20 sigarette. Intervista ad Aureliano Amadei.
E’ il film che si è guadagnato l’Amilcar della Giuria dei Giovani al Festival del Cinema italiano di Villerupt 2010. Racconta l’attentato di Nassyria (Iraq) del 2003 ed è tratto dalla vicenda autobiografica dello scrittore-regista Aureliano Amadei, dopo aver strappato 14 minuti di applausi nella sezione Controcampo Italiano alla Mostra del Cinema di Venezia, ha vinto 4 David di Donatello. Intervista al regista che oggi sta lavorando ad un nuovo documentario sul crack della MGM.
Sei sopravvissuto all’attentato di Nassyria. Cosa ha significato epr te fare questo film?
Per me è stata un’esigenza espressiva, “artistica” per dirla in maniera un po’ pomposa. Sicuramente il dovere di Memoria è sempre stato parte della mia spinta espressiva. Per quel che riguarda l’esorcizzazione dell’evento, credo che la chiave sia la condivisione, in qualunque forma. Quindi, il film è stato solo uno dei passi in questo senso, ma sarebbe riduttivo pensare al film come un’operazione terapeutica, la mia terapia la faccio tutti i giorni parlando con le persone.
Qual è stata la maggiore difficoltà nel “pensare” il film 20 sigarette per un pacifista e altermondialista come te?
La difficoltà è stata non pensare di essere un pacifista anarchico… era mio dovere raccontare le cose come le ho vissute, con la massima onestà e la vita vissuta sfugge da qualunque bandiera perché è sempre contraddittoria. Poi, dopo le valanghe di retorica che investono l’Italia ogni volta che viviamo una tragedia all’estero, ho dovuto tenere un occhio attento anche ad evitare la cordialità che è tipica dell’informazione di regime. Comunque “onestà” è stata la vera parola d’ordine.
Pur inviso alle istituzioni, il tuo film ha raccolto 8 nomination ai David di Donatello: la verità piace alla cultura e meno alla politica?
Anche grazie a questa esperienza mi sono reso conto che dentro qualunque istituzione si trovano persone differenti. Il film è stato inviso ad alcune persone di alcune istituzioni (persone che spesso non lo avevano neanche visto), altre persone lo hanno apprezzato e supportato. Per quel che riguarda i David, è bello sottolineare che il voto è espresso da più di 1000 addetti ai lavori, una giuria popolare che, forse, sfugge più facilmente alle dinamiche istituzionali.
Com’è stato accolto all’estero?
La storia del film è molto italiana, quindi avevo paura che non passasse tra le platee di altri paesi. Ma il contenuto del film si appoggia molto su una verità emotiva che è fortunatamente riuscita a passare qualunque confine nazionale e culturale.
Hai ancora contatti con i nostri militari in Irak?
L’Italia si è ritirata dall’Iraq tra il 2006 e il 2007, comunque sono ancora in contatto con alcuni dei miei compagni di sventura. Solo con quelli che ho ritenuto più validi perché, a differenza di quello che ci viene raccontato, non sono tutti eroi…
Cosa è cambiato nella tua vita dopo questa opera?
A dire il vero, molto meno di quanto mi sarei aspettato. Il mondo della cultura italiana sta vivendo un momento drammatico e io, nonostante i grandi successi raccolti, sono tornato alla mia vita professionale di sempre: faccio documentari, scrivo libri e soggetti… Insomma, si deve ricominciare ogni volta da capo…
Remo Ceccarelli