Ogni settimana una poetessa, un poeta, un profilo, una citazione sul suo intendere il modo di costruire le parole, la sua poesia.
Bartolo Cattafi
Nasce nel 1922 a Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina. Si laurea in Giurisprudenza alla Università di Messina e trascorrerà la sua vita dal 1947 fra Milano, dove lavora come pubblicitario e la Sicilia. Figura appartata, lontano dall’Accademia, oggetto di una tardiva rivalutazione critica rappresenta poeticamente una generazione la cui giovinezza è segnata dagli orrori della seconda guerra mondiale, che lo ispirano amaramente costituendo “uno dei più acuti e mortali esami di coscienza della sua generazione” come scrive Giorgio Barberi Squarotti. Dopo aver pubblicato nel 1951 una prima raccolta di versi “Nel centro della mano” vince nel 1964 il Premio Chianciano con la raccolta L’osso, l’anima pubblicata da Mondadori. Nove anni dopo nel 1975 riceverà per la sua opera il Premio Mondello. Muore precocemente a Milano nel 1979. Le Lettere di Firenze ne hanno raccolto in volume nel 2019 Tutte le Poesie a cura di Diego Bertelli.
Loris Jacin
“Cominciò che avevo 21 anni. Forse furono le mollettiere, gli scarponi chiodati, le pieghe sui piedi mentre facevo atletica e il rancio insufficiente; forse fu il crollo nervoso, l’ospedale militare, i giri di chiave dell’infermiere-secondino, i tonfi degli epilettici che stramazzavano al suolo, i passi dei sonnambuli, gli urli dei simulatori e gli occhi di vetro dei pazzi. Forse fu colpa di tutto questo o di altro, di qualcosa che dentro non mi funzionava nel debito modo, ma appena ottenni la licenza di convalescenza e giunsi in Sicilia (era la primavera del ’43), la guerra cominciò a non esistere più per me come evento eccezionale, mostruoso. Cominciai a scrivere versi non so come, ero sempre in preda a non so quale ebbrezza, stordito da sensazioni troppo acute, troppo dolci. Le mille cose che quella snervante primavera mi proponeva erano magicamente gravide di significati, ricche di acutissime, deliziose radiazioni. Come in una seconda infanzia, cominciai a enumerare le cose amate, a compitare in versi un ingenuo inventario del mondo. Tutt’intorno lo schianto delle bombe e le raffiche degli Hurricane, degli Spitfire”.
L’agave
Abbandona la sabbia siciliana, la musica ed il miele
degli Arabi e dei Greci,
rompi i dolci legami, questo torpido
latte di radiche,
discendi in mare regina sonnolenta
verde bestia con braccia di dolore
come chi è pronto al varco; nelle grandi
città, nelle nevi, nel bosco, nel deserto
carovane camminano in eterno;
viaggia insieme all’anima
fredda dei gabbiani
assieme al cuore fecondo al pesce pregno
che arricchisce la rete più lontana
e la mano lentissima di Dio
venuta in volo da un nido di nebbia
(da Nel centro della mano)
Ossi
Ora spoglie di tutto
– vesti e carni corrotte –
sono linee e giunture
ossi liberi e lieti
in un mondo più puro.
(Da “L’osso, l’anima”)