Quasi… In una conferenza organizzata dalla Dante Alighieri Lussemburgo, se ne parla con la Direttrice del laboratorio di staminalità del cancro presso il GIGA-Research Institute, Università di Liegi, Francesca Rapino.
L’appuntamento è per venerdì 9 febbraio ore 19 presso i locali della Dante in 25, rue St. Ulric – Luxembourg grund. Per i lettori di PassaParola, abbiamo raccolto il parere della dott.ssa Rapino sulla più grande sfida del terzo millennio
Il cancro è in aumento?
La risposta breve è si. Le ragioni di questo aumento invece sono più complesse e non possono essere semplicemente ridotte allo stile di vita e all’inquinamento che spesso vengono fornite come uniche spiegazioni. Ovviamente i fattori ambientali (stile di vita, inquinamento, cibo) hanno un impatto sull’insorgenza tumorale ma due fattori fondamentali che vengono spesso dimenticati sono l’allungamento della vita media e la diagnosi precoce e non. Il cancro è una malattia dell’invecchiamento, le cellule invecchiando perdono i sistemi di controllo e questo favorisce l’insorgenza dei tumori. Vivendo di più la probabilità di tumori aumenta. La diagnosi è un altro fattore essenziale: 30 anni fa molti malati di cancro non sapevano di esserlo e i decessi venivano classificati come causati da altro (insufficienza respiratoria ad esempio che è la conseguenza classica del tumore al polmone avanzato). Oggi, in Europa e negli USA, i test diagnostici di massa (seno, prostata, colon e cervice in particolar modo) sono una routine essenziale per il sistema sanitario e la prevenzione: questo si traduce in una maggior diagnosi, migliore prognosi ma anche un aumento in cifre assolute dei malati di cancro.
C’è una differenza tra nord e sud Italia? Dagli ultimi studi, risulta che sono sempre i più giovani ad ammalarsi di cancro, quali sono le cause?
Vari studi mostrano una differenza nell’incidenza e nella prognosi (sopravvivenza a 5 anni) tra nord e sud Italia. L’incidenza è maggiore al Sud. Alcune regioni, come la Calabria, hanno un’incidenza di tumori allarmante. La problematica è legata non solo all’alta incidenza ma anche alla varietà dei tumori diagnosticata rendendo poco probabile, a mio parere, un tipo di imprinting prevalentemente genetico (vale a dire una propensione familiare o di un gruppo geneticamente affine a sviluppare una certa patologia). L’ imprinting genetico è un potenziale problema dei piccoli centri con poca immigrazione e con un’elevata consanguineità, cosa che accade più al sud che al nord, ma se fosse la causa predominante l’insorgenza tumorale dovrebbe essere più uniforme dal punto di vista delle mutazioni e/o del sito primario di insorgenza. Alcuni studi mostrano una chiara correlazione tra inquinamento del suolo (soprattutto acqua) e insorgenza dei tumori al Sud. Personalmente, credo che si dovrebbe investire molta più energia per chiarire se la correlazione sia anche causale e impegnarsi dal punto di vista politico per evitare e controllare l’inquinamento delle acque. Per quanto riguarda i tumori nei giovani, credo che la diagnosi precoce sia il fattore principale. Ovviamente le concause ambientali sono importanti ma la diagnosi infantile o in età adolescenziale avviene ancora da troppi pochi anni per avere un quadro di dati statisticamente significativo in grado di poter discriminare l’impatto della diagnostica dal resto.
Quali tipo di cancro sono ormai guaribili?
È una domanda difficile! Ci sono tumori con un’elevata guaribilità: il cancro al seno, il melanoma, il tumore alla vescica, alcuni tipi di leucemia. Anche qui tutto dipende da quando il tumore viene diagnosticato e dalla sua localizzazione. Ad oggi la migliore cura per la maggior parte dei tumori solidi (quindi non del sangue) è la chirurgia: prima il tumore viene visto, più sarà piccolo, meno sarà probabile che si sia sparso in altri organi, più sarà facile asportarlo completamente e guarire. Un grande passo avanti è stato fatto grazie alla target-therapy, cioè terapie specifiche che hanno effetto su alcuni tumori con una comune mutazione genetica. Queste terapie generalmente non curano il cancro, ma migliorano la prognosi allungando la vita dei pazienti. Un’enorme speranza è l’immunoterapia: nei malati di melanoma, ad esempio, l’immunoterapia ha mostrato una guarigione totale in molteplici casi. Purtroppo la capacità di risposta alla terapia nei pazienti è molto variabile, per cause ancora non completamente chiare, e molti pazienti non sono elegibili, limitando molto l’uso dell’immunoterapia.
Esistono popolazioni che non conoscono il cancro? Perché?
Onestamente non credo! Non riesco ad immaginare in un mondo globalizzato come il nostro che qualcuno non sia a conoscenza del cancro!
Alla luce delle sue ricerche, quali risultati si ottengono oggi con le cure? Soprattutto per quanto riguarda il cancro al seno?
Come dicevo prima il cancro al seno è tra i tumori con miglior prognosi. I motivi sono molteplici:
1/ test diagnostici su larga scala rimborsati dal sistema nazionale (mammografia) che permettono una diagnosi precoce e quindi la rimozione chirurgica.
2/ una buona comprensione della varietà genetica dei tumori al seno sia a livello familiare (mutazioni del gene BRCA1) che a livello spontaneo (mutazioni nei recettori ormonali). La caratterizzazione di questa seconda classe di mutazioni ha portato allo sviluppo di medicinali orali specifici che hanno minori effetti collaterali della chemio
3/ Uno sforzo integrato dei centri di ricerca e degli ospedali nel raccogliere biopsie, caratterizzarle e studiarle. Conoscere significa curare.
Quando ha deciso di trasferirsi in Belgio? Quali differenze ci sono a livello di ricerca con l’Italia?
Mi sono trasferita in Belgio nel 2014 dopo il mio dottorato (che ho fatto in Germania). Sono arrivata in Belgio per motivi familiari (mio marito è ricercatore in italianistica e aveva vinto una Marie Curie qui) e ci sono rimasta perché ho trovato un ambiente di lavoro stimolante. Ho avuto la fortuna di avere un capo che voleva fare della scienza innovativa e mi ha insegnato a ricercare per capire non per il diretto impatto. Sembra contr intuitivo ma in realtà le grandi scoperte che portano alle cure partono sempre da una ricerca fondamentale che vuole capire un meccanismo, una ricerca che si fa una domanda assurda e cerca di capire se sia vera o plausibile. Credo che questa libertà di cercare sia molto limitata in Italia e stia diminuendo in Europa in generale. Personalmente credo sia una politica miope e poco efficace. I centri di ricerca esistono per creare innovazione scientifica, quindi conoscenza a prescindere dalla sua diretta applicabilità; i centri di sviluppo privati e pubblici (biotech, centri di sviluppo tecnologico, case farmaceutiche) hanno come missione di sviluppare tecnologie per rendere il sapere applicabile. Pensare di mescolare le due cose è un errore e in Italia, nel pochissimo tempo in cui ci ho lavorato, questa tendenza è fortissima.
Sonia Sion (ha collaborato A.Conte)