La legge elettorale di un Paese è molto importante perché essa può dirci molto della qualità della democrazia di quel paese (democrazia= potere del popolo). Infatti, essa è quel provvedimento che “traduce” il voto popolare in consenso e questi in rappresentanza numerica (seggi o numero di rappresentanti)

Perché, dunque, una legge elettorale è materia complicata? Perché essa deve tenere insieme criteri politici e criteri matematici. Due materie che, nell’immaginario comune, sembra non abbiano nulla a che fare: da un lato la fluidità e l’opinabilità della narrazione politica, dall’altro la incontrovertibile certezza dei numeri e delle formule.

In altre parole, la parte “politica” è quella legata al tipo di consenso espresso dai votanti. Quella “matematica” a come tradurre, in numeri reali, e cioè rappresentanti, quel consenso, nel rispetto dei principi della democrazia rappresentativa.

Senza la pretesa di sembrare troppo “dotti” in materia, diciamo che, nelle democrazie mature, vi sono due grandi famiglie di leggi elettorali: quelle di tipo proporzionale e quelle di tipo maggioritario (che, a loto volta, si declinano in modi diversi: ad esempio, uninominale secco e semi-proporzionale con doppio turno).

Le prime si prefiggono lo scopo di dare una rappresentanza reale, o proporzionale, al consenso espresso. Le seconde si prefiggono lo scopo delle prime ma “premiando” con una quota maggiore di rappresentanza le forze politiche, o le alleanze, più performanti in termini di consenso.

Ovviamente, ciascuna delle due famiglie, può essere “contaminata”. Anzi, spessissimo è così. E cioè una legge elettorale può essere in parte proporzionale  in parte maggioritaria.

E’ il caso, ad esempio, dell’attuale legge elettorale italiana, denominata comunemente “Rosatellum”, che prevede una quota di rappresentanti eletta con sistema proporzionale, i due terzi, ed un’altra con sistema maggioritario a turno unico, il restante terzo.

Ma come votano gli italiani residenti all’Estero? Per “Estero” si intende quella che viene chiamata “Circoscrizione Estero” e che riguarda l’intero globo terrestre ad esclusione dell’Italia.

Gli italiani residenti all’estero hanno diritto di voto e possono eleggere una quota di parlamentari alla Camera e al Senato grazie alla legge n. 459 approvata il 27 dicembre 2001.

Gli italiani residenti all’estero votarono per la prima volta ai referendum abrogativi del 2003 e, per le elezioni politiche, a quelle dell’aprile 2006.

La legge, nel corso degli anni, ha subito alcune correzioni e modifiche. Quella più importante è data dalla riduzione del numero di rappresentanti, passati da 18 (12 Deputati e 6 Senatori) agli attuali 12 (8 Deputati e 4 Senatori) a seguito del referendum sulla riduzione del numero complessivo dei parlamentari tenutosi nel settembre 2020.

Ma come funziona la legge elettorale per il voto all’estero? Come si vota e come vengono eletti i rappresentanti della Circoscrizione Estero che, a sua volta, è suddivisa nelle quattro ripartizioni di Europa, America Meridionale, Centroamerica-America Settentrionale e Asia-Africa-Oceania?

Diciamo subito che, in riferimento alle due grandi famiglie di leggi elettorali citate prima, la legge elettorale per la Circoscrizione Estero è di tipo proporzionale. E cioè, in linea di principio: un partito o una lista eleggerà un numero di deputati e di senatori che rispecchia il reale peso del consenso ottenuto. Se prendi il 6% di voti, avrai il 6 % dei seggi.

Tuttavia, all’atto del computo dei voti, le cose non sono così semplici (è la parte matematica a cui accennavo sopra).  Per rendersene conto bisogna andare a leggere gli articoli 15 e 16 della già citata legge 459 del 27.12.2001.

Proviamo a spiegarlo nel modo più semplice possibile.

L’Ufficio Centrale per la Circoscrizione Estero, quello preposto ad effettuare lo spoglio delle schede elettorali pervenute dal mondo intero a Castenuovo di Porto, vicino a Roma, conta anzitutto i voti di ogni lista, ritenuti validi e nell’ambito di ciascuna delle quattro Ripartizioni. Si tratta della prima conta semplicemente numerica: quella lista ha preso quel numero di voti in quella Ripartizione, quell’altra lista quell’altro numero di voti e via dicendo.

Successivamente conta i voti di preferenza dei candidati, sempre per Ripartizioni. Anche qui, si tratta di una semplice conta delle preferenze individuali ottenute.

Dopodiché, viene fatta un’operazione matematica che ha lo scopo di garantire la proporzionalità della rappresentanza e la neutralità del conteggio. E cioè: l’Ufficio fa la somma dei risultati elettorali delle liste e divide il risultato per il numero di seggi, alla Camera e poi al Senato, attribuiti alla Ripartizione (ad esempio, per la Ripartizione Europa: 3 seggi alla Camera e 1 al Senato).

Il risultato ottenuto viene chiamato “quoziente elettorale della Ripartizione”. Infine, vengono presi i voti di ogni lista e divisi a loro volta per questo quoziente elettorale. La parte intera del risultato finale rappresenta il numero di seggi da assegnare a ciascuna lista nella Ripartizione.

Atto finale: l’Ufficio proclama eletti, e cioè futuri Parlamentari, in corrispondenza dei seggi  attribuiti a ciascuna lista, i candidati della  lista  stessa  secondo  l’ordine delle preferenze ottenute.

Dicevamo all’inizio che una legge elettorale è, nel medesimo tempo, questione politica ma anche matematica. E la matematica, come si sa, per molti, a cominciare dal sottoscritto, è spesso materia ostica.

Tuttavia, possiamo garantire che il conteggio e l’attribuzione dei voti nella legge elettorale della Circoscrizione Estero è di gran lunga più semplice di quello contenuto nel Rosatellum in vigore in Italia.

Possiamo riassumere così i punti principali che caratterizzano il voto degli italiani all’estero:

  • La Circoscrizione Estero è suddivisa in 4 Ripartizioni: Europa (comprendente Turchia, Russia e Cipro), America Meridionale, America Centrale-Settentrionale e Africa- Oceania- Asia- Antartide;
  • Si votano n. 12 Parlamentari nell’intera Circoscrizione Estero: 8 Deputati e 4 Senatori;
  • Ogni Ripartizione avrà, sempre in quota proporzionale ai voti, almeno un seggio per la Camera ed uno per il Senato. I seggi rimanenti vengono attribuiti in base al numero degli iscritti AIRE al 31.12.21. (n. 5.806.068).
  • La distribuzione finale dei seggi per Ripartizione sarà, dunque, la seguente:
    • 3 alla Camera e 1 al Senato per l’Europa;
    • 2 alla Camera e 1 al Senato per l’America Meridionale
    • 2 alla Camera e 1 al Senato per l’America Centrale-Settentrionale
    • 1 alla Camera e 1 al Senato per Africa-Oceania-Asia-Antartide
  • Gli elettori ricevono dal Consolato di appartenenza due schede: una per la Camera ed una per il Senato;
  • Sia per la Camera che per il Senato, nella Ripartizione Europa, l’elettore potrà esprimere il voto barrando il simbolo prescelto e, se lo desidera, esprimendo sino a due preferenze per la prima ed una per il secondo;
  • Come già detto, le liste e i candidati otterranno la rappresentanza in modo proporzionale ai voti ottenuti secondo le modalità indicate agli articoli 15 e 16 della legge che ha istituito il voto per gli italiani residenti all’estero (n. 459 del 27.12.2001).

In buona sostanza, la differenza tra la legge elettorale per l’Italia, il Rosatellum, e quella per la Circoscrizione Estero è che il primo mescola il voto maggioritario (uninominale) con quello proporzionale mentre la legge elettorale per l’estero è puramente proporzionale.

In conclusione, una cosa importante di cui tenere conto.

Se è vero che un Parlamentare è tale con tutte le prerogative istituzionali a prescindere da dove venga eletto, Estero compreso, i voti espressi nella Circoscrizione Estero non concorrono alla somma di quelli espressi in Italia affinché un Partito o una coalizione raggiungano il quorum per l’accesso al Parlamento.

In altre parole, quando si forma un Governo e questi deve ottenere la maggioranza alla Camera e al Senato, il parlamentare eletto all’estero conta quanto un parlamentare eletto in Italia, ma i voti del suo partito preso all’estero non si sommano a quelli presi in Italia per raggiungere il quorum ed accedere al Parlamento se in Italia il suo partito non arriva al 2% in coalizione e al 3% da solo (secondo gli sbarramenti stabiliti dalla legge n. 165 del 03.11.2017 detta Rosatellum).

Insomma, gli 8 Deputati e i 4 Senatori eletti all’estero possono decidere o non decidere di sostenere un Governo ed essere conteggiati con le medesime prerogative costituzionali di un parlamentare eletto in Italia e con lo stesso peso, ma i voti espressi dai cittadini italiani residenti all’estero non valgono quanto quelli di un cittadino residente in Italia, poiché quelli del primo non fanno quorum e quelli del secondo sì.

Il tutto per effetto della pessima e già citata legge elettorale detta Rosatellum che discrimina i cittadini (e non i parlamentari) sulla base della residenza, tanto che a un residente in Italia consente di candidarsi nella Circoscrizione estero e a un residente all’estero non consente di candidarsi in Italia.

Non proprio una bella cosa.

Roberto Serra

Fonti:

www.normattiva.it; www.esteri.it; www.cgieonline.it

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