Valutare l’operato di altri è sempre un compito difficile e probabilmente anche ingiusto. A maggior ragione quando si discute della prestazione degli attori. Da artisti prima ancora che da professionisti, si investono integralmente dentro a qualsiasi parte debbano interpretare. Dal nostro canto, noi spettatori siamo spesso influenzati nella valutazione dei singoli dalla nostra impressione dell’insieme del film – impressione che può essere positiva o negativa.
Fatte queste debite premesse, dopo aver visionato circa 20 film dell’attuale rassegna cinematografica del cinema italiano di Villerupt, vorrei mettere in rilievo il lavoro di alcuni attori, che a mio modesto parere hanno saputo portare le opere nelle quali hanno recitato. Cercando di prescindere dall’opera stessa, appunto.
Ci sono delle sorprese e delle conferme. Tra queste ultime, ne’ La kryptonite nella borsa, si può ammirare tutto il talento di Valeria Golino, che incarna con immensa naturalezza la tristezza prima e la grinta poi di una donna napoletana non più giovanissima che sente di meritare la felicità. Nell’intensità degli occhi si legge tutta la sincerità della Golino nella sua recita, giustamente premiata un po’ ovunque sia stata presentata la pellicola.
Non sorprende nemmeno il livello dell’interpretazione di Alba Rohrwacher ne’ La Bella addormentata, che splende per sobrietà. Ruolo decisamente più insolito invece per la stessa Rohrwacher nel film Il comandante e la cicogna: non era facile dare credibilità ad un ruolo più caricaturale e leggero rispetto a quelli che le vengono affidati in genere.
La disperata determinazione del personaggio centrale de’ L’industriale trova in Favino un interprete convinto e commovente. Soprattutto nel trasmettere i lati oscuri di un uomo ambizioso quanto fragile e orgoglioso quanto patetico.
In un film poetico come Io sono Li, l’importante presenza fisica di Rade Serbedzija, abituato a ruoli da duro, poteva destare l’impressione di un’apparente contraddizione…invece l’amico croato del cinema italiano ci regala il convincente ritratto di un ruvido pescatore dall’insospettata delicatezza. Questo film senza di lui è difficile da immaginare.
Tutti conosciamo Asia Argento, o almeno pensavamo di conoscerla: esuberante, sopra le righe,…poi accetta di incarnare in Isole una donna chiusa in sé, che oltrettutto non parla affatto e comunica poco col mondo esterno.
Ne viene fuori una prestazione maiuscola, nella quale Asia riesce a trasmettere un infinità di emozioni con pochissimi accenni. È risaputo che Asia Argento non ama la sua voce, forse un ruolo del genere era semplicemente nel suo destino. E l’attrice ha ‘sposato il progetto al punto di volerlo portare a termine anche a dispetto di riduzioni nel budget legati a problemi di produzione. Complimenti!
In Tutti i santi giorni, Paolo Virzì compie una scelta che sa di scommessa: affida i due ruoli principali (una giovane coppia che vuole un bambino a tutti i costi) del suo film ad un attore di formazione classica, Luca Marinelli (già ammirato ne’ La solitudine dei numeri primi) e… ad una perfetta sconosciuta, ossia Thony. E Thony occupa letteralmente tutto lo schermo, al suo esordio nel mondo della recita! Questa intrigante artista italo-polacca ha alle spalle un percorso da cantautrice che si esprime in lingua inglese, ma dopo questa sua interpretazione pare impossibile che possa restare lontana dai set cinematografici. Scommessa vinta, signor Virzì!
Arriviamo, infine, a Valerio Mastandrea, che è tutto fuorché una sorpresa nel mondo del cinema italiano.
Infatti, quest’anno il suo talento è presente in ben tre film della rassegna di Villerupt: Padroni di casa (Gabriellini), Il comandante e la cicogna (Soldini) e Gli equilibristi (De Matteo). Soldini offre all’attore romano un ruolo ad alto potenziale di simpatia, grazie al quale Mastandrea crea un padre che cresce i suoi due figli senza la moglie scomparsa, che pur continua a prodigare i suoi consigli al marito durante le sue visite notturne immaginarie. Coinvolgente nel tono della commedia poetica caro a Soldini, Mastandrea supera invece sé stesso nel film di De Matteo. Ne’ Gli equilibristi infatti, l’attore rappresenta magistralmente un padre di famiglia che, in seguito al suo divorzio, si scontra con difficoltà economiche fino a perdere ogni suo equilibrio e punto di riferimento. Mastandrea è strepitoso in questa dolorosa spirale discendente, filmata senza filtro e quasi a mo’ di documentario da un Ivano De Matteo ispiratissimo dopo il successo de’ La brava gente.
Remo Ceccarelli