Con le parole di Ezio Bosso si è aperto il 75° Festival della Canzone Italiana. Le parole del maestro “La musica come la vita si può fare solo in un modo: insieme” e le note del suo brano “Following a bird” eseguite dall’orchestra sanremese, in un’esibizione di qualche anno fa, hanno risuonato all’interno del teatro Ariston, regalando un momento decisamente emozionante

Carlo Conti in conferenza aveva preannunciato una serata senza monologhi, per mantenere ritmi serrati, chiudere a un’ora decente e anche perché in un contesto musicale poco si può aggiungere alle parole, molto bisogna lasciarlo fare alla musica. In effetti è stato di parola… nessuno poteva, però, immaginare che l’unico vero monologo fosse quello di Papa Francesco, seguito dall’interpretazione di Imagine da parte della cantante israeliana Noa e della palestinese Mira Awad.

“La musica è bellezza, la musica è strumento di pace – dice il Santo Padre nel messaggio registrato- . La musica è una lingua che tutti i popoli, in diversi modi, parlano e raggiunge il cuore di tutti. La musica può aiutare la convivenza dei popoli. Penso, in questo momento, a mia mamma che mi raccontava e mi spiegava alcuni brani di opere liriche facendomi conoscere il senso di armonia e i messaggi che la musica può donare. Penso a tanti bambini che non possono cantare, non possono cantare la vita, e piangono e soffrono per le tante ingiustizie del mondo, per le tante guerre, le situazioni di conflitto. Le guerre distruggono i bambini. Non dimentichiamo mai che la guerra è sempre una sconfitta. Questo è quello che desidero di più, vedere chi si è odiato stringersi la mano, abbracciarsi e dire con la vita, la musica e il canto: la pace è possibile! La musica può aprire il cuore all’armonia, alla gioia dello stare insieme, con un linguaggio comune e di comprensione facendoci impegnare per un mondo più giusto e fraterno”.

Potremmo aprire un dibattito sull’opportunità di semplificare un problema tanto drammatico con un “siparietto” retorico e fine a se stesso, che nulla può portare di concreto alla causa della pace. Ma si andrebbe troppo lontano rispetto al racconto di un Festival che, forse anche per queste scelte, minimaliste e sorprendenti come quella di dar voce a Papa Francesco, ci sta convincendo molto.

Per tornare alla gara, il primo dato da sottolineare è l’agilità dell’andamento della serata, che è andata via leggera e veloce come da anni non ricordavamo, senza troppi caffè e bevande energizzanti all’attivo. Carlo Conti è stato un ottimo padrone di casa, ben supportato da due grandi amici, Antonella Clerici e Gerry Scotti. Quando c’è la professionalità e l’esperienza il risultato – positivo – è assicurato.

Le impressioni raccolte durante le prove generali sono state sostanzialmente confermate dalla prima esibizione di tutti e 29 i cantanti sul palco dell’Ariston, durante la quale ha votato la giuria della Sala Stampa, Tv e Web.

I primi cinque classificati sono (in ordine sparso):

Brunori sas, con il testo più ricco di immagini retoriche e poetiche. E’ un cantautore vero e fa bene al Festival.

Giorgia, ha una capacità vocale che non conosce eguali, Ariston in piedi.

Lucio Corsi, suona piano e chitarra e con l’aspetto da quindicenne racconta la difficoltà di diventare quello che si sognava da piccoli. Malinconico e realista.

Simone Cristicchi, tanto carico di emozione nella sua interpretazione che lo lascia quasi senza fiato, proprio come chi l’ascoltava. Svetta su tutti, è inutile nasconderlo.

Achille Lauro, con una presenza scenica e una fluidità del racconto in immagini, canta una giovinezza difficile ed emoziona tanto.

Tra gli altri, dobbiamo fare menzione di Elodie che con il suo brano affronta la paura della solitudine e merita voti alti e Noemi che ha un brano velocissimo valorizzato dalla sua voce graffiante. Tormentoni in arrivo con Cuoricini di Coma_Cose, Chiamo io, chiami tu di Gaia. Da tenere d’occhio per l’evoluzione della classifica Rocco Hunt e Olly.

Gilda Luzzi

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