Nata in Sardegna, con una laurea in teologia, è stata per diverso tempo animatrice dell’azione cattolica, grafico, portiere notturno ed ha conosciuto l’incertezza della precarietà. PassaParola Magazine ha incontrato la vincitrice del Premio Campiello 2010.
Classe ‘72, donna (e non ragazza) sei un’autrice apprezzata. È quello che avresti voluto fare o da piccola era un altro il tuo sogno nel cassetto?
Non ho mai voluto fare lo scrittore. Questo è sicuro. Vengo da un contesto contadino, artigiano, un contesto in cui l’arte non è considerata un lavoro in nessuna delle sue forme: dalla musica alla scrittura, dalla pittura al ballo. Per me non sarebbe stato possibile, da piccola, immaginare che “da grande” avrei potuto scrivere per mestiere. Nel momento in cui però si è presentata l’opportunità di farlo come mestiere, l’ho fatto. Magari non è molto tipico il modo in cui io ci sono arrivata, perché, nel mio caso, io scrivevo semplicemente un blog e fu l’editore a cercarmi. È stata la vita a dimostrarmi che si poteva fare lo scrittore.
di Elisa Cutullé
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