé stessa nessuna.
Quindi tutto è relativo e tutto si compie in un gioco di specchi.
Nel 1921, invece, con “Sei personaggi in cerca d’autore” Pirandello ci propone il teatro nel teatro (infatti è considerata la prima opera di una trilogia appartenente a questo stile). “Il personaggio cos’è?”, ci si chiede. “È una realtà creata” – risponde Pirandello – “una costruzione della fantasia”.
Il personaggio è anche un’entità che non si modifica, immortale, che non invecchia, fissa nel tempo.
Quest’opera è pure un insieme di drammi, a scatole cinesi: c’è dapprima il dramma vissuto dai personaggi stessi; poi quello dovuto all’assenza di un lettore che si interessi alla loro storia e permetta loro di esistere; infine quello legato all’impossibilità di comunicare, all’incomunicabilità.
Pirandello tratta perciò della creazione artistica ed anche del passaggio dell’informazione, della trasmissione, dal personaggio all’attore, alla persona. I sei personaggi hanno il desiderio di comunicarsi agli umani, agli attori umani, ma l’autenticità della loro “esistenza” si perde e non riesce ad essere trasmessa. Da ciò risulta una solitudine senza rimedio. I personaggi nella loro ingenuità si urtano ad un senso di soffocamento, poi ad un attimo di gioia per aver trovato qualcuno che li ascolta e vuol parlare di loro, ed infine ad una profonda delusione.
Da un lato, dunque, si svolge un movimento centripeto nel “Così è (se vi pare)” che si trasforma e diventa un movimento contrario, centrifugo, nel “Sei personaggi in cerca d’autore”. Nel primo caso, i personaggi secondari vogliono scoprire la verità, conoscerla, ma quest’ultima è impenetrabile, enigmatica e relativa. La verità è insondabile. Nel secondo caso, i sei personaggi vogliono comunicare, trasmettere la loro storia, la loro verità, ma sono confrontati all’impossibilità di farlo.
Pirandello allude quindi pur sempre alla verità, la sua essenza, la sua natura, ma in due modi diversi. E in un certo senso parla della natura umana, e della nostra incapacità ed impossibilità di rispondere alla domanda “chi siamo?”.
Come dice il professor Cicotti, non si risponde mai realmente, perché la vera profonda risposta è incomunicabile.
Elisabetta Fatichenti