Per la serie “Le Monde en Doc” il prossimo 30 settembre (ore 20.30), alla Cinémathèque de la Ville de Luxembourg un documentario sulla vicenda, appassionante, dello spareggio tra Cagliari e Piacenza, nel giugno del 1997, quando ventimila sardi partirono verso Napoli per sostenere la squadra allora guidata da Carlo Mazzone, che per non retrocedere in serie B aveva bisogno della vittoria. Deu Ci Seu racconta la storia dell’esodo di un’intera isola che si mobilita per sostenere uno dei simboli della propria identità. Intervista al regista Michele Badas

Con De Murtas sei il regista del docufilm sullo spareggio del 1997 tra il Cagliari e il Piacenza. Partiamo dal titolo rigorosamente in sardo: Deu ci seu (Io ci sono, ndr). Voi c’eravate a Napoli 15 giugno del 1997?

De Murtas non c’era, io sì. Ricordo che volevo assolutamente partire ma i miei genitori non volevano farmi andare da solo. Alla fine li avevo convinti ed ero partito con degli amici di famiglia. E’ stata un’esperienza davvero forte, avevo solo 14 anni ed è stato il mio primo vero viaggio. Partecipare a un esodo di quel tipo in cui sembra che un’isola intera si stia mobilitando, a prescindere dal risultato finale, è un evento che ti segna, soprattutto a quell’età.

Com’è nata l’idea di un film su un fatto di cronaca calcistico?

Io e gli altri due autori siamo appassionati tifosi del Cagliari da quando eravamo ragazzi e spesso sentivamo parlare di quell’evento: anche dopo 20 anni, in città si continuava a raccontare storie legate a quel viaggio e ogni reduce aveva il suo ricordo personale. Quando abbiamo deciso di fare il film, il nostro interesse non era tanto rivolto all’evento calcistico in sé, quanto alle problematiche che emergono quando 20.000 persone partono da un’isola per un viaggio. Le navi, che erano l’unico mezzo possibile per trasportare un numero così elevato di persone, erano lente e sovraffollate, e le loro immagini richiamavano quelle delle imbarcazioni dei migranti che, in quegli anni, arrivavano in Italia dall’Albania. Inoltre, il tema del viaggio è uno dei più ricorrenti nella letteratura e nel cinema d’avventura. Abbiamo così deciso di adottare una struttura narrativa collaudata per creare un racconto che fosse innanzitutto coinvolgente ed emozionante.

Cosa ha rappresentato quella trasferta per il Cagliari? e per la Sardegna?

Come dicevo prima in quel occasione tutte la Sardegna ha manifestato un’unità eccezionale. C’è stata una comunione di intenti che partiva dai cittadini agli ambienti più popolari per arrivare alle istituzioni regionali. Tutti chiedevano a gran voce una mano alle istituzioni nazionali per consentire al popolo sardo di raggiungere quello che noi chiamiamo “continente” nel numero maggiore possibile. Da quell’evento è emerso un forte senso di comunione e identità, ma molti dei “reduci” hanno anche sentito una sorta di alterità rispetto al resto d’Italia.

A distanza di quasi trent’anni da quell’episodio, quanto è cambiato il tifo del Cagliari?
Erano anni in cui il calcio si viveva molto più dal vivo rispetto a oggi, dove la televisione ha assunto una centralità enorme. Nel 1997, anno dello spareggio, era forse il primo anno in cui certe partite venivano trasmesse in diretta sulla pay TV; fino a metà degli Anni ’90, chi non andava allo stadio e voleva seguire la partita si affidava alla radio. Rispetto a quegli anni, il pubblico medio negli stadi è diminuito notevolmente, ma a Cagliari, specialmente negli ultimi anni, lo stadio è sempre pieno. Il nostro caso è particolare perché il Cagliari è l’unica squadra in Sardegna che compete a certi livelli e rappresenta veramente un intero popolo. La nostra tifoseria è rimasta molto calda e credo che, se si presentasse un’occasione simile con una partita di grande importanza, il numero di persone mobilitate sarebbe uguale, se non maggiore

Qualche ricordo personale di quella trasferta?

Il ricordo che mi aveva più impressionato al tempo, che è diventato un punto centrale nel film, è stato il momento in cui i poliziotti durante la partita hanno aggredito senza motivo un tifoso che voleva solo difendere il suo striscione dai tifosi napoletani. Ricordo ancora dal vivo di aver visto la scena e subito dopo essere stato caricato dalla polizia, sono stati momenti di tensione molto alta per tutti.

E’ stato difficile realizzare questo film? 
Abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto ben sette anni fa, con molta ingenuità, pensando che sarebbe stato tutto facile: bastavano delle immagini d’archivio e per le testimonianze ci sarebbe stato solo l’imbarazzo della scelta. Tuttavia, senza finanziamenti e con un progetto inizialmente indipendente, ci siamo scontrati con difficoltà reali, soprattutto per quanto riguarda il reperimento e il costo delle immagini d’archivio. Abbiamo dovuto interrompere e riprendere il progetto più volte, e più di una volta, lo stavamo per abbandonare definitivamente. Poi, grazie ai finanziamenti regionali, siamo riusciti a portarlo a termine. All’inizio, nessuno credeva nella bontà del progetto e trovare un produttore è stato davvero complicato. Il successo che il film ha ottenuto è stata una grande soddisfazione e una sorta di rivincita per noi.

Come è stato accolto il documentario in Sardegna e come nel Continente?
La risposta del pubblico è stata veramente sorprendente, soprattutto in Sardegna. Non avendo avuto un distributore abbiamo provato a contattare noi le sale in prima persona e si sono offerti di fare delle proiezioni speciali. Alla fine siamo riusciti a tenere il film in programmazione nei cinema per 4 settimane, questo soprattutto grazie al passaparola. Nel mese di programmazione era uno dei film più visti nonostante i nostri rivali nelle sale accanto fossero Disney e  Marvel: per un documentario autoprodotto credo sia è un risultato stupefacente. Nonostante sia passato un anno dall’uscita continuano a chiamarci tanti comuni della Sardegna per proiettarlo nelle piazze. 

A Roma, Milano e Bologna la risposta del pubblico ci ha sorpreso piacevolmente, non era scontato.

E’ la prima volta in Europa? cosa direte/vi aspettate al/dal pubblico lussemburghese?

Si, è la prima volta fuori dall’Italia e speriamo possa essere la prima di tante. Il giorno dopo la proiezione lussemburghese saremo anche in Belgio a Le Louvière e in autunno in Germania. Io credo che il Lussemburgo si possa considerare agli antipodi di un’isola come la Sardegna in quanto è esattamente al centro dell’Europa, vista dall’esterno mi sembra che sia semplice arrivare un po’ dappertutto. Per noi sardi riuscire a spostarsi con  questa facilità è una cosa quasi inconcepibile, trovo quindi stimolante pensare che il pubblico lussemburghese possa capire attraverso il nostro film un contesto così differente dal loro.

(picci)

TRAILER Deu Ci Seu | Trailer Ufficiale – YouTube

Tutte le info qui: Le Monde en Doc : Deu ci seu | Ville de Luxembourg (vdl.lu)

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