Rosy Bindi  è stata ospite ieri (domenica 30 settembre, 2012, ndr) del Circolo PD Lussemburgo che ha organizzato la 41a Festa  dell’Unità Europea nel Granducato di Lussemburgo. La presidente del partito democratico e vicepresidente della Camera dei deputati ha analizzato la situazione economica e sociale dell’Italia, toccando tematiche  finanziarie e storico-sociologiche. Dalla riunificazione della Germania, alla caduta del governo Berlusconi passando per la politica di Obama fino a quella del Governo Monti. La Bindi ha poi concluso con parole di stima verso gli italiani all’estero.

 

 

Rosy Bindi con Eugenio Marino e Roberto Serra

“Noi siamo un grande popolo ovunque ci troviamo, perchè portiamo con noi una storia, una cultura, dei valori che sono quelli della nostra Costituzione e che sono scritti dentro di noi. Ovunque noi siamo contribuiamo a fare dell’Italia un grande Paese e ovunque ci troviamo facciamo grandi i Paesi in cui siamo”. (Rosy Bindi)

 

Intervista.

 

Ogni giorno il cittadino legge storie di mala politica, ogni giorno la pressione fiscale aumenta. Si sente di lanciare un messaggio di fiducia agli italiani?

Nonostante tutti i problemi che sta passando il nostro Paese, io penso che l’Italia ce la farà ancora una volta. Il governo Monti è stato provvidenziale. Dobbiamo riuscire dopo che l’Italia è stata messa in sicurezza, a far ripartire la crescita, a creare lavoro e certo anche a compiere scelte coraggiose per il sistema fiscale, perchè deve essere alleggerita la pressione fiscale sulle famiglie e sulle imprese mentre è giusto che chi in questi anni ha accumulato ricchezza e patrimoni, dia una mano al Paese che sta passando momenti di grande difficoltà.

So bene che molta sfiducia è provocata dal ripetersi di scandali, però vorrei fare un invito a tutti: ci sono delle persone che sbagliano e ci sono delle regole che vanno cambiate e un sistema che va cambiato. Ma non tutti i politici sono uguali. La stragrande maggioranza di loro non ruba, non si approfitta delle risorse pubbliche, svolge onestamente il proprio lavoro e lo fa nell’interesse del Paese.

Lei ha detto che non si candiderà alle primarie del pd, ma che non intende farsi rottamare. Che ruolo può avere Rosy Bindi nel futuro?

Io non mi candido alle primarie perchè ho la buona intenzione di sostenere Bersani e mi auguro che Bersani faccia di tutto per farsi sostenere sempre con maggiore convinzione. Non considero queste primarie una passeggiata. Penso che il partito democratico rischi molto. Non solo rischia per il governo del Paese ma anche per la sua unità e, quindi, sono molto impegnata per fa sì che siano un’occasione per parlare dei problemi del Paese, di confrontare idee, programmi. Certo è una straordinaria occasione anche per il rinnovamento della classe dirigente e il rinnovamento della politica. Però mi piacerebbe che, anzichè contare il numero dei mandati o l’età delle persone, si entrasse nel merito del loro operato, evitando di dare un contributo ad una affermazione che è un grande regalo a Berlusconi quando dice: «Siamo tutti corresponsabili di quello che è accaduto in questi anni».

Non è cosi.

Io ho fatto parte di Governi che hanno portato l’Italia nell’Euro, non ho fatto parte di Governi che hanno rischiato di fare uscire l’Italia dall’euro. Sono responsabile della riforma sanitaria che ho fatto io, e non della riforma della scuola che ha fatto la Gelmini. E quindi, mi piacerebbe molto che il ricambio, anche generazionale, avvenisse nel riconoscimento di chi ha operato e che può ancora  – io credo – accanto al rinnovamento della classe dirigente, continuare a dare un contributo come è sempre stato. Perchè il rinnovamento non è mai una rivoluzione. E’ sempre una riforma profonda, un cambiamento profondo.

Sei intimorita dal fenomeno Grillo?

Non intimorita ma preoccupata perchè questo è un tempo nel quale ci sarebbe bisogno di tanta buona politica e di politica forte. Grillo dice che combatte la cattiva politica ma in realtà umilia la politica. Si limita a protestare, offendere, a urlare, a fare un lungo elenco di problemi e di domande. La politica è il luogo delle risposte non delle domande. Allora è un modo come un altro per ingannare il popolo, dando l’illusione di risolvere i problemi semplicemente mettendoli in fila o protestando. Noi dobbiamo riuscire a costruire il consenso per il progetto che ci deve far entrare nel futuro.

 Però il movimento M5S dice di avere un programma….

Mha…Io non l’ho visto ! Un po’ come Renzi : io non l’ho visto.

Il partito democratico ha una posizione comune sulla fine vita, sull’unione delle coppie di fatto e matrimonio omosessuale?

Si, qualcuno non è contento ma il partito ha preso una posizione su tutti questi problemi; ha anche deliberato, ha lavorato, ha discusso, ha votato.

Io credo che abbia delle posizioni molto equilibrate, che ci mettono accanto alle grandi democrazie di questo continente, il riconoscimento delle unioni civili, il rispetto della volontà del paziente che è considerata impegnativa per il medico che la deve applicare; l’impegno a rivedere la Legge 40 in base alle sentenze della Corte costituzionale e della Corte Europea dei Diritti Umani. Certo, ci sono alcuni estremismi da una parte e dall’altra che rivendicano, su posizioni opposte, una libertà di coscienza. Questa non verrà mai negata a nessuno. Ma un grande partito pluralista come il nostro che si candida a governare un grande Paese pluralista come l’Italia deve avere una posizione comune che è un punto di grande equilibrio che noi abbiamo raggiunto.

Sapendo che in passato è stata vice-presidente Nazionale dell’Azione cattolica e Ministro delegato per la famiglia, come riesce oggi nella sua attività e responsabilità politica a conciliare i valori della famiglia cattolica con la realtà attuale proposta dalla maggioranza del partito democratico?

Credo di poter dire di aver contribuito, con la mia cultura e con la mia capacità d’ascolto di questo Paese a trovare la posizione nel partito, che io non subisco, anzi, ho contribuito ad elaborare. Poi tutte le grandi democrazie europee fanno politiche della famiglia più dell’Italia, dove anche lo stesso mondo cattolico si riempie tanto la bocca della parola famiglia e poi, magari,  quando è stato al Governo, non ha fatto quello che altri Pesi (come la laicissima Francia) sono riusciti a fare.

L’Italia entra in Europa e concilia i valori della sua Costituzione nella misura in cui fa politiche attive per la famiglia e toglie dalla clandestinità giuridica tante relazioni di fatto che finora sono ignorate. Penso che questa sia una posizione rispettosa dei valori della Costituzione e per quanto mi riguarda anche dei miei valori di credente ma anche rispettosa di un Paese dove, in democrazia, c’è il diritto e dire e perfino il dovere di pensarla diversamente.

Michela Murgia nel suo ultimo libro «Ave Mary» sostiene che la Chiesa ha contribuito a rafforzare lo stereotipo della donna docile, sottomessa, obbediente attraverso la narrazione della figura di Maria (Maria dice sì, Maria obbedisce, Maria accoglie, conforta, consola, serve, non si ribella) mentre in realtà, sostiene sempre l’autrice, il famoso SI di Maria(«sia fatto di me secondo la tua parola») è stato un sì libero che ha costretto alla sua libertà di dire sì ,  tutto il sistema che la circondava e pretendeva di dettarle legge. E continuo con le parole della Murgia: “Il sì di Maria ha fatto saltare il tavolo, ha stabilito le condizioni del riscatto, ha voltato la carta della storia di Israele e non c’è più nessuno che potrà farle credere che qualcosa non è possibile a una donnaCon una simile madre non c’è da stupirsi se Cristo per tutta la sua vita ha usato alle donne un’attenzione altrettanto anticonformista rispetto al contesto in cui è vissuto”. 

Cosa ne pensa Rosy Bindi?

(La Bindi dice di non aver ancora letto il libro ma accetta la domanda)

Penso che Maria sia l’esempio evidente che la vera forza sia la mitezza, l’accoglienza, la disponibilità. Maria è una donna fortissima, straordinaria. Per noi cristiani senza il suo sì non ci sarebbe stato il completamento del progetto della salvezza, perchè Gesù non sarebbe diventato uomo, non ci sarebbe stata la Pasqua con la sua morte e la sua  resurrezione. Non ci sarebbe stato il modo in cui lui è stato in mezzo alla nostra umanità. Quindi, forse bisogna capovolgere il ragionamento: la vera forza non può che nascere dall’obbedienza alla verità. E dal farsi possedere dalla volontà di Dio. Perchè la fede  è questo.

Dopo, certo, la Chiesa, essendo fatta non solo di Spirito Santo ma anche di uomini è passata attraverso le contraddizioni della storia. Io penso che nel Vangelo e nella parola di Dio c’è sempre stato scritto il disegno vero della donna, così come penso, il grande tema della pace. Però noi l’abbiamo; -come cristiani nessuno ci solleva dalla nostra umanità e dall’attraversare la storia; è anche stando dentro alla cultura del nostro tempo che abbiamo capito cose del Vangelo non erano state capite precedentemente. Perchè, per es. il messaggio di pace del Vangelo c’è sempre stato scritto. E il primo papa che ha detto che la guerra è sempre sbagliata è stato Benedetto 15° all’inizio del 1900 . Il rapporto tra Vangelo e Cultura è fondamentale per questo. Perchè  lì ci sono sempre stato scritte cose che dobbiamo capire.  Ma noi le capiamo se ci mettiamo in ascolto della Cultura del nostro tempo.

 

(A cura di Remo Ceccarelli, Sonia Sion, Maria Cristina Ancarani, Paola Cairo)

 

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