Una nuova rubrica per ricordare le tante figure che nella nostra comunità, espressione della nostra cultura hanno dato invece alle parole senso, consistenza, colore, suono, odore
Dacia Maraini dalle colonne del Secolo XIX chiede un’azione di sensibilizzazione sull’uso delle parole cosciente dopo certi episodi recenti dell’involgarimento e dell’imbarbarimento in corso nel linguaggio di chi trova spazio, rappresentanza e influenza non solo nella cultura ma anche nel discorso politico ufficiale italiano. Gente che gioca squallidamente al ribasso e scambia il pubblico italiano per un eterno loggione. Ora questo atteggiamento è offensivo innanzi tutto verso le parole perché come ricorda Gianrico Carofiglio nel suo saggio La nuova manomissione delle parole “ ..le parole consumate, svuotate, estenuate con un uso eccessivo e inconsapevole sono rese bozzoli vuoti”. Ma svuotare le parole di senso vuole significare anche svuotare di senso una cultura e al fondo disprezzare la comunità che a questa cultura si ispira. Trattandola da plebe.
Proprio per resistere a questo involgarimento dominante, la nuova rubrica “Difendiamo le parole” su PassaParola, intende ricordare le tante figure che nella nostra comunità, espressione della nostra cultura hanno dato invece alle parole senso, consistenza, colore, suono, odore. Cominciando proprio dalla forma che meglio esprime l’essenzialità del significato delle parole: la poesia. Ricordando le figure di poeti, magari non tutti noti, ma che tutti hanno usato le voci della nostra lingua provando innanzi tutto un profondo rispetto del mondo che le aveva create e strutturate. E’ il nostro modo di opporci anche antropologicamente all’involgarimento del palcoscenico ufficiale italiano. Una resistenza che nasce dal rispetto di quello che i modi di esprimere la cultura che noi rappresentiamo ha il diritto di esigere.
LJ