Dopo anni di silenzio un libro amaro, rabbioso, difficile da digerire ma che tutti dovrebbero leggere: “Ma le donne no. Come si vive nel Paese più maschilista d’Europa”, di Caterina Soffici
MA LE DONNE…..SI!
In « Ma le donne no » Caterina Soffici, giornalista, racconta un paese dove le donne sono ultime in tutto: in politica, negli uffici, nelle professioni, nei ruoli di potere, nei consigli di amministrazione. Lavoratrici discriminate. Mobbizzate. Sostanzialmente ricattate. Costrette a lasciare l´impiego se gravide. Donne che annuiscono, sorridono, hanno imparato a fingere. Donne che rinunciano a lottare. Per rassegnazione, stanchezza o, più semplicemente, per mancanza di tempo.
Nel suo libro lei definisce l’Italia, il nostro paese come il meno paritario in Europa e caratterizzato da una forte mentalità maschilista. Quali sono i motivi principali?
La mentalità, la cultura e fattori strutturali della società italiana. Aggravati da un decadimento dei costumi e dalla crisi economica che colpisce in particolare le donne.
Dalle ricerche effettuate per il libro ha avuto l’impressione che fossero gli pseudoevoluzioni sociali a mettere la donna in una posizione di “margine” o che la donna stessa utilizzasse il “margine” come scudo per evitare l’assunzione di responsabilità civile e sociale?
Non credo. Credo piuttosto che in Italia le donne siano tenute a margine del potere e del comando perché gli uomini non mollano di un centimetro. Faccio un semplice esempio. Come è stato abbondamente dimostrato, in Norvegia, con la legge che obbligava la società a riservare il 40 per cento dei posti in Cda alle donne. All’inizio è sembrato uno scandalo, una misura da « panda », e vari commentatori economici avevano detto che non i sarebbero trovate donne in grado di farlo. A un anno di distanza si scopre che le società gestite da donne vanno meglio delle altre. In Italia credo che succederebbe lo stesso. Non sono le donne che non vogliono partecipare, sono gli uomini che non le fano entrare nel sistema. Pensano sempre che le donne se lavorano devono fare le segretarie.
Stiamo vivendo un momento di pesante attacco all’autodeterminazione delle donne, per es., non si vuole l’introduzione della Ru 486, la pillola che permette l’aborto farmacologico. Cosa fare in concreto oggi per risvegliare le coscienze assopite?
Intanto bisogna informare, che è il punto di partenza fondamentale. E infatti io, con il mio lavoro, cerco proprio di svegliare quelle coscienze di donne che non sono neppure informate dei fatti. Non sanno cosa succede, come pensate che possano reagire?
La Gianini Belotti, negli anni 70, scriveva sui condizionamenti sociali nella formazione del ruolo femminile nei primi anni di vita. A distanza di tanti anni, pensa che la situazione sia cambiata? E per chi partorisce figli maschi, vorrebbe dare qualche consiglio da impartire sin dalla culla?
Il lavoro della Gianini Belotti è sempre validissimo. Lo ha aggiornato l’interessante libro di Loredana Lipperini (Ancora dalla parte delle bambine, Feltrinelli), che consiglio a tutte la madri. Dovrebbe leggerlo chi ha figlie femmine ma anche chi ha figlio maschi, perché il discorso è ovviamente speculare.
Cosa ne pensa del fatto che un ministro come la Gelmini abbia definito “privilegio” l’astensione dal lavoro dopo il parto? Perché le donne stesse stanno mettendo in discussione diritti duramente conquistati?
Un’affermazione delirante che si commenta da sola. Vuol dire non sapere neppure la gravità di quello che si dice, e non saper valutare il peso delle parole e le conseguenze che cose del genere possono avere su una opinione pubblica che si informa solo per sentito dire e in modo superficiale. Il messaggio viene recepito in questo modo: le donne che vanno in maternità sono delle fannullone e delle privilegiate.
Cosa risponde a chi afferma che la discriminazione delle donne è spesso causa della mentalità delle donne stesse?
Che in parte hanno ragione, ma che il discorso è più complesso. Spesso le donne sono vittime senza saperlo.
Cosa dobbiamo ereditare dal femminismo degli anni ’70?
E’ un’esperienza finita. Con i suoi pro e i suoi contro.Parlando con le donne giovani, tra i venti e i trent’anni, si percepisce il disagio. Dicono spesso: non vogliamo fare gli errori delle nostre madri. E significa che non vogliono rinunciare alla vita privata per privilegiare quella pubblica, per poi trovarsi a cinquant’anni senza una famiglia. E ancora dicono: non è una conquista dover lavorare il doppio di prima, fuori casa e dentro. D’altro canto riconoscono che il divorzio, il nuovo codice di famiglia, l’aborto, la contraccezione sono tutte conquiste delle quali devono ringraziare le proprie madri. Questo è il punto, con una tendenza forte a rinchiudersi nel privato, a pensare ai fatti propri, a rintanarsi tra le mura di casa, pensando così di essere al sicuro. Ecco come mai non si fanno più progressi e addirittura si torna indietro.
L’immagine delle donne sui media televisivi è quotidianamente svilita. Che influenza hanno i media sulla “formazione” dell’identità femminile? Come si possono educare le nuove generazioni di donne?
C’è una interessante iniziativa in corso per istituire un osservatorio sulla Rai. L’organismo dovrebbe monitorare le immagini che passano sulla televisione pubblica e sanzionare i comportamenti scorretti. Non sarà molto, ma almeno è un primo passo avanti. Basta accendere la tv, anche negli orari che si definiscono in fascia protetta, per rendersi conto di come vengano rappresentate le donne in Italia. Sembrano tutte scimunite e celebrolese, mezze nude e con le tette rifatte o le labbra gonfie di silicone. Si vedono solo questo tipo di donne in televisione, ma che rappresentano il 2 per cento della realtà, a dire tanto. E’ ovvio che le giovani (ma anche le loro madri cinquantenni, e questo è il ridicolo) prendano quelle come modello e sentano l’esigenza di rifarsi il naso, il seno, il sedere e quello di cui non sono soddisfatte. Un esercito di barbie, di plastica fuori e polistirolo dentro.
Redazione
« Ma le donne no. Come si vive nel Paese più maschilista d’Europa ». Autore: Soffici Caterina Editore : Feltrinelli Prezzo : € 14.00 Collana : Serie bianca Data di Pubblicazione : 2010 ISBN : 8807171856 ISBN -13: 9788807171857 Pagine: 201