Combinazione esplosiva di musica, ironia e momenti inaspettati. Vincono, per distacco, Giorgia e Annalisa

La serata delle cover di Sanremo è sempre un tuffo tra nostalgia e sperimentazione, un momento in cui gli artisti possono giocare con la storia della musica, omaggiando i grandi del passato o rivisitando brani iconici in chiave personale. Anche quest’anno il palco dell’Ariston si è trasformato in una macchina del tempo, tra esibizioni emozionanti, scelte coraggiose e qualche interpretazione meno riuscita. Ecco il meglio e il peggio delle 26 performance che hanno acceso la quarta serata del Festival.

Roberto Benigni apre la serata delle cover con la sua inconfondibile verve, regalando subito un momento di leggerezza e ironia. Rivolgendosi a Carlo Conti, impeccabile nella sua puntualità , scherza: “Hai bloccato l’Italia, dovresti fare il ministro dei Trasporti”. Un ingresso all’insegna dell’umorismo, che scalda il pubblico dell’Ariston prima di una lunga notte di musica. E l’accenno all’inno del corpo sciolto rischia di rimanere il momento più trasgressivo di tutto il Festival.

A condividere il palco con Conti c’è Geppi Cucciari, che con la sua ironia tagliente, ha spezzato la frenetica monotonia del “bravo presentatore”, creando un contrasto che ha reso la serata tutt’altro che prevedibile. Senza peli sulla lingua, la comica ha punzecchiato il conduttore sulla sua impazienza nel far sloggiare i cantanti dal palco. E con chirurgica precisione, ha elencato i punti deboli di questo Festival, compreso lo stesso Conti, che ha reagito con sguardi truci e interazioni sempre più fredde. Quello che doveva essere un duetto ironico si è trasformato in un botta e risposta sempre più spigoloso, che ha diviso il pubblico: c’era chi si divertiva davanti a tanta schiettezza e chi, invece, avrebbe preferito godersi lo spettacolo senza assistere a una guerra fredda in diretta.

E poi Mahmood. Da una parte, il performer impeccabile: il suo medley a metà serata ha infiammato l’Ariston, dimostrando ancora una volta il suo talento e il carisma da star internazionale. Dall’altra, il co-conduttore timido e un po’ impacciato, tradito da un’emozione che lui stesso aveva anticipato.

La serata delle cover ha offerto un mix di emozioni contrastanti, tra duetti che non hanno convinto fino in fondo e performance capaci di lasciare il segno. In alcuni casi, l’alchimia tra gli artisti è mancata del tutto: Francesca Michielin e Rkomi su L’ultima stella di Broadway di Cesare Cremonini non hanno trovato un equilibrio. Stesso problema per Noemi e Tony Effe su Tutto il resto è noia, un accostamento che non ha reso giustizia a Franco Califano. Rose Villain e Chiello non sono riusciti a trasmettere il tormento che meritava Fiori rosa, fiori di pesco di Lucio Battisti, mentre Modà e Francesco Renga, con Angelo, hanno consegnato una performance tecnicamente ineccepibile ma priva di quella scintilla emotiva che il brano richiede.

Ma se alcuni duetti hanno deluso le aspettative, altri hanno brillato, regalando momenti da ricordare. Francesco Gabbani e Francesco Tricarico hanno emozionato con Io sono Francesco, un brano che continua a parlare al cuore del pubblico. Clara e Il Volo hanno incantato con una versione perfetta di The Sound of Silence, dimostrando un’intesa vocale impeccabile.

Lucio Corsi e Topo Gigio su Volare hanno dato vita a uno dei momenti più surreali e poetici della serata, destinato a rimanere nella storia più per la sua originalità che per l’esecuzione ma che gli ha permesso di ottenere la seconda posizione.

Serena Brancale e Alessandra Amoroso hanno portato un’anima blues sul palco, trovando una sintonia vocale rara. E poi Arisa e Irama, protagonisti di una struggente versione di Say Something.

Giorgia e Annalisa con Skyfall hanno alzato l’asticella a livelli inarrivabili: perfette, maestose, trionfali. Un’esibizione che ha lasciato tutti senza fiato, confermando il loro status di fuoriclasse. Vincono con distacco un riconoscimento assolutamente meritato.

Poi è arrivato un altro momento di pura magia con Simone Cristicchi e Amara, che hanno incantato l’Ariston con una suggestiva versione de La cura di Franco Battiato, impreziosita da archi e versi in aramaico. Un’atmosfera quasi mistica che ha ipnotizzato il pubblico, lasciandolo sospeso in una bolla di emozione. E proprio quando sembrava impossibile riemergere da quel torpore, ecco la scossa di adrenalina di Sarah Toscano con gli Ofenbach e la loro Overdrive, un cambio di ritmo necessario.

Subito dopo, i Coma_Cose con Johnson Righeira hanno riportato il pubblico in una dimensione nostalgica con L’estate sta finendo: un mix perfetto tra balera e schitarrata malinconica di fine estate, che ha funzionato alla grande. Promossi senza riserve.

Uno dei momenti più emozionanti della serata delle cover è stato senza dubbio l’omaggio a Pino Daniele firmato da Rocco Hunt e Clementino. Un tributo sentito, carico di rispetto e passione, che ha unito passato e presente in una performance da brividi. L’esibizione si è aperta con una clip di repertorio della loro cover di Yes I Know My Way, realizzata qualche anno fa, un modo per ricordare il legame profondo che entrambi hanno con la musica e l’eredità del cantautore partenopeo. Poi, le loro voci hanno preso il palco, intrecciando il groove inconfondibile del brano originale con barre rap personali, attualizzando il messaggio senza tradirne l’essenza. Il culmine dell’emozione è arrivato con la chiusura: la voce di Pino Daniele ha risuonato nell’Ariston, sigillando l’omaggio in un momento di pura magia. Il pubblico ha risposto con una standing ovation, mentre sul volto di Rocco Hunt e Clementino si leggeva tutta la commozione per aver portato, ancora una volta, il nome di Pino su quel palco. Un tributo vero, sincero, vibrante.

Tra gli altri duetti che hanno colpito nel segno, Joan Thiele e Frah Quintale hanno regalato una versione incredibilmente raffinata di Che cosa c’è di Gino Paoli, trasformandola in una ballad suadente e piena di sfumature. Bella anche l’interpretazione de Il pescatore di Olly con Goran Bregovic, una rilettura intensa che ha dato nuova energia al classico di Fabrizio De André.

Achille Lauro ed Elodie, esplosivi sulle note di A mano a mano e Folle città, una dedica viscerale a Roma. Sexy, romantici, buffi, scatenati, intensi. Un’esibizione che è stata uno spettacolo che ha lasciato il segno. E poi il colpo di scena: Achille Lauro, in un fuori programma audace, si rivolge a Elodie con una dedica che infiamma il teatro, ribadendo che, a Sanremo, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.

Sul finire della serata, è arrivato il momento più atteso e discusso: Fedez e Marco Masini con Bella stronza. Già sulla carta, il duetto prometteva scintille, e il risultato non ha deluso. Fedez ha fatto quello che gli riesce meglio: ha inserito nuove barre che hanno immediatamente acceso il dibattito. Parole cariche di amarezza e riflessioni personali, che sembrano rivolte a qualcuno di ben preciso, anche se il destinatario resta avvolto nel mistero. Masini porta il peso emotivo della canzone originale, Fedez la reinventa senza snaturarla. Terzo posto per loro.

La classifica della serata cover non entra in quella generale. Domani gran finale.

Gilda Luzzi

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